ROMA

Da dove salta fuori Stefano Esposito?

L’Assessore ai Trasporti della giunta Marino arriva dal Piemonte, di lui a Roma si sa poco o nulla. Tra un attacco ai sindacati e uno ai NO TAV si è conquistato la scena mediatica. Ma quali sono le sue origini politiche?

Stefano Esposito è ormai dovunque, appare sui giornali più del contestatissimo (e quasi dimissionario?) sindaco Marino. Assessore ai trasporti, ha preso il posto di Guido Improta dopo che lo scandalo Mafia Capitale ha travolto il consiglio comunale e la giunta romana. Esposito è noto alle cronache per essere un soggetto che ama stare sulle pagine dei giornali, fare un uso spregiudicato dei social network e utilizzare linguaggi «non convenzionali». La scorsa settimana ha attaccato lo sciopero romano del trasporto pubblico definendo l’Usb – unico sindacato a non ritirare lo sciopero – «una sigla sindacale che sembra un partitino extraparlamentare».

Ma chi è Stefano Esposito? Il senatore democratico noto per le sue posizioni pro-TAV – ma a questo ci arriviamo dopo – è nato a Moncalieri nel 1969. Della sua militanza politica giovanile ci sono poche tracce in rete, ma l’archivio storico della Stampa ci aiuta a fare chiarezza. Siamo nel 1990, è l’anno della Pantera, Stefano Esposito è segretario della Lega studenti medi (organizzazione legata ai giovani pciisti della Fgci) e interviene a più riprese sul quotidiano torinese. Nel gennaio del 1990, durante un’assemblea di un migliaio di studenti al teatro Colosseo, invita i docenti delle scuole a «non dare il 7 in condotta agli studenti più attivi nelle contestazioni».

Alcuni mesi dopo lo ritroviamo incatenato ai termosifoni del Comune di Torino per protestare contro l’aumento degli abbonamenti al trasporto pubblico per gli studenti.

Gli anni passano, Esposito si iscrive all’Università di Torino e nel 1994 appare di nuovo sulle pagine de La Stampa. Il 12 ottobre, in occasione degli scontri tra militanti neofascisti del Fuan e studenti universitari in mobilitazione, costati a questi ultimi 43 denunce, dichiara che le forze dell’ordine schierate nell’ateneo «sembravano gli angeli custodi del Fuan». Il giorno dopo appare con tanto di foto nella cronaca di Torino, pagina 38, in difesa del concerto organizzato dagli studenti a Palazzo Nuovo per sostenere la mobilitazione: «Per Stefano Esposito, lo studente che sette giorni fa ha lanciato l’idea della kermesse musicale ‘domani sera deve essere l’occasione per dimostrare che i ‘soggetti provocatori’, gli studenti che si dice abbiano organizzato gli scontri di martedì, sono in grado di organizzare serenamente un’iniziativa con 2-3000 studenti’».

Consultando la voce a lui dedicata su Wikipedia di tutto questo non c’è traccia. È come se ad un certo punto fosse intervenuta una mutazione antropologica, o un rimosso psichico, per cui l’attività politica di Stefano Esposito comincia ufficialmente nel 2004, quando viene eletto al consiglio provinciale di Torino nelle fila dei Democratici di Sinistra. In questi dieci anni di vuoto non sappiamo cosa sia accaduto, tranne che dal 2002 al 2004 è stato amministratore delegato di Trm (la società che all’epoca gestiva la realizzazione del termovalorizzatore di Torino). Sappiamo invece cosa accade negli anni successivi.

Esposito prima sostiene Walter Veltroni e l’esperienza di «Sinistra Per», poi passa con Pierluigi Bersani e alle primarie ne sostiene la candidatura a segretario del Pd. Negli anni successivi si schiera con Gianni Cuperlo ma alla fine rientra nei ranghi dei renziani.

Il continuo navigare tra le correnti non impedisce al futuro assessore di venire folgorato sulla via di Damasco e di schierarsi apertamente a favore della Tav. Il sostegno alla Torino-Lione è così convinto da spingerlo a scrivere il libro «Tav Sì», assieme a Paolo Foietta. Quest’ultimo particolarmente noto in Val di Susa per l’affidabilità dei dati che cita in occasione delle presentazioni del suo libro, per essersi lasciato scappare uno schiaffo alla fine di un dibattito sull’alta velocità e per essere sposato con Magda Zanoni su cui trovate qualche notizia qui.

Proprio sulla questione della Tav Esposito costruisce il suo nuovo capitale d’immagine, interviene a sostegno dell’opera, attacca il movimento No Tav e, quando è oggetto di polemiche, recita la parte della vittima. Ad esempio, nel luglio 2013 una manifestante arrestata dalla polizia durante gli scontri del 20 luglio denuncia: «Ho ricevuto una manganellata in faccia, mi hanno toccata nelle parti intime e mi hanno insultata». La risposta non si fa attendere, equilibrata e puntuale.

O come quando tre molotov vengono ritrovate davanti la sua abitazione nel gennaio 2014 con annessa lettera di minacce. Esposito dichiara di «stare riflettendo sul lasciare la politica» e accusa (ebbene sì) la cantante Fiorella Mannoia di essere la «mandante morale» dell’intimidazione. Certi dubbi sull’autenticità del ritrovamento restano ancora oggi.

Torniamo ora all’inizio della vicenda. Vuoi per l’esposizione pro-Tav, vuoi per essere stato l’artefice del Super Canguro in materia di legge elettorale, Esposito ottiene la nomina ad assessore ai Trasporti del Comune di Roma (mantenendo anche il seggio a Palazzo Madama). Anche qui riesce a conquistarsi subito il favore dei romani dichiarando di aver gridato spesso «Roma Merda» quando partecipava da ultrà alle trasferte della Juventus, concedendosi anche qualche rissa nelle curve. Salvo poi esprimersi, a distanza di un giorno, a favore di un maggiore controllo negli stadi, perché nelle curve, a suo dire, «c’è di tutto». A Roma, si sa, non ci facciamo mancare niente.