ROMA

L’8 marzo la scuola sciopera

Riportiamo la presa di parola dell’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Istituto Simonetta Salacone che, riunitasi il 28 febbraio a Roma, ha scritto un comunicato per raccontare le condizioni di lavoro nella scuola in vista dello sciopero nazionale dell’8 marzo al quale aderiscono

Questo 8 marzo si sciopera in tutto il mondo contro la violenza patriarcale. Il movimento transfemminista Non Una di Meno ha convocato uno sciopero nazionale, indetto dai sindacati FLC/CGIL, USB, ADL COBAS, CLAP, SLAI COBAS, CUB.

Qual è il nesso tra la violenza patriarcale e il nostro lavoro?

Abbiamo fatto un bilancio degli ultimi mesi di scuola, che riteniamo importante comunicare anche alle famiglie. Anche quest’anno il numero di docenti assegnato al nostro Istituto non è sufficiente a coprire le reali necessità. Non si riescono a garantire due maestre per classe alla primaria né le compresenze. Le docenti sono impegnate su più classi – che vedono ruotare più figure – con un orario di lavoro spezzato e una frammentazione disciplinare.

Ciò affatica lo svolgimento della didattica e rende difficile organizzare progetti, uscite e campi scuola. La scuola non riesce a gestire tutte le supplenze necessarie, così le classi scoperte vengono suddivise nelle altre, già numerose e dense di complessità, creando un eccessivo affollamento, un carico di responsabilità per noi docenti, uno svilimento della funzione didattica e educativa, un pericolo per il diritto allo studio degli alunni.

Se non vogliamo limitarci al ruolo di sorveglianti e mantenere un  livello di qualità dell’offerta formativa, dobbiamo impiegare maggiori energie e impegnarci a trovare soluzioni continue: un carico di lavoro eccessivo, che ci sottopone a alti livelli di stress correlato e porta molte di noi ad assentarsi più frequentemente.

La scuola inoltre si regge su ruoli organizzativi (funzioni strumentali, commissioni, referenze), assegnati a docenti curricolari, senza esonero dal lavoro in classe e senza un corrispettivo economico idoneo. I compensi accessori forfettari per quei ruoli non coprono neanche la metà delle reali ore di lavoro.

La scuola dell’autonomia va avanti in gran parte con i fondi garantiti da progetti e bandi, che comportano moltissimo lavoro di coordinamento, spesso pagato con somme irrisorie.

Per il personale amministrativo il quadro non è migliore: la segreteria conta su pochissime figure per supportare carichi di lavoro che aumentano ogni anno scolastico,  solo sei assistenti amministrativi devono farsi carico di 1450 alunni, 175 insegnanti e 31 ATA. Chi si assenta non viene sostituita – se non oltre i 31 giorni – pertanto il lavoro urgente si accumula o viene svolto da chi è presente.

Anche i collaboratori sono insufficienti: troppo pochi per garantire un’adeguata sorveglianza e una corretta pulizia quotidiana dei locali scolastici. Infine occorre ricordare che a scuola lavorano anche numerose educatrici – OEPAC – che da quest’anno, a causa di tagli voluti dall’amministrazione comunale, in caso di assenza dell’alunno seguito, devono lasciare il servizio senza poter svolgere le ore di lavoro sulla classe, con interruzione della retribuzione.

Il compito di comunicare il rientro dell’alunno è di nuovo affidato alle insegnanti, con il rischio di non ripristinare tempestivamente il servizio. Eppure ogni giorno i cancelli della nostra scuola si aprono e accolgono al meglio i bambini e le bambine che la frequentano, grazie al lavoro costante di insegnanti, collaboratrici, amministrativi e oepac. La scuola è a tutti gli effetti un’istituzione che si regge su una mole enorme di lavoro sommerso.

La quasi totalità di queste figure è donna

La “femminilizzazione” del comparto scuola fa leva su un fraintendimento: i ruoli di cura sono considerati  come qualcosa di “naturale” per le donne, “adatte per indole” ad accudire e disposte a sacrificarsi: la professione docente è intesa come una sorta di vocazione. Questa retorica giustifica condizioni inaccettabili e de-professionalizza il nostro lavoro. Siamo l’unico settore della pubblica amministrazione in cui gli straordinari non sono retribuiti ma dovuti per amore di alunni e alunne, chi si sottrae si sente in colpa o viene colpevolizzata di privare le classi di esperienze significative.

Tutto ciò si inscrive in un quadro generale in cui il dimensionamento scolastico (Istituzioni scolastiche accorpate, con maggior numero di alunni) e l’autonomia differenziata, porteranno ad un aumento della povertà educativa e delle disuguaglianze tra territori.

Il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici, la riforma sulla condotta alla secondaria e il ritorno dei voti alla primaria, ci fanno temere una scuola autoritaria e repressiva che limita il diritto al dissenso.

Per questi motivi, che ci coinvolgono fortemente, venerdì 8 marzo scioperiamo e invitiamo tutte le lavoratrici a scioperare, a partecipare al corteo che parte alle 10:00 dal Circo Massimo e a diffondere il più possibile questo comunicato.

L’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Istituto Simonetta Salacone di Roma    

Tutte le immagini di Giordano Pennisi Scattomancino