MONDO

La lettera degli organizzatori della “March for Freedom” dal carcere di Saharonim

Traduzione italiana a cura di DINAMOpress

All’opinione pubblica israeliana, ai gruppi per i diritti umani e alla stampa. Questo è un appello per tutti coloro che credono nell’umanità. Chiediamo il riconoscimento dei nostri diritti di rifugiati. Chiediamo la fine delle sofferenze dei profughi sudanesi nelle prigioni di Israele.

Siamo profughi sudanesi, detenuti nelle prigioni di Israele. Siamo scappati dal nostro paese. Le nostre vite sono in pericolo a causa del terrore inflitto dal governo sudanese. Abbiamo sofferto per la piaga della guerra che sta infuriando in Darfur, sulle montagne Nuba e lungo il Nilo Blu.

Il mondo intero è consapevole dello scopo del disastro umanitario in Sudan: omicidi, stupri, genocidio, pulizia etnica, saccheggi, così come la persecuzione sistematica sostenuta dal governo dei gruppi etnici africani. Il mondo conosce anche la persecuzione, il terrore e il massacro dei dissidenti e degli attivisti politici che appartengono a quei gruppi etnici perpetrato dalle forze di sicurezza sudanesi.

Noi, i profughi sudanesi, siamo scappati in Israele perché credevamo fortemente che la democrazia israeliana, che rispetta i diritti umani, ci avrebbe protetto e riconosciuto come rifugiati finché le circostanze da cui siamo scappati saranno cambiate e risolte.

Noi, i profughi sudanesi, siamo scappati in Israele per chiedere protezione e asilo, ma il governo di Israele non ci accetta come rifugiati. Invece, ci ha tenuto in detenzione da giugno 2012 a oggi 5 gennaio 2014.

Ci hanno permesso di presentare le nostre richieste di asilo solo 9 mesi dopo il nostro arresto. Comunque, fino a oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta o decisione riguardo la nostra richiesta.

La Suprema Corte Israeliana ha deciso di rilasciare tutti i detenuti delle prigioni di Kziot e Saharonim con la sentenza del 16 settembre 2013, ma il governo non ha rispettato questa sentenza. Invece, il 13 dicembre 2013 ci ha mandato nella prigione di Holot, definendoci “infiltrati” invece che rifugiati.

Domenica 14 dicembre 2013, abbiamo iniziato a marciare dalla prigione di Holot a Beersheba, e da là a Gerusalemme, per protestare contro la decisione del governo di impedire il nostro rilascio. Durante la manifestazione davanti al parlamento, siamo stati arrestati violentemente di fronte alle telecamere e agli occhi degli attivisti per i diritti umani. In seguito, siamo stati trasferiti nuovamente nella prigione di Holot.

Noi, i profughi sudanesi detenuti nel carcere di Saharonim, siamo in sciopero della fame da quando non abbiamo ricevuto nessuna risposta dal governo rispetto alle nostre richieste di asilo. Dobbiamo continuare lo sciopero della fame fino a quando le nostre richieste di asilo saranno approvate o fino a quando moriremo di fame. Non c’è alcun senso in una vita senza libertà.

Chiediamo:

1. Il nostro rilascio dalla prigione e di essere trattati come rifugiati secondo il diritto internazionale e la Convenzione di Ginevra riguardante lo status di rifugiati (CRSR)

2. Se il governo di Israele non può proteggerci e trattarci come esseri umani e rifugiati in Israele, ci deve trasferire in un gruppo internazionale per i diritti umani dei rifugiati che riesca trovare uno Stato che può farlo.

Adesso non possiamo tornare nel nostro paese e non possiamo trascorrere le nostre vite come rifugiati sfollati in prigione.