Road to dignity. Il futuro è passato dall’Europa

Il 14N è già entrato nella storia come il primo grande sciopero europeo. E indietro non si torna. Sabato 24 ancora in piazza per tenere aperta la nostra agorà.


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Il #14N è già entrato nella storia come il primo grande sciopero europeo. Una proliferazione diffusa di blocchi stradali, manifestazioni, picchetti e assedi dei parlamenti da parte di milioni di persone, che hanno affermato il netto rifiuto delle politiche di austerità e del governo della Troika.

Da questa giornata d’insorgenza transnazionale non si torna indietro. Certamente non torneranno indietro i movimenti, che hanno praticato un conflitto pienamente comune, in uno spazio europeo che si oppone radicalmente all’attacco che speculatori, banchieri e governi tecnici hanno sferrato contro il 99% a colpi di memorandum e voti di fiducia dentro i parlamenti della finanza globale.

Questo sciopero non si è limitato solo alle interruzioni dei servizi o alle convocazioni di categoria a livello nazionale, ma è stato qualcosa di profondamente diverso. E sta proprio qui lo scatto in avanti. I movimenti, nati dentro e contro la crisi, si sono riappropriati in modo determinato dello sciopero al grido di Toma la Huelga. Milioni di persone sono scese nelle strade di centinaia di metropoli: i quaranta sindacati dei ventitré paesi europei, ma soprattutto gli studenti delle scuole e i precari della ricerca, gli universitari e i lavoratori dei servizi, i disoccupati e i migranti.

I nuovi poveri dell’Europa, i ceti medi declassati, sono stati i protagonisti coraggiosi di questo sciopero, fatto di risonanze tra le pratiche e di cinguettii digitali, di affinità tra le sperimentazioni locali di nuova democrazia radicale e diritti rivendicati su scala transnazionale. Un gremito corteo ha assediato il parlamento portoghese; università e scuole, sia italiane che spagnole, sono state chiuse contro la continua dequalificazione del sapere e il costante definanziamento; gli operai hanno imposto la fuga ai ministri italiani intenti nella concertazione e nello smantellamento delle fabbriche; i blocchi della mobilità si sono moltiplicati a livello locale in tutta la Spagna; le manifestazioni sono state diffuse dalla neo-declassata Francia alla Polonia, dal Belgio al Regno Unito, passando per la Germania, cuore della bestia e approdo prediletto dei migranti piigs.

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Cronaca dello sciopero spagnolo: tomalahuelga.net

Lavoratori Sulcis mettono in fuga i Ministri che abbandonano la fabbrica in elicottero:

Una moltiplicazione di tumulti a cui le debitocrazie europee hanno risposto in modo unanime: l’austerità non si discute, nessuna scelta è possibile. La violenza perpetrata contro i manifestanti in tutta Europa è stata il tratto evidente di una vera e propria gestione militare delle piazze. Non esiste più un’Agorà. Questo hanno affermato le tecnocrazie europee, in particolare nei piigs.

Se in Grecia questa violenza è ormai una drammatica consuetudine, la brutalità della polizia spagnola, come riportavano numerosi manifestanti, non si vedeva dai tempi della dittatura. Allo stesso modo, le violente cariche e la caccia all’uomo nel centro di Roma ricordavano i tragici fatti di Genova del 2001. In tutte le città, le ‘forze dell’ordine’ hanno provocato e caricato i cortei, aggredito i giornalisti che volevano testimoniare le violenze, oltre a ferire e minacciare moltissimi giovani studenti. Molte persone sono state fermate e alcune trasferite in carcere.

YouTube | Il 13enne ferito a Tarragona

YouTube | Le cariche a Lisbona sotto al Parlamento

YouTube | La polizia italiana impedisce di arrivare sotto al Parlamento

In Italia, prima e dopo il 14 novembre si è vissuta un’intensa settimana di mobilitazioni, che ha visto numerose contestazioni ai Ministri del rigore in molte città. A Roma, il giorno dello sciopero, la polizia voleva impedire a cinquantamila persone di raggiungere il Parlamento come accade in tutte le altre capitali europee. Di fronte alla determinazione dei manifestanti di voler proseguire, i reparti antisommossa hanno caricato prima la testa del corteo, protetta dal book bloc, e dopo i lati, senza lasciare alcuna via di fuga. Mentre migliaia di studenti medi cercavano di mettersi al riparo dalla follia delle forze dell’ordine, sono partite nuove cariche, fin dentro le stradine, fin sopra i ponti e in varie zone del centro storico, con una ferocia estrema e completamente spropositata. Poniamo l’accento su questo dato non per vittimismo, né tantomeno per voler individuare nelle forze dell’ordine il nemico dei manifestanti.

Piuttosto, il nodo è segnalare come il 14 novembre abbia segnato un cambiamento di rotta e una nuova fase della crisi nel suo complesso. La violenza dell’austerità si è composta con la brutalità della polizia, che ha l’obiettivo, tutto politico, di terrorizzare i manifestanti. Alle grida delle persone picchiate rispondeva il silenzio disarmante dei media di comunicazione mainstream.

Una violenza di piazza che mira a ricacciare nel silenzio le migliaia di giovani e giovanissimi che con determinazione si oppongono alla macelleria sociale e non si arrendono al loro destino di “generazione della crisi” senza alcun futuro. I lacrimogeni sparati dal Ministero di Grazia e Giustizia di Roma contro i manifestanti che camminavano per la strada non dicono altro che questo.

Non è l’eccesso del singolo poliziotto, ma la violenza del debito che vuole fare paura, ridurci alla solitudine e spazzare via ogni resistenza. Non è tanto l’impunità garantita dalla politica alle forze dell’ordine, quanto la violenza del capitale, la violenza della nuova accumulazione originaria dell’euro-colonialismo, che agisce internamente ai suoi confini politici.

YouTube | Ancora sul 14N a Roma

A chi pensava di spaventarci, gridiamo con forza che non solo non ci sono riusciti, ma ci hanno convinto ancor più a scendere di nuovo in piazza e tenere aperta quell’agorà del 99% che abbiamo faticosamente costruito come spazio transnazionale, un crocevia di pratiche democratiche radicali che circolano in modo virale e si moltiplicano nello spazio europeo.

Un’agorà in cui affermare, ancora una volta, la determinazione a difenderci con i nostri corpi e le nostre pratiche di resistenza, a creare quotidianamente relazioni per comporre una coalizione sociale fatta di affinità e progetti comuni, a esprimere la continua estensione delle nostre reti di informazione e dei nostri strumenti politico-digitali.

Indietro non si torna. Per questo, ci rivediamo nelle strade già il 24 novembre, giornata italiana di sciopero della formazione in cui vogliamo mantenere aperta la nostra agorà. Saremo ovunque e sempre di più.

#14N European General Strike_Video Unicommon:



#14N Roma Occupiamo lo Sciopero_Video Teatro Valle: