ROMA

Resisti, ricorda, libera: San Lorenzo in memoria del bombardamento del 1943

A 80 anni dal bombardamento di San Lorenzo, L’Anpi e la rete territoriale Libera Repubblica di San Lorenzo presentano il calendario di iniziative per commemorare la memoria e attualizzare il messaggio contro la guerra del 19 luglio 1943, in un quartiere che sta progressivamente vedendo cancellate le tracce della propria storia

Il prossimo 19 luglio San Lorenzo commemora gli 80 anni dal bombardamento che colpì il quartiere nel 1943. Dalle 11 alle 13 circa le bombe colsero di sorpresa la popolazione, nella convinzione generale che Roma non sarebbe mai stata attaccata dal cielo. Migliaia le vittime i cui corpi furono raccolti al quadriportico del cimitero del Verano per il riconoscimento. Lo stesso cimitero e la vicina basilica di San Lorenzo furono colpiti, decine i palazzi crollati, decine di migliaia gli sfollati. Le bombe avevano come obiettivo la vicina ferrovia e lo scalo merci ma come sempre, per errore o per scelta deliberata, sono i civili a pagare il prezzo più alto, con la vita, le case crollate, le famiglie disperse.

Il bombardamento di San Lorenzo colpì la città pochi giorni prima della caduta di Mussolini, il 25 luglio del 1943, deposto dal Gran Consiglio del fascismo. Il re darà l’incarico al generale Pietro Badoglio di formare un nuovo governo. L’8 settembre verrà annunciato l’armistizio con le forze anglo-americane. Quella data segnerà l’inizio della guerra di liberazione dai nazi-fascisti. A Roma iniziano i nove mesi dell’occupazione tedesca, fino alla sua liberazione il 4 giugno 1944.

Il bombardamento di San Lorenzo si inscrive in questo contesto, scandisce gli avvenimenti: fu un momento cruciale della guerra, rompendo il tabù della intoccabilità di Roma, che sperimenterà in quell’anno il suo momento più duro. Le tracce di quell’avvenimento le troviamo sparse in testi, memorie, autobiografie, ricordi familiari.

Lo racconta Carla Capponi, gappista romana, allora non ancora nella resistenza, che con le dame di San Vincenzo va a portare soccorso agli sfollati. Lo racconta Padre Libero Raganella, sacerdote antifascista della chiesa dell’Immacolata a San Lorenzo, che fa una ricognizione dettagliatissima di quella terribile giornata, quasi strada per strada, nel suo memoriale “Senza sapere da che parte stanno”, restituendoci una mappa esatta del bombardamento.

Lo racconterà anche Giuseppe, il figlio allora dodicenne di Michele Bolgia, un ferroviere impiegato presso la stazione di Roma Tiburtina. Nel 1943 aveva il compito di assistere al convoglio di carri merce piombati che partivano dal primo binario della stazione ferroviaria. Presto si rese conto che in quei vagoni erano stipate intere famiglie ebree romane dirette ad Auschwitz-Birkenau. Il suo atto di resistenza fu quello di spiombare i vagoni, riuscendo a liberare centinaia di deportati. Michele Bolgia finirà tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, mentre sua moglie morirà sotto le bombe.

La Dogana di Scalo San Lorenzo, di scambio da gomma a ferro, fu con molta probabilità il luogo dove i vagoni degli ebrei rastrellati furono riempiti e piombati per poi partire dalla stazione Tiburtina. Oggi al posto della Dogana c’è il cantiere del futuro Student Hotel, residenza di extra-lusso.

Foto di Daniela Miele e Gianluca Del Gobbo

Gli effetti delle bombe su Roma li possiamo vedere nei fotogrammi di “Roma città aperta” di Rossellini. Pellicola girata nel 1945 che, inaugurando il neorealismo, aprì un’altra era del cinema mondiale. Il set “naturale” è via Montecuccoli e quell’incrocio di strade tra Piazzale Prenestino e Ponte Casilino. Quadrante anch’esso in prossimità della ferrovia che ha da un lato lo scalo San Lorenzo e la Dogana e dall’altro le case del Pigneto, piazza Lodi e Porta Maggiore, colpite dai bombardieri il 13 agosto del 1943. 

Le macerie e i palazzi puntellati sono la scenografia del film, un racconto in presa diretta della città occupata che ne farà una testimonianza immortale della violenza nazi-fascista e della guerra.

Cosa resta oggi di questa memoria? Cosa resta di quella città? Roma si prepara a commemorare questo evento in un quartiere che sta progressivamente cancellando i segni del bombardamento, e con esso quelle della sua cifra antifascista, proprio quando la guerra si fa di nuovo minacciosa, concreta e sempre più vicina, proprio quando in Italia e in Europa sempre più forti sono le spinte neo-autoritarie e revisionistiche. Il rischio oggi a San Lorenzo è proprio la rimozione di quelle tracce, continuamente minacciate dal decoro urbano e dalla speculazione edilizia che riempie ogni vuoto, anche quello intoccabile dei palazzi bombardati, in un processo incontrastato di privatizzazione della città.

“Eredità del fascismo” era scritto fino a pochi anni fa sulla facciata monca di uno dei palazzi bombardati in via dei Sabelli. Eravamo tutti custodi di quella eredità finché non è stata sostituita da una molto più stilizzata, pulita, innocua rappresentazione di street art. Ora una torre di molti piani appena costruita spunta alle sue spalle, e il serio pericolo è che venga ricostruito anche il vuoto lasciato dal crollo, rimasto a testimonianza delle bombe per 80 anni.

L’Anpi e la rete territoriale riunita nella Libera Repubblica di San Lorenzo, commemoreranno l’ottantesimo anniversario del 19 luglio cercando di fare un esercizio di memoria attiva per riconnetterei fili tra presente e passato, per non musealizzare San Lorenzo né cristallizzare una comunità sul culto di una memoria locale e disconnessa dalle vite e dall’esperienza quotidiana.

Video intervista di Remo Masini a cura di Andrea Cardoni

Molte le iniziative che si svolgeranno dal 14 al 19 luglio:

il 14 luglio si svolgerà il torneo “Finché vita non ci separi” contro la violenza di genere, organizzato dall’Atletico San Lorenzo in memoria di Tina Costa e giunto alla sua VI edizione. Il 17 luglio inaugurerà la mostra “Com’eri vestita?”, in collaborazione con Amnesty International, e il 18 luglio si terrà “Dal buongiorno al letto”: spettacolo di teatro forum sulla cultura dello stupro, entrambi presso il Grande Cocomero.

La mostra reportage del progetto “Le mattonelle della libertà: una segnaletica nei luoghi della resistenza” si svolgerà presso il laboratorio Lunarte dal 17 al 19 luglio.

Il 17 luglio alle 21,30, i palazzi bombardati racconteranno il 19 luglio del 1943: una proiezione delle testimonianze dei sopravvissuti al bombardamento di San Lorenzo sulla parete interna del palazzo di via dei Sabelli 70/72, l’unico a conservare ancora intatti i segni della distruzione, “per non dimenticare gli orrori della guerra, perché la memoria resti materia viva e condivisa, perché le tracce della nostra storia non vengano cancellate”. Le testimonianze sono state raccolte da Dario Fatello, documentarista abitante a San lorenzo, in un’opera di ricerca dei sopravvissuti ancora in vita per ricostruire dalla loro voce e dai loro ricordi mai raccontati gli eventi e la mappa di quella giornata.

A concludere il programma, il 19 luglio dalle 18 alle 21, al Parco dei Caduti ci saranno canti e letture contro la guerra con Il Canto Necessario, fondato da Giovanna Marini, e Cora, diretti da Francesca Ferri. Conclude Davide Conti, Vicepresidente dell’ANPI Provinciale.

Tornare alle fonti, alle testimonianze, seguire le tracce, guardare le strade e i luoghi che attraversiamo ogni giorno con gli occhi e le parole di chi ha vissuto quegli avvenimenti, fare della memoria un ingranaggio collettivo tra generazioni, diventa una volta di più pratica fondamentale della città pubblica e antifascista.

Immagine di copertina da Wikipedia