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Momo va da un’altra parte

La giovane casa editrice Momo, a cui la municipale lo scorso autunno ha inflitto otto assurde multe per altrettanti manifesti affissi che promuovevano un festival gratuito dedicato ai più piccoli, rischia il suo futuro. Momo va sostenuta, perché sarebbe una grave perdita non poter più leggere i suoi prodotti editoriali, comequelli della collana “Libri monelli” dedicata all’infanzia

In un anno Momo ha sfornato ben otto volumi monelli: sembrano trattati di sociologia dell’immaginario che prendono a prestito i libri per bambinima guardano ai sogni collettivi, indagano sulle mentalità, cercano di frugare dove nessun editore, in Italia, harischiato. Questo perché, come sostiene la casa editrice sul proprio sito, nel panorama dell’industria culturale i libri dedicati all’infanzia spesso sono esili, senza coraggio, senza corpo.

“Momo va da un’altra parte”: i suoi libri si fanno strada come azioni di disturbo nell’ambito rigido, asettico, troppe volte severamente censurato, di una letteratura per l’infanzia destinata alle bambine per bene, ai bambini per bene a cui si danno esempi edificanti evocando tutto un sottofondo ricattatorio degli affetti di famiglia, del “non devi dire parolacce”, del senso di colpa mascherato.

 

Una certa letteratura che, tuttavia, in Italia è pur sempre capace di trovare un pubblico di lettori e lettrici da plasmare in una società piatta e conformista che il più delle volte non va oltre un “democratico disimpegno”.

 

Quello che i libri monelli propongono è una letteratura per l’infanzia basata sulla crisi del senso della colpa, piuttosto che del sentirsi diverso, e che conducono alla crescita e alla assunzione di responsabilità. L’itinerario di questo progetto culturale indipendente irrompe tra quelle opere falsamente ottimiste, pedagogicamente edulcorate che cercano di sbarazzarsi di ogni problema, sublimano le ansie, spengono i timori.

Questo Momo lo fa attraverso l’irrinunciabile presenza dell’immagine che in ogni suo libro convince, espone, spiega; dove il disegnatore non si trova quasi mai “alle spalle del narratore”: ecco allora che il contenuto di ogni libro lo si guadagna pagina dopo pagina, non è mai regalato da una rapida occhiata. Dove il testo e le illustrazioni si confondono, grazie alla coesistenza e felice fusione di testo e immagini, i libri monelli compongono uno spazio unico che riduce al minimo la possibilità di intrattenimento puro.

 

In questa collana di Momo scorre la sotterranea contro-pedagogia che stravolge l’ordine adulto dei valori, che deride, che introduce una divertita anarchia in mezzo alle consuetudini ragionate.

 

Osserva la realtà, tutta la realtà, ma con un occhio che ignora il codice su cui il mondo adulto si basa ed è guidata dall’improvviso desiderio di una rivolta contro gli schemi e contro le consuetudini.

Pensiamo al libro La gemella buona e la gemella cattiva, che si insinua negli ambiti più igienicamente trattati, negli spazi più civilmente inoffensivi dove il contraltare del buono ne esce impallidito, sbiadito dalle visioni dei bambini che sono sempre in qualche modo scandalose, imbarazzanti, scorrette, incivili.

Oppure a Ulissa, dove il vitalismo infantile dei disegni che rifiuta il bello, il grazioso, il raffinato immerge il lettore in un’aria ultramondana fatta però di totale libertà: questo è un libro al quale si torna volentieri per ripescare le trame che presentano nuovi eventi a ogni pagina.

 

In Portami al mare, i luoghi di un microcosmo prossimo e familiare si dilatano grazie al tono aperto, oceanico, della narrazione che fa assumere la vasta prospettiva ecologista di territori sconfinati e avventurosi.

 

Ne Il lago che combatte l’eco insinuante, molesta e determinata dei movimenti sociali interrompe la coerenza di un progetto pedagogico che vorrebbe vietare ai bambini la conoscenza di tutto ciò che è diverso, opposto, alternativo al mondo reale.

Infine, voglio menzionare la più recente pubblicazione di questa collana: Scrivere sui muri, che è una sorta di pensiero selvaggio sfuggito all’ordine civilizzatore e in grado di aprire un varco nella compatta cortina di valori del decoro inibente.

Non si hanno mai impennate pedagogiche, mai pretese ammonitorie. Pare, anzi, che un’etica irrisa e sbarazzina, e per questo tanto più forte e dirompente, domini questa collana editoriale dove ogni volume è come una sorta di amuleto culturale da stringere per scacciare ogni presupposto convenzionale, da avere con sé quando i sogni precorrono le azioni.