EUROPA

Jo Cox: il razzismo ha sempre le mani sporche di sangue

Con Jo Cox è stato ucciso il ‘multiculturalismo buono’, quel discorso politico che vuole ‘riconoscere più le somiglianze che le differenze’ esistenti tra i cittadini del Regno Unito.

Del resto il multiculturalismo del Regno Unito era già stato distrutto dai riots londinesi del 2011, dove ‘sciacalli’ urlavano, derubavano e bruciavano per imporre la loro esistenza nello spazio pubblico del political correct inglese, ma senza essere ascoltati dalla politica rappresentativa. Eppure 5 anni dopo Londra ha eletto il primo sindaco musulmano e di origine pakistana: Sadiq Khan.

Jo Cox è stata accoltellata e poi finita con dei colpi di pistola, dopo aver concluso il suo ricevimento settimanale nella contea dove era stata eletta. Era parlamentare da un anno e si era fatta conoscere soprattutto per le sue battaglie contro il razzismo, per l’accoglienza dei rifugiati siriani e nelle ultime settimane per il suo supporto alla campagna ‘Remain’.

Infatti, la campagna ‘Remain’ del Labour ha cercato di costruire l’idea di un Regno Unito multiculturale, aperto all’immigrazione e alla libera circolazione dei cittadini europei. Infatti, con buona pace dei sovranisti o dei cosmopoliti europeisti, il dibattito pubblico inglese su questo referendum è stato costruito soprattutto come un voto pro o contro immigrazione. Un voto contro gli europei che possono liberamente rubare il welfare della working class inglese. E ancor più un voto contro l’immigrazione musulmana e araba, che l’Unione Europea non regola a sufficienza (sic!). Su questo è esemplare l’ultimo cartello elettorale di UKIP: sullo sfondo di un foto di questa estate con una marea di migranti in cammino, e in primo piano aleggia la scritta ‘Breaking Point: the EU has failed us all. We must break free from the EU and take back control’.

Ora, Jo Cox non è stata uccisa in nome della Brexit, ma è stata uccisa da un 50enne di simpatie naziste che in passato ha avuto qualche disturbo mentale. La notizia che urlasse ‘Britain first’ è stata smentita subito. Ma rimane il clima di razzismo che è stato costruito intorno a questo referendum. E rimane il clima di odio contro ‘l’altro’ che impazza nel Regno Unito. Certo se Tommy Mair fosse stato di origine araba, oggi i discorsi sarebbero stati ben diversi…

Eppure una parlamentare che si batteva per i diritti dei migranti e che aveva appena incontrato i propri elettori nell’orario di ricevimento pubblico settimanale presso la sua contea è stata uccisa. Anche qui, non la vogliamo ricordare come una donna madre di due figli, perché Jo Cox era una parlamentare eletta del partito laburista, che aveva lavorato per anni a Oxfam e che si batteva pubblicamente contro il razzismo, e per questo era stata votata e sulla base di questo faceva campagna pubblica per ‘Remain’.

Il problema non è la sicurezza dei deputati su cui oggi molti si interrogano a Westminster. Al contrario, ci dovremmo chiedere: perché continuiamo a costruire narrazioni d’odio, pensando che non ritornino indietro contro noi stessi? Jo Cox è stata uccisa da una pistola armata da un cultura dell’odio. Odio contro gli arabi, contro i musulmani, contro i polacchi che ci rubano il lavoro, contro gli sloveni che chiedono il child benefit per figli che non vivono negli Uk, contro questi spagnoli e italiani che lavorano qui e parlano poco e male l’inglese… Non è, quindi, solo una questione di ‘Leave’ o ‘Remain’ perché è l’intero discorso pubblico su questo referendum che ha un sapore razzista, costruito in questo modo dal partito conservatore di David Cameron e arricchito poi dalla destra nazionalista, xenofoba e populista, con UKIP in testa.

Jo Cox è morta, è lascia un Regno Unito sempre più chiuso, sempre più razzista, sempre più diseguale e sempre più solo.

Foto tratta da Today.it