Il Teorema Messaggero

Caltagirone e Alemanno provano a criminalizzare i movimenti.

In Italia e in particolare a Roma stanno per tornare “gli anni ’70” e il “terrorismo”, non ve ne siete accorti? Evidentemente non leggete il Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone, né prestate particolare attenzione alle dichiarazioni del Sindaco Alemanno.

Facciamo un passo indietro. Nonostante i media non se ne siano occupati più di tanto e la “politica” sia intenta solo a parlare di candidature, alleanze e primarie, a Roma lo scorso sabato è accaduto un fatto importante: 3000 persone si sono organizzate con i movimenti di lotta per la casa e hanno occupato 10 palazzi sfitti pubblici e privati, con loro anche collettivi di giovani e studenti.

La cosa non è però di certo passata inosservata a Caltagirone e ai signori del mattone. Non solo perché alcuni palazzi occupati sono i loro, ma perché l’offensiva dei movimenti rischia di mettere in crisi un modello ormai andato da tempo in corto circuito, quello che voleva la crescita economica della città basata sull’espandersi all’infinito dello spazio urbano grazie alla speculazione privata, garantita dal legislatore pubblico.

Il Messaggero, il “quotidiano di Roma”, di proprietà proprio di Caltagirone, è dal giorno dopo l’ondata di occupazioni che sta costruendo un vero e proprio teorema, attorno all’azione di massa dei movimenti, una campagna stampa che si augura di preparare il terreno a più incisive azioni giudiziarie. Il primo ad invitare lo Stato a tenere la guardia alta è Achille Serra, ex Prefetto di Roma ed ex senatore Pd, passato nell’ultimo scorcio di legislatura all’Udc. Per Serra la situazione di crisi economica e il malessere sociale, proprio come negli anni ’70, se sottovalutato dalle istituzioni, rischia di essere “captato da organizzazioni più estremistiche che cercano di convogliarlo a loro piacimento” che usano “la rabbia della gente normale che viene utilizzata per scopi illegali”. Da autorganizzarsi per soddisfare un bisogno al terrorismo il passo è breve secondo l’ex Prefetto. A scendere in campo su il Messaggero è anche l’ex pm Marini, in prima fila nei maxi processi contro le Br, che parla della “stessa sottovalutazione che si fece nei primi anni settanta”, e chiama in causa insieme agli occupanti di casa gli anarcoinsurrezionalisti, secondo un canovaccio ormai consumato.

Ogni volta che nel nostro paese si apre una lotta importante e radicale, che rischia di essere egemone nella società, ecco che si ritira in ballo il teorema del terrorismo e della lotta armata. E’ successo con il ciclo no global, con le ondate studentesche degli ultimi anni, con i No Tav. La “fuga in avanti” immaginata da alcuni non è mai arrivata, il tentativo di stigmatizzare e isolare il conflitto sociale si.

Dulcis in fundo questa mattina tocca al Prefetto Alfredo Pecoraro essere intervistato. Pecoraro, oltre ad augurarsi una “soluzione politica” grazie all’intervento della Regione Lazio, annuncia l’intenzione “di stoppare il fenomeno”, e, cosa più grave parla di “un ambito di criminalità più o meno organizzata”. Ecco, magari le occupazioni non sono le incubatrici del terrorismo, ma si tratta di fenomeni assimilabili alla criminalità organizzata, non certo espressione di un conflitto sociale che chiede risposte e dialogo alle istituzioni. Anche questo teorema era già stato usato per attaccare i movimenti di lotta per la casa, quando dodici attivisti di Action erano stati accusati di “associazione a delinquere”. Com’è finita? Assoluzione piena.

Anche il Sindaco Alemanno, impegnato in una campagna elettorale in cui si gioca il tutto per tutto per non scomparire dalla scena politica, se ne è accorto. Così, mentre negli ultimi due giorni di mandato prova ad approvare le delibere che farebbero piovere su Roma nuovi milioni di metri cubi di cemento sulla città, chiede in una lettera a Prefetto e Questore di ristabilire la legalità e di arginare il fenomeno delle occupazioni abusive. Di legalità parla lo stesso Sindaco che va a caccia di prostitute in motocicletta, ma che ogni giorno (da tre anni ormai) continua ad essere coinvolto nelle inchieste che hanno disegnato un sistema di potere, clientela e corruzione cresciuto all’ombra del Campidoglio.

Sarebbe poi interessante vedere Alemanno, o in alternativa qualche assessore della sua giunta, o qualche giornalista de il Messaggero, recarsi in questi palazzi, ascoltare le storie degli occupanti, vedere con i loro occhi un’assemblea, rendersi conto della solidarietà che ricevono i nuovi arrivati nei quartieri dove vengono occupati i palazzi abbandonati, osservare i processi di partecipazione che fioriscono in poche ore davanti ai cancelli e ai portoni.

Né Alemanno, né il Messaggero si sono curati invece neanche di riportare o di rispondere alla proposta dei movimenti che è semplice e realistica: non si costruisca più un metro cubo di cemento, le case private rimaste invendute siano acquistate a prezzo di costruzione dagli enti locali per rispondere al dramma dell’emergenza abitativa, e il patrimonio pubblico in dismissione (leggi “svenduto”) diventi occasione di sviluppo di spazi comuni, servizi e sviluppo nei territori.

All’azione dei movimenti però non è arrivata neanche una risposta chiara da chi si candida a battere Alemanno, prima e dopo le primarie. Non una parola di Ignazio Marino, che dovrebbe invece pronunciarsi sulla richiesta di sgomberi e sul disegno futuro della città, così come dovrebbe fare il MoVimento 5 Stelle.