EUROPA

Il collasso della democrazia polacca

Anche se la crisi parlamentare polacca non è ancora finita in tragedia, la situazione è disperata

Abbiamo tradotto questo articolo, pubblicato sul sito di Political Critique domenica 18 dicembre, in seguito alle proteste dentro e fuori il parlamento del venerdì 16 dicembre. Lunedì 19 dicembre, il Presidente della Repubblica, Andrezej Duda, ha dichiarato che la legge sulla restrizione dell’accesso dei mezzi di informazione al Parlamento non verrà portato avanti, ma una nuova proposta verrà presentata al ritorno dalle feste. In ogni caso l’occupazione dell’aula del Parlamento da parte dei partiti di opposizione non si è conclusa, infatti questi dichiarano di voler continuare fino a quando non verrà rivotato il budget per il 2017, approvato a porte chiuse il 16 dicembre, a seguito delle proteste. Questo è l’ennesimo attacco alla democrazia nelle sue regole fondamentali, oltre che sostanziali, dopo la tentata riforma alla Corte Costituzionale e la tentata proposta per vietare praticamente in qualsiasi caso l’aborto.

La Polonia ha attraversato un fine settimana drammatico. Ancora una volta, migliaia di persone sono scese nelle strade di tutto il paese, dopo un turbolento venerdì notte nel Parlamento (16 dicembre N.d.R.). Da quando ha preso il potere nel mese di ottobre dello scorso anno, Legge e Giustizia (PiS)(1) sta sistematicamente distruggendo il sistema di pesi e contrappesi necessari ad uno Stato democratico. Dopo aver paralizzato la Corte Costituzionale, dopo le recenti misure repressive destinate alle ONG e al diritto di assemblea, il PiS ha compiuto un altro passo in avanti verso lo smantellamento della democrazia attaccando, la settimana scorsa, la libertà dei mezzi di informazione.

Dal primo gennaio, solo i giornalisti che rappresentano i mezzi di informazione scelti tra un gruppo ristretto avranno accesso al Parlamento. Che il PiS stia ovviamente cercando di disfarsi della trasparenza rimasta è già abbastanza angosciante di per sé. Ma gli eventi di venerdì sono sfociati in un attacco diretto all’ultimo baluardo dell’istituzione democratica – l’opposizione parlamentare – nel momento in cui il partito di governo ha spostato il voto parlamentare in un’altra stanza senza la presenza dei deputati dell’opposizione. Così, la Polonia sta attraversando una profonda crisi del parlamentarismo stesso.

L’essenza del parlamentarismo è sotto attacco

Per tutto il fine settimana, manifestazioni hanno avuto luogo di fronte al palazzo del Parlamento e del palazzo presidenziale. Le proteste sono state inizialmente organizzate dal ‘Comitato per la Difesa della Democrazia’ (KOD)(2) e l’iniziativa dei ‘cittadini della Repubblica di Polonia’ (RP)(3), raggiunti, in seguito, dai partiti di opposizione, il partito di sinistra Razem(4), i liberali e la sinistra post-comunista non presenti in parlamento. L’atmosfera era carica di tensione – soprattutto dopo che il governo aveva organizzato una propria manifestazione la domenica pomeriggio precedente, dove l’opposizione era stata indicata come gli “ex comunisti”, mentre i politici del PIS esaltavano i presenti come “la vera società civile”. In ogni caso, da quando il PiS è al potere, questa è la prima volta che ha sentito la necessità di mobilitare i propri sostenitori a scendere in piazza per sostenere la politica del proprio governo: è ovvio che Jarosław Kaczyński (il presidente del PiS N.d.R) teme una minaccia reale. Tuttavia, il PiS non è riuscito a racimolare una folla maggiore di quella dell’opposizione.

Nel frattempo, i deputati dell’opposizione continuano a occupare la sala riunioni principale, dove la luce e il riscaldamento sono stati spenti durante la notte, risoluti nel durare fino alla prossima riunione del Parlamento, che sarebbe dovuta tenersi il martedì seguente (l’occupazione è ancora in corso N.d.R.). Apparentemente, tutto questo sta avvenendo per una limitazione a danno dell’informazione – ma che molto probabilmente è stata la scintilla in una situazione esplosiva in cui ogni ulteriore misura anti-democratica presa dal governo avrebbe istigato una protesta da parte dei cittadini.

Tutto è iniziato nel pomeriggio di venerdì, quando il deputato Michał Szczerba di Piattaforma Civica (PO)(5), ha preso il suo posto dietro al leggio dove parlare al Parlamento con un cartello in cui c’era scritto “Free Media”. Il Questore del Parlamento, Marek Kuchciński (PiS), lo ha richiamato due volte e alla fine lo ha espulso dalla sessione. Questo ha fatto infuriare l’opposizione – PO e il partito Moderno(6) – che ha proceduto a bloccare qualsiasi accesso al leggio e, in seguito, all’intera area anteriore del Parlamento, chiedendo il ritorno di Szcerba alla riunione. Mentre l’opposizione intonava slogan su media e democrazia, i parlamentari del PiS hanno ribattuto con rime anti-comuniste: “tutta la Polonia oggi vede / siete comunisti e ladri”.

La loro scelta nelle rime era almeno lateralmente rilevante, visto che la protesta dell’opposizione ha bloccato anche il seguente punto all’ordine del giorno: l’abbassamento delle pensioni per gli ex membri dei servizi segreti comunisti. Alla fine, il blocco ha costretto i parlamentari del PiS a lasciare la sala riunioni; una volta fuori, hanno passato il tempo cantando cori.

Il divertimento è finito quando il Questore del Parlamento ha annunciato che la sessione sarebbe stata spostata in un’altra stanza, informando l’opposizione usando solo gli schermi video. Poi i deputati del PiS e dell’estrema destra Kuzik’15(7) presumibilmente – senza media presenti è impossibile dire cosa sia realmente accaduto nella stanza – hanno preso parte alla votazione su pensioni e bilancio. La validità delle decisioni prese in questo modo è stata immediatamente contestata sia da avvocati che da politici dell’opposizione. In un paese in cui la democrazia è funzionante, l’intera questione sarebbe stata presa in carico dalla Corte Costituzionale; ahimè, quella polacca è stato effettivamente paralizzata dalla fine dello scorso anno, grazie all’ingerenza del PiS.

Anti-comunisti che usano metodi comunisti

Una dopo l’altra, le istituzioni a cui si può fare appello per chiedere giustizia stanno scomparendo senza lasciare traccia. La Corte Costituzionale è sotto controllo del PiS, e il lavoro dei mezzi di informazione, che normalmente dovrebbero informare sulle misure del governo per mantenerlo responsabile, è appena diventato bel po’ più complicato. I mezzi di informazione pubblici sono diventati i media di stato molto tempo fa: mentre le proteste di massa esplodevano di fronte al Parlamento, la televisione “pubblica”, ha riferito di un “tentativo di destabilizzare lo stato”. La pagina web di questa televisione si è spinta anche oltre: a suo parere l’opposizione sta conducendo una “guerra ibrida” contro la Polonia.

In Polonia i mezzi di informazione divenuti ‘di stato’ sono un perfetto esempio del modo in cui i militanti anti-comunisti abbiano interiorizzato gli stessi metodi a cui si dovrebbero apparentemente opporre: il linguaggio in questi media ha raggiunto un livello talmente ideologico, che le notizie differiscono di pochissimo da quelle lette e sentite prima del 1989. La nuova regola che limita l’accesso dei giornalisti al Parlamento getterà un’ombra anche maggiore sulle misure del governo. Ironia della sorte, venerdì, un buon numero di media aveva deciso di protestare non pubblicando foto di politici – ma l’idea è stata abbandonata rapidamente dopo gli sviluppi inaspettati sia in Parlamento che al di fuori di esso.

Venerdì notte, folle inferocite hanno iniziato a riunirsi davanti al palazzo per bloccarne l’ingresso. Diverse risse con la polizia hanno avuto luogo, anche se la notizia dell’uso di gas lacrimogeno si è rivelata un falso allarme. Alla fine, alle due del mattino un corridoio polizia ha permesso a Jarosław Kaczyński e al Primo Ministro Beata Szydło di fuggire in una macchina scortata dalla polizia; permettendo all’opposizione di segnare una vittoria simbolica significativa, da quando Kaczyński ha iniziato l’assalto alle istituzioni democratiche nel nome del “buon cambiamento” che il PiS continua a promettere ai suoi elettori. Le proteste sono continuate per tutto il fine settimana e si sono propagate in diverse altre città. A Cracovia, manifestanti arrabbiati hanno bloccato la strada della macchina di Kaczyński per la sua visita mensile alla tomba di suo fratello e della moglie (morti in un incidente aereo a Smolensk nel maggio 2008) nel castello di Wawel.

Gli attuali sviluppi sono stati gravi abbastanza per riuscire a far riunire l’opposizione – rappresentanti dell’opposizione parlamentare e non parlamentare, liberali e sinistroidi ora hanno tutti realizzato che non è il momento per perseguire i propri obiettivi e costruire i propri programmi politici nelle proteste anti-governative: se vogliono ottenere dei risultati hanno bisogno di lavorare insieme. Del resto c’è già il precedente dello scorso ottobre della protesta in Nero contro la legge anti-aborto che è riuscita a creare una pressione sufficiente sul governo per fargli ritirare la proposta di legge – proprio perché l’opposizione è riuscita a superare le proprie differenze.

Ciò pone un rischio considerevole per i partiti che di solito sono stati riluttanti a lavorare con l’opposizione liberale mainstream, come il partito progressista Razem. C’è la possibilità concreta che vengano inghiottiti da un movimento di opposizione interamente costruito contro il PiS. E per loro affermare un programma di sinistra in un tale contesto sarebbe estremamente difficile. Ma in questo momento anche loro non hanno altra scelta che lottare per preservare almeno un livello minimo di democrazia. Pesi e contrappesi democratici non sono già saltati, ma Kaczynski non è riuscito a fermare la forza della mobilitazione di massa. Così il dramma continua, per fortuna senza un finale tragico. Almeno per ora.

Note:

1) Prawo i Sprawiedliwość (Legge e Giustizia – PiS) è un partito di destra, nazionalista, cristiano-conservatore, che ha vinto le elezioni nell’ottobre del 2015 con la maggioranza del 37% ha ottenuto 235 seggi del Parlamento su 460. (N.d.R.)

2) Komitet Obrony Democracji (Comitato per la Difesa della Democrazia – KOD), è nato in seguito alle nomine che hanno di fatto bloccato la Corte Costituzionale. Si definisce un movimento di protesta civile che ha convocato diverse manifestazione in difesa della democrazia. Il suo leader Mateusz Kijowski, informatico di professione ha sempre dichiarato di non voler fondare un partito.

3) Obywatele (l’Iniziativa dei cittadini della Repubblica di Polonia – RP) iniziativa nata contro le violazioni dei principi costituzionali fondamentali della democrazia.

4) Razem è il partito della sinistra radicale nato a maggio del 2015, nelle elezioni parlamentari ha preso il 3,6% non superando la soglia di sbarramento al 5%. È stato attivo in tutte le ultime manifestazioni, tra cui quelle contro la legge sull’aborto.

5)Platforma Obywatelska (Piattaforma Civica – PO) è il partito di centro di ispirazione neoliberista, parte dei popolari europei, è stato al governo dal 2007 al 2015.

6) Nowoczesna (Partito Moderno) è il partito liberale che ha preso il 7,6% alle elezioni del 2015.

7) Kuzik’15 è un partito di estrema destra che nelle elezioni parlamentari del 2015 è riuscito ad ottenere 42 seggi in Parlamento.

*Articolo pubblicato sul sito Political Critique

Traduzione a cura di DINAMOpress