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Fumetti contro la Tav

Linguaggi in difesa dei beni comuni al Corto Circuito

Giovedì 13 al Corto Circuito Claudio Calia presenterà, assieme a CortoComix il collettivo delle autoproduzioni fumettare del centro sociale romano, il suo ultimo lavoro “Dossier NoTav” (ed. Becco Giallo), che racconta le ragioni dei No Tav e le battaglie che in Val Susa sono partite dalla grande battaglia del 3 luglio del 2011. Un fumetto si, ma anche un opera di “citizen Journalism” come la definisce lo stesso Claudio, il fumetto per raccontare il presente e i suoi protagonisti, informare. Col tratto preciso e stilizzato che lo contraddistingue Calia rimette in fila questa storia epica e insieme fatta di cifre, numeri e interessi; sulle tavole le immagini che tutti hanno visto in televisione e in foto rielaborate con precisione, inserite in un racconto complessivo.

Con questo lavoro Claudio utilizza lo stile di narrazione e racconto che già avevamo visto in “Porto Marghera. La legge non è uguale per tutti” e “E’primavera: intervista a fumetti a Antonio Negri”, la stessa ansia di raccontare una storia e contemporaneamente indagare il presente con passione civile e partigiana.

Alla presentazione saranno presenti anche degli attivisti del movimento NoTav e a seguire lo spettacolo teatrale a cura della compagnia teratrale “teatridellaviscosa” intitolato “NO T’AVevo detto” con laura pece e stefano greco, musiche di francesca bertozzi.

Un audio intervista a Claudio Calia realizzata alla puntata di Radio Dinamo del 7/11 sui 103,3 di RadioPopolareRoma:

L’introduzione del libro:

Il futuro è qui?

Claudio Calia

Quello che abbiamo perso l’abitudine di fare è mettere insieme, trovare le connessioni tra le informazioni – sempre parcellizzate, spesso decontestualizzate – cui siamo continuamente sottoposti. Il mio lavoro è stato prevalentemente questo: scandire, selezionare, le informazioni disponibili a tutti e rimetterle in fila attraverso il linguaggio del fumetto, capace come pochi altri di stimolare la curiosità del lettore, di rendere semplici concetti complessi, di prestarsi con rigore ed efficacia a finalità divulgative. Già dal titolo, Dossier TAV, l’intento è parzialmente svelato. Non una raccolta di testimonianze, non un lavoro d’inchiesta condotto sul campo, piuttosto uno strumento a disposizione di tutti: non penso che la “verità” sia qualcosa di riducibile a un pettegolezzo, e non credo che intervistare un militante durante una manifestazione contraria alla nuova linea, oppure parlare con un poliziotto che osserva il mondo attraverso la sua visiera, possa aggiungere qualcosa alla “verità” sul TAV.

Durante la realizzazione di questo lavoro ho iniziato a definire Dossier TAV non un’opera di “graphic journalism”, bensì una proposta di “citizen journalism”, filone del giornalismo moderno che si è affrancato dalle corporazioni per fare ritorno al cittadino comune, che con i mezzi oggi a disposizione può provare a cimentarsi con il “fact checking”, quella pratica che dovrebbe sempre stare alla base del giornalismo e che invece sembra latitare già da un po’.

Da un lato, chiunque sia convinto della necessità che questa linea ferroviaria vada realizzata può avere un utile compendio delle ragioni dell’altra parte, che – non nego e mi sembra onesto riconoscere da subito – sono quelle che trovo più convincenti. Dall’altro, un sostenitore del No TAV potrebbe servirsi di uno strumento agile per reperire la risposta giusta a una domanda precisa, come un piccolo manuale per poter motivare – sempre e puntualmente – il proprio dissenso.

Leggendo, credo che tutti potranno comprendere quanto complessa sia la questione, ma anche – e soprattutto – cogliere le radici e le interconnessioni tra gli attori coinvolti, scoprire come importanti uomini politici dei nostri tempi siano stati – a seconda del vento – “sì tav” o “no tav”, alla faccia dell’inderogabilità dell’opera. E accorgersi che quello che ci dicono sempre, cioè che “la storia è finita”, è una menzogna: la storia (del TAV e non solo quella) la fanno sempre le donne e gli uomini, la fanno le comunità, la fanno le persone.

Anche una piccola valle in mezzo alle montagne può piegare il corso della storia. Che poi, alla fine, è quello che mi interessa raccontare da sempre: la capacità delle persone di mettersi insieme per modificare la storia.