approfondimenti

ROMA
JoJoFest 2025, la festa politica che trasforma la memoria in azione
Un anno e mezzo dalla scomparsa di Josef “JoJo” Yemane Tewelde, la sua eredità politica torna a pulsare il 12 ottobre con il JoJoFest 2025. Una giornata di sport popolare, musica e approfondimento. Ne abbiamo parlato con Giovanna Cavallo, attivista e amica di JoJo, tra le organizzatrici della giornata
L’energia e l’acuta intelligenza politica di Josef Yemane Tewelde, per tuttə semplicemente Jojo, continuano a circolare nelle strade e nei luoghi di lotta di Roma, a un anno e mezzo dalla sua prematura scomparsa. La testimonianza più concreta di questa eredità collettiva è la seconda edizione del JoJoFest, che si terrà il 12 ottobre presso il L.O.A. Acrobax in via della Vasca Navale 6. Una giornata di sport popolare, musica, socialità e riflessione politica organizzata da un’ampia rete di realtà sociali, collettivi, amicə e compagnə che con Jojo hanno condiviso percorsi di lotta e di vita.
Il JoJoFest è molto più di un evento commemorativo. Dalla mattina fino alla sera, la giornata intreccerà sport, cultura e dibattiti, affrontando i temi che hanno attraversato l’impegno di Jojo: libertà di movimento, diritto alla cittadinanza e all’abitare, critica dei dispositivi di esclusione e delle eredità coloniali, fino alla solidarietà internazionale con la Palestina. L’obiettivo non è solo ricordare, ma tenere aperto un orizzonte di possibilità, quello che Jojo ha tracciato con la sua presenza costante e potente, con il suo modo di fare politica fatto di ascolto, cura e relazioni profonde.
Jojo si sarebbe certamente compiaciuto delle enormi mobilitazioni di queste settimane contro il genocidio in Palestina. Lui, che sapeva tenere la barra dritta anche nei periodi di bassa, senza lasciarsi travolgere dallo sconfittismo e dall’inerzia, avrebbe visto in questa nuova marea il segno dell’immensa potenzialità dei movimenti sociali. Le manifestazioni di oggi, con la loro composizione aperta, plurale, attraversata da differenze senza pretesa di sintesi, raccontano esattamente il mondo che Jojo amava e contribuiva a costruire.
Una ragione in più per partecipare in tantissimə allo JojoFest. Intorno al suo nome si è creata una costellazione eterogenea di persone, organizzazioni e comunità che interrogano il presente in profondità, con vivacità intellettuale e passione. Ne abbiamo parlato con Giovanna Cavallo, attivista, amica e compagna di lungo corso di Jojo, tra le organizzatrici della giornata, che ci ha raccontato il senso politico e umano di questa giornata, e la forza che continua a muoversi attorno al suo nome.
Josef Yemane Tewelde – Jojo – è stato compagno e amico per più generazioni di militanti. Qual è oggi il significato politico del suo ricordo? In che modo le sue lotte parlano alla Roma del 2025?
Il ricordo di Jojo oggi è un atto politico. Non si tratta solo di memoria affettiva, ma di una memoria attiva, capace di trasformarsi in azione e di continuare a nutrire pratiche di libertà e giustizia. Josef rappresenta un punto di riferimento per le giovani generazioni militanti, student, attivist e persone che a Roma e non solo hanno lottato per una città più giusta, aperta, accogliente.
Le sue battaglie, dal diritto alla cittadinanza alla libertà di movimento, dalla lotta contro i CPR al diritto all’abitare, parlano con forza alla Roma del 2025, una città attraversata da contraddizioni sociali sempre più profonde, ma anche da energie nuove, da reti di solidarietà e resistenza che si organizzano ogni giorno. Jojo ci ha insegnato a guardare oltre i confini, materiali e simbolici, e a costruire dal basso alternative concrete all’esclusione e al razzismo istituzionale
Avete scelto il registro della festa, pur dentro un dolore ancora vivo. Perché questa scelta? Che valore politico hanno musica, sport e socialità in una giornata come questa?
Il festival è una scelta politica. È la forma più potente per dire che la vita, la gioia, la relazione sono parte integrante della lotta. Il JoJoFest non vuole essere solo un momento commemorativo, ma uno spazio vitale dove sport popolare, musica, cultura e convivialità si intrecciano alla riflessione politica. È il modo più autentico per ricordare Jojo, che sapeva unire rigore e allegria, impegno e leggerezza, rabbia e sorriso.
Lo sport e la musica diventano linguaggi universali che abbattono barriere e costruiscono comunità: non sono “contorno”, ma strumenti di liberazione collettiva, pratiche quotidiane di resistenza. In questo senso, il JoJoFest è anche un laboratorio politico che parte dal corpo, dall’incontro, dalla gioia condivisa come forme di costruzione di libertà.
Com’è organizzata la giornata del 12 ottobre?
Il JoJoFest inizierà alle 13 con il pranzo condiviso organizzato insieme a O.S.A.I. – l’Osteria degli Scuppiati Anticapitalista Itinerante – e alla comunità eritrea di Roma, un incontro di sapori e storie. Contemporaneamente prenderà il via il secondo Trofeo di Basket Popolare 3vs3 “Josef Yemane Tewelde”, accompagnato dal dj set di Radio Torre Sound System, The Rebel Dj, Lion’s Way e El Gadzé.
Alle 15 sarà proiettato il documentario “Nessun confine, solo orizzonti” di Tezeta Abraham.A seguire, alle 15.30, la tavola rotonda pubblica su cittadinanza, libertà di movimento e legge sicurezza, con interventi e contributi da realtà sociali, collettivi e associazioni che continuano le lotte di Jojo.
Dalle 19, la giornata proseguirà con concerti live del Cori uniti e Note resistenti – coordinamento Nora Tigges, Mata, BandaJorona, Cecilia Baliva Trio e i Chix, e per tutta la giornata saranno presenti mostre fotografiche e infoshop a cura della rete Stop CPR Roma.

Quali temi saranno al centro dell’iniziativa? Con quali criteri li avete individuati? Come saranno sviluppati?
I temi al centro della giornata nascono direttamente dal percorso e dalle lotte che Jojo ha portato avanti, e che oggi continuano a parlarci con forza. Al cuore c’è la libertà di movimento, messa costantemente in discussione da un sistema securitario che moltiplica confini e dispositivi di esclusione, come i CPR. Accanto a questo, il diritto alla cittadinanza e all’abitare, due fronti intrecciati che raccontano bene come la negazione dei diritti formali si traduca ogni giorno in precarietà, marginalità, discriminazione.
Un altro filo che attraversa il festival è la necessità di decostruire i retaggi coloniali che continuano a modellare le nostre società e a produrre disuguaglianza e violenza, visibili tanto nelle politiche migratorie quanto nelle forme di razzializzazione diffuse. In questo quadro si colloca anche la questione palestinese, che più di ogni altra mette in luce la violenza strutturale di un sistema che fonda il proprio equilibrio sull’ingiustizia e sull’oppressione.
Questi temi non sono scelti per caso: rappresentano la continuità tra la storia personale e politica di Jojo e le lotte collettive che attraversano oggi Roma e il mondo. Durante la giornata del JoJoFest, e in particolare nella tavola rotonda, verranno affrontati in modo corale e partecipato, attraverso interventi, discussioni pubbliche, materiali visivi e testimonianze. L’obiettivo è condividere analisi, costruire strumenti comuni di lotta e aprire spazi di immaginazione politica, capaci di dare nuova forza e voce a chi ogni giorno resiste e si organizza per una città più giusta e libera.
Il “metodo Jojo” era costruire ponti oltre recinti e identità. Che tipo di insegnamento collettivo possiamo trarre, all’interno delle attuali forme della militanza, dalla postura con le quali Jojo attraversava, da protagonista, i collettivi e le lotte?
Jojo aveva una capacità rara: quella di costruire connessioni autentiche, di unire realtà diverse senza appiattirne le differenze. Il suo “metodo” era fatto di ascolto, empatia, radicalità e cura. Nelle forme di militanza contemporanee, spesso segnate da frammentazione e stanchezza, il suo esempio ci richiama all’urgenza di ricostruire legami umani e politici, di riconoscere che la forza collettiva nasce dalle relazioni, dalla solidarietà e dal rispetto reciproco.
Il suo modo di stare nelle lotte ci insegna che non basta “parlare di diritti”: bisogna praticarli ogni giorno, in ogni spazio, facendo della politica un gesto di comunità.
Come proseguirà questo percorso? Ci sono ulteriori iniziative in cantiere?
Il JoJoFest non è un evento isolato ma un processo politico permanente. Durante questa seconda edizione lanceremo un fondo di sostegno popolare, che da un lato servirà ad aiutare la madre di Josef, e dall’altro a garantire continuità alle future edizioni del festival e alle iniziative politiche che ne nasceranno.
L’obiettivo è dare stabilità e respiro lungo a un percorso che vuole attraversare la città tutto l’anno, con momenti di formazione, mobilitazioni, spazi di incontro e pratiche mutualistiche. In questo senso, il JoJoFest è solo un punto di partenza: un laboratorio collettivo per immaginare una Roma libera da razzismo, sfruttamento e disuguaglianze – una città viva, pubblica e aperta a tuttə.
L’immagine di copertina è di Vittorio Giannittelli
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