ROMA

Costruiamo un punto di vista dal basso e da sinistra contro le mafie a Roma

Un’analisi e una proposta per costruire un punto di vista e pratiche contro le mafie a Roma a partire dai territori e dai conflitti che animiamo.

Abbiamo bisogno di costruire un punto di vista su e contro le mafie a Roma dal basso e da sinistra. Ce lo impone il contesto sociale e materiale che come attivisti di realtà sociali e di base affrontiamo quotidianamente. Il peso delle dinamiche criminali e dell’economia illegale è cresciuta di pari passo con la crisi economica, l’abbandono scolastico e la disoccupazione lungo questi dieci anni.

Perché parliamo di fenomeni mafiosi? Non solo perché nella nostra città si sentono gli investimenti e il radicamento diretto delle mafie classicamente intese, ma soprattutto perché abbiamo assistito all’emergere di un nuovo potere criminale che accumula denaro e potere in alcune zone della città controllando lo spaccio al dettaglio organizzato in modo piramidale. Famiglie e gruppi riconosciuti e riconoscibili nei territori.

Certo, non parliamo del potere e soprattutto della capacità economica dei grandi clan che agiscono ormai sul piano transnazionale, ma in ogni caso di un meccanismo economico e sociale riconosciuto, che coinvolge migliaia di persone, che determina la vita di interi quadranti della città.

Di economia criminale connessa allo spaccio di stupefacenti ‘campano’ in tanti nei nostri quartieri. Pusher e vedette messi a stipendio, corrieri e insospettabili incaricati di nascondere la merce. Una dinamica che coinvolge spesso ragazzi giovanissimi, e che vediamo come ha imbarbarito la vita sociale nei nostri quartieri, portando a un aumento della violenza (e del numero di armi in circolazione), a diffusi atteggiamenti di sopraffazione e prevaricazione.

La parola ‘antimafia’, per chi come noi ha nel proprio Dna l’antagonismo allo Stato e alla sua legalità, con il peso della retorica istituzionale, è senza dubbio di difficile digeribilità. Eppure per affrontare la realtà dove agiamo ogni giorno, abbiamo bisogno di pratiche, discorsi e parole nuove. È possibile un’antimafia che metta al primo posto più welfare, più scuola e più solidarietà, invece che più polizia e repressione? Possiamo costruire un discorso che prenda una distanza netta da quella che è solo una forma di capitalismo arcaico e modernissmo assieme, ma capace di presentarsi anche sotto forme di ribellismo sociale, senza essere alieni al tessuto sociale dove esso prolifera?

Crediamo sia ora di farci queste e altre domande con gli altri che vorranno interrogarsi con noi. Trovare risposte vuol dire prima di tutto conoscere, costruire un’analisi adeguata, che poi possa tradursi in pratiche concrete. Crediamo anche che alcune di queste pratiche fanno parte già della nostra cassetta degli attrezzi, come ad esempio l’antiproibizionismo, che può essere una formidabile arma se aggiornati in termini sociali e non solo vivendolo come rivendicazioni di costumi e consumo alternativi e consapevoli.

Un primo momento di confronto e formazione si terrà il 30 novembre al Csa Astra di via Capraia 19 con l’associazione Da Sud alle 18.30.