ROMA

Esequie

Spettacolo osceno, ma il migliore in assoluto di questa mediocre Estate Romana, di gran lunga più performativo delle meschine liturgie leopolde, il funerale Casamonica ha ridestato Ubik da un torpido letargo.

Le legge è legge, cazzo! Vale per i grandi come per i piccoli, negli eventi storici come nei dettagli.

Per esempio.

L’Ama, già regno di Panzironi, deve tenere le strade pulite no? Gli elicotteristi devono chiedere l’autorizzazione per “spargere sostanze sulla città”, nella fattispecie “petali di rose” (ahimè, ci eravamo illusi). Chiusura del sillogismo: sospensione della licenza per l’elicotterista sorvolatore ed elogio all’Ama che ha prontamente ripulito le strade del Tuscolano dagli sdrucciolevoli petali nonché dalle residue corone di fiori. Mancano solo provvedimenti contro i fornitori floreali e i musici della banda che hanno suonato ai funerali. Giustizia è fatta.

Ah, dimenticavo. Elogi anche ai vigili, che hanno garantito la fluidità del traffico lungo la via Tuscolana, costringendo il corteo tamarro a mantenere la destra. Ora potranno tornare ai loro più gravosi compiti istituzionali di sgombero delle abitazioni occupate e dei centri sociali. Auto in tripla fila, dehors di ristoranti straripanti e abusi edilizi? Non esageriamo.

Ministro, prefetto-commissario, questore e sindaco nulla sapevano. Nessuno li aveva preavvertiti (del resto si usa così anche per le rapine). Per il Giubileo stiamo tranquilli, l’Isis preavvisa con largo anticipo e ama i petali di rosa. Per le futuribili Olimpiadi meglio ancora, un viatico alle decisioni in corso sulla sede 2024.

Ri-dimenticavo (alzh). La società civile ha reagito. Orfini ha convocato un presidio permanente davanti alla chiesa di S. Giovanni Bosco, forte del sostegno locale dei circoli Pd di Tuscolano-Quadraro (definito “inerte” nella famosa relazione Barca) e addirittura di Cinecittà-v. Stilicone (ivi classificato fra i “dannosi”). Mafia, camorra e ‘ndrangheta tremano. Figuriamoci i cavallari Casamonica.

Ok, esaurita l’indignazione episodica e prendendo atto che l’aspetto principale del clamore mediatico rientra ormai di diritto nella campagna renziana contro Marino e nelle squallide manovre per tenere sotto botta Alfano come pedina di scambio per una maggioranza al Senato con i berlusconiani, vediamo che peso dare al nostro episodio. Come dire? Spendiamo meglio la nostra legittima indignazione.

Quei funerali, remake fra Kusturica e Coppola, sono l’apoteosi di un clan di peso ma non dominante nella mafia romana, di una struttura di cravattari e spacciatori che approfittano della strozzatura del credito bancario e delle follie del proibizionismo, della logica del neo-liberismo e delle sue perversioni repressive compensatrici. Riprendiamo la foto ormai famosa della cena del 2010. Luciano Casamonica, il più plausibile leader del clan, se ne sta seduto in un tavolino a parte, con una felpa alla Salvini, mentre in primo piano abbiamo tutti i dirigenti comunali dell’èra Alemanno (immortalato in un altro selfie con Lucianone), Buzzi e –guarda guarda– il ministro Poletti, allora “soltanto” presidente della Legacoop. Il Casamonica junior era (cfr. interrogatorio Buzzi) un buttafuori assunto come kapò per mantenere l’ordine nei campi rom. Chi mungeva alla grande la vacca Roma erano altri, poi passati pacificamente nell’amministrazione Marino (tranne il troppo compromesso Panzironi). E se, invece di fare del moralismo, facessimo critica politica, dovremmo passare dal kitsch alla rabbia con l’ineffabile Poletti, sgusciato dalle maglie di mafia capitale solo per ricomparire come alfiere dell’austerità con il JobsAct e adesso impegnato nella demolizione del sindacato e del diritto di sciopero.

Tanto per restare ai protagonisti di quell’ineffabile foto ricordo, è più criminale suonare colonne sonore allusive a un funerale sinti-mafioso o escludere i sindacati di base dalle trattative? È più criminale esporre gigantografie simil-papali di un boss sulla facciata di una parrocchia connivente o richiedere un referendum per indire uno sciopero? E più criticabile l’ossequioso dispiegamento funerario dei vigili di Roma capitale (o mafia capitale) o il loro impiego nello sgombero dei campi rom e della baraccopoli di asilanti a Ponte Mammolo?

L’autunno di Renzi e Poletti ci riserverà sorprese ben peggiori e, per dirla con Totò (la cui sfarzosa carrozza funebre è stata indegnamente riutilizzata), “distinte esequie”.