ROMA

Le università ripartono. E chi studia?

Questa settimana, a Roma, le e gli studenti dell’Università hanno fatto ritorno a lezione. Fra difficoltà del rientro, didattica online e cambiamenti delle relazioni con il corpo docente, abbiamo raccolto le voci di alcuni di loro

«Tra qualche minuto inizia il mio primo giorno di università», dice Ludovico studente di Scienze politiche visibilmente emozionato. È in attesa di mettere piede per la prima volta nella facoltà di Roma Tre. Indossa la mascherina e sta per disporsi pazientemente in fila davanti all’entrata, dove mostrerà di essere prenotato per la lezione e si farà misurare la temperatura con la telecamera posta all’ingresso. Poi, dopo aver disinfettato le mani, potrà andare a sedersi nell’aula in uno dei sedili contrassegnati.

 

Lunedì 5 ottobre è iniziato l’anno accademico per molte e molti studenti romani. Alcuni avevano già iniziato a seguire le lezioni la settimana scorsa, altri invece devono ancora cominciare, a seconda dell’Università che frequentano e del dipartimento.

 

Ma la maggior parte dei corsi sono ripartiti questa settimana. Anche se non tutti sono tornati in aula. «Per via della Covid, fare lezione è completamente diverso – racconta Francesca, che studia Economia aziendale a Roma Tre – Ci fanno entrare a gruppi, bisogna avere sempre la distanza di un metro tra le persone e i posti a sedere sono uno sì e uno no. Durante le pause dobbiamo rimanere in classe e abbiamo cinque minuti solo per andare in bagno». Le università pubbliche di Roma si sono riorganizzate per mandare avanti la didattica nonostante la Covid-19, ognuna in modo diverso.

Alla Sapienza è possibile frequentare le lezioni in presenza seguendo una rotazione tri-settimanale, in cui i turni sono suddivisi in base al numero di matricola di ciascuno e ciascuna studente. È la modalità mista: quando è il tuo turno, puoi andare a lezione, ma ti devi prima prenotare. Per chi non può andare in aula, invece, le lezioni sono accessibili in via telematica.

 

La didattica si svolge in modalità mista anche a Tor Vergata, dove i turni delle e degli studenti sono organizzati seguendo l’ordine alfabetico.

 

Ma la precedenza è data ai corsi delle matricole. Stesso principio vale a Roma Tre, dove la maggior parte dei corsi si svolge totalmente on line, mentre le lezioni del primo anno si tengono in presenza, con la possibilità di essere seguite in via telematica. Anche in questo caso, prima di andare a lezione bisogna prenotarsi sulla piattaforma dell’università, tramite la propria pagina personale.

 

(foto: Sofia Cabasino)

 

Lunedì è stato il primo giorno di lezione anche per Luis, studente del primo anno alla Sapienza, che dopo aver seguito on line diritto pubblico è piuttosto sconfortato: «Il professore ogni tanto si bloccava e non si capiva niente – racconta – Altri ragazzi in realtà non dovevano seguire quella lezione, ma c’è stato un accavallamento dei link, per cui chi doveva seguire storia moderna o statistica è “entrato” nella nostra classe». Il problema, spiega Luis, è che ci sono tre diverse piattaforme da utilizzare e questo crea parecchia confusione: «Io preferirei che la piattaforma fosse unica – prosegue – Che sia Classroom, Meet o Zoom non importa, ma una sola!».

L’utilizzo delle piattaforme può creare dei problemi anche per quanto riguarda gli spostamenti e la gestione degli orari. È il caso, ad esempio, di Radwa e Ikram che sono al loro terzo anno di studi a Roma Tre e raccontano: «Spesso, dopo alcune lezioni in presenza dobbiamo tornare velocemente a casa per seguire le altre on line – dice Radwa – quindi ci vorrebbe un posto qui all’università per potersi connettere. Questo è il problema principale». E Ikram aggiunge: «Magari c’è una lezione in presenza dalle 9 alle 11. Poi ce n’è un’altra on line dalle 11 fino alle 13. E io dove mi metto con il computer? Qua non si può stare. Al bar dopo un po’ ti cacciano. Quindi che faccio, devo stare sull’autobus a seguire la lezione?».

Eleonora, invece, che studia lingue a Roma Tre ed è al suo terzo anno, per questo semestre ha solamente corsi on line. Tutto sommato il fatto di non dover alternare la didattica telematica a quella in presenza la facilita:

 

«Io prendo la ferrovia Roma-Lido per venire qua e all’ora di punta è strapiena. Rischierei anche di contagiarmi – spiega Eleonora – quindi per me è positivo il fatto di avere la possibilità di seguire le lezioni on line. Anche se mancano il contatto e la relazione che potrebbero esserci dal vivo».

 

Ma c’è anche chi, pur avendo la possibilità seguire le lezioni in presenza, preferisce non spostarsi e connettersi da casa: «I problemi, on line o in presenza, sono sempre gli stessi – spiega Flaminia, al terzo anno di Chimica Industriale alla Sapienza – Quindi a questo punto resto a casa. I professori non mettono il materiale sulle piattaforme e, se lo mettono, il tempo di un giorno e lo levano. Perché dicono che se sei veramente interessato, allora scarichi subito il materiale».

Flaminia è molto preoccupata perché già lo scorso semestre sui quattro esami che avrebbe dovuto sostenere tre erano con i laboratori e per via della pandemia non li ha potuti fare. Anche nel prossimo semestre dovrebbe avere i laboratori, ma non ha ancora avuto notizie al riguardo. «In teoria il secondo semestre dovrò fare il tirocinio – prosegue – Ma in questo periodo chi te lo fa fare? Nessuno. E quindi un anno buttato!». I compagni di Flaminia si trovano nella stessa situazione e una tale incertezza non rende le cose facili. Anche per chi studia medicina i tirocini sono diventati più difficoltosi: «Normalmente dobbiamo fare delle Attività Pratiche Professionalizzanti obbligatorie per poter sostenere gli esami – racconta Giulia, studente del quinto anno che vorrebbe diventare chirurga –Ma da quando è scoppiata l’epidemia è sempre più difficile entrare in contatto con i pazienti e c’è il rischio che dei futuri medici non vengano adeguatamente formati»

 

Oltre ai problemi relativi all’organizzazione, questo nuovo modo di svolgere la didattica rende inevitabilmente più complicati anche i rapporti sociali tra le e gli stessi studenti.

 

Lo spiega Alessandro, studente fuorisede alla Sapienza che viene da Corigliano Calabro e a Roma abita vicino alla città universitaria. È rimasto molto colpito dal fatto che la zona in cui abita è profondamente cambiata negli ultimi mesi: «Vicino a casa mia non vedo più tutti i ragazzi di prima – racconta – Qua in teoria abitano moltissimi studenti fuorisede. Ma ultimamente ce ne sono davvero molti di meno. Vuol dire che in tanti hanno deciso di non spostarsi a Roma». Anche un suo amico di Corigliano Calabro per quest’anno ha deciso di non tornare nella capitale: «Facendo studi artistici – spiega Alessandro – e non potendo fare tutte le attività pratiche per via del distanziamento, per lui non ha senso pagare un affitto qui per seguire le lezioni on line. E come lui, tanti altri».

 

(foto: Sofia Cabasino)

 

Alessandro, inoltre, è preoccupato per la dimensione sociale della vita universitaria: «Se prima ci si incontrava in facoltà – spiega – magari si scambiavano due chiacchiere o si stava un po’ sul prato… C’era un’interazione sociale che adesso non c’è più. Ora ci si può incontrare ma è molto più difficile, anche perché ognuno viene da una parte diversa di Roma. Insomma, non è più la stessa cosa».

Se da un lato la limitazione delle interazioni sociali inquieta molte e molti studenti, Dana, che studia Scienze politiche alla Sapienza, in quest’ultimo periodo ha completamente rivalutato questo aspetto: «Nella situazione attuale ho davvero capito quanto il contatto con le altre persone sia sottovalutato. Quanto ce ne sia il bisogno. In un certo senso c’è stato un riavvicinamento tra me e i miei compagni di facoltà. È stata una bella cosa».

 

A essere mutata è anche la relazione fra professori e studenti. Molti docenti si sono riorganizzati per provare a rendere le lezioni più interattive e stimolanti, nonostante la distanza.

 

Ma seguire una lezione attraverso il computer è comunque un’altra cosa. Come racconta Stefano, al secondo anno di Economia a Roma Tre: «Si vive proprio diversamente! Magari se in aula mi distraggo e guardo le nuvole, mi arriva una gomitata di un amico, o uno sguardo del professore che può far capire tanto. E invece in questo modo non c’è un contatto diretto con il docente ed è più facile distrarsi. Se mi arriva un messaggio sul telefono, apro subito il messaggio, leggo, rispondo… Insomma ci sono aspetti positivi e altri negativi. Per me sono di più quelli negativi».

C’è chi invece questi problemi non se li pone neanche, perché non è ancora tornato a lezione. Alla Sapienza, ad esempio, la facoltà di Lettere non ha ancora riaperto: «Hanno rimandato tre volte – spiega Clelia, del Collettivo Lettere Sapienza – La prima volta riguardava tutto l’ateneo, la seconda si trattava solo della nostra facoltà e adesso abbiamo saputo di un terzo rinvio». Tutti questi rinvii sono dovuti al fatto che per poter svolgere le lezioni anche in modalità telematica c’è bisogno di montare molte telecamere nelle aule e ci sarebbe stato un ritardo nell’arrivo delle forniture. Le lezioni, in ogni caso, dovrebbero riprendere il 12 ottobre.

Tra l’altro l’Aula 6, dove in genere si riunisce il collettivo, da anni è anche un’aula studio, a disposizione delle delle e degli studenti che vanno a fare lezione in facoltà. Alla riapertura, anche l’aula 6 dovrebbe essere riattivata, ma «Non è ancora chiaro chi vi potrà accedere o come ci si potrà prenotare – dice Clelia – visto che adesso si può entrare nella città universitaria solo con la prenotazione a una lezione». In un contesto in cui i posti per studiare sono pochi e le interazioni tra studenti sono sempre più limitate, uno spazio come l’Aula 6 sarebbe molto prezioso. Ma di questo ne riparleremo.

 

Immagine di copertina da commons.wikimedia.org