EUROPA

Berlino: cosa succede in città? Tra occupazione universitaria e governo di centrosinistra

Da giorni l’università Humboldt di Berlino è occupata e in stato di assemblea permanente. Si susseguono assemblee, dibattiti e workshop su politica abitativa e gentrification. Da parte degli studenti e delle studentesse c’è un’attivazione su temi che prescindono il diritto allo studio, le tasse universitarie e il mondo accademico più in generale.

Come mai? Cosa è accaduto? È accaduto che la Rettora dell’università, Sabine Kunst, con una decisione praticamente unilaterale, ha licenziato un giovane ricercatore, Andrej Holm, da decenni ormai vicino ai movimenti di lotta per il diritto all’abitare e studioso attento dei processi di gentrificazione che hanno profondamente cambiato negli ultimi anni le grandi città tedesche e in primis la capitale.

Holm è stato licenziato perché ha mentito rispetto al suo non essere stato ufficiale della STASI nel 1989 quando ha prestato servizio di leva per 5 mesi nella scuola ufficiali dell’odiata polizia politica della DDR, simbolo del regime tedesco dell’Est. Poco importa se Holm non aveva mai negato di aver effettivamente svolto servizio di leva nella Stasi, ma ne aveva anzi fatto pubblica ammissione già nel 2007 in un’intervista. Il punto cruciale, per il severo mondo accademico berlinese, è che non abbia specificato il ruolo in cui, appena maggiorenne, aveva svolto la leva. Questo è bastato per licenziare uno dei più brillanti ricercatori universitari nella Humboldt. A seguito di questo licenziamento deciso dalla Rettora Kunst gli studenti hanno dato il via alla mobilitazione. Spiegata così tuttavia la vicenda sembrerebbe una semplice (per quanto surreale) difesa di un professore da parte degli studenti. Una forma di personalizzazione e banalizzazione della vicenda. Ma questo non spiegherebbe come mai dentro le stanze occupate dell’istituto di scienze sociali oggi si discuta di diritto alla casa, gentrification e rendita immobiliare. E non spiegherebbe come mai alle studentesse e agli studenti tra le aule accademiche occupate giorno e notte abbiano trovato spazio e podio i movimenti sociali contro la gentrification della città.

“La socialdemocrazia è un mostro senza testa”

Per comprenderlo dobbiamo inserire una nota politica. Andrej Holm poche settimane fa era stato nominato segretario di stato delle politiche abitative del nuovo governo di centrosinistra berlinese dall’assessora alla casa Lompscher (del partito della Linke). La sua nomina seguiva un periodo di “professionalizzazione” di alcuni movimenti della casa di Berlino, sfociata nella mobilitazione per ilreferendum sugli affitti popolari, proposto e vinto da una coalizione degli stessi, a cui poi è però seguita una nuova legge sulle case popolari che accoglieva solo alcune delle iniziali proposte, affievolendone il contenuto radicale degli inizi. La nomina di Holm era stata dunque letta come una garanzia dell’attuazione del programma di governo sulle politiche abitative, “conquistato” dalla Linke e elaborato in dialogo informale con gruppi attivisti. Holm rappresentava in questo caso l’anello di congiunzione tra movimenti e partito, rimanendo comunque una figura apartitica e portatrice di expertise, professionalità e riconoscimento. La sua nomina è stata però anche letta da altri, meno in questo caso in Germania, come rappresentazione plastica e incarnata del dialogo possibile tra i movimenti sociali e le istituzioni di governo. La dimostrazione cioè della validità delle verticalizzazioni dei movimenti nei palazzi, della loro evidente possibilità presente. “Del resto, indipendentemente dalle specificità, dalle differenze, perché quello che vale a Barcellona non dovrebbe essere possibile a Berlino?” Questa lettura è stata smentita alla prova dei fatti.

In una sorta di neomaccartismo la stampa berlinese conservatrice, i Verdi e l’Spd hanno iniziato ad attaccare Holm sul suo passato. Quindi non sulla sua relazione politica con i movimenti di squatter e Autonomen (relazione che gli costò problemi legali anni fa) ma sul suo passato legato ad un periodo tumultuoso per la Germania divisa, un passato accaduto ben 28 anni fa.

Il partito che aveva nominato Holm, la Linke ha, quasi come Ponzio Pilato, legato la propria decisione sul futuro del ruolo dell’accademico alla decisione dell’Università. Decisione che però veniva anticipata qualche giorno prima dalla richiesta formale di dimissioni da parte del debole sindaco SPD Müller. Trovatosi schiacciato e solo nel mondo politico e nel mondo accademico l’unica scelta obbligata da fare è stata fatta: Holm ha dato le sue dimissioni da segretario per le politiche abitative. Lo ha fatto anche per non cambiare l’ assetto della coalizione di governo e aprire la possibilità del ritorno alla securitaria alleanza con la CDU o la turbo-capitalista FDP.
Lo ha fatto obtorto collo, solo e come male minore.
A quel punto tuttavia di fronte a una rottura seguita dal licenziamento universitario i movimenti hanno preso parola.

Gran parte della sconfitta della Grosse Koalition alle scorse elezioni è stata conseguita sui temi sociali contrapposti a quelli della sicurezza. All’ossessione securitaria della CDU, l’SPD aveva contrapposto un rilancio dei temi dell uguaglianza e il fiore all’occhiello era appunto una politica abitativa più equa. Questa era, in una città con l’aumento degli affitti più violento in Europa, la condizione fondamentale per l’ alleanza tra SPD, Verdi e Linke. Una condizione vista come necessaria vista la potenza in termini di mobilitazione e capacità di porre all’attenzione la propria agenda dimostrata da tutte le componenti di movimento della casa nel corso degli anni. Alla prova dei fatti tuttavia l’SPD ha scelto di utilizzare un cavillo episodico di 28 anni fa per rompere con i movimenti e tornare ad essere accondiscendente con i capitali immobiliari. L’SPD, usando la retorica della menzogna di Holm, ha scelto di praticare una menzogna rispetto al proprio programma elettorale. L’ accondiscendente Rettora della Humboldt e lo scaricabarile della Linke (e ovviamente l‘ipocrisia dei Verdi che governano i quartieri più gentrificati e radical chic di Berlino) hanno fatto il resto.

Dall’episodio al processo, dalla personalizzazione alla generalizzazione

Holm si trova ad aver perso non solo la carica politica, ma anche il suo lavoro all’Università. Eppure, la situazione per i movimenti del diritto alla città al momento non sembra affatto critica, tutt’altro. La mobilitazione guidata dai movimenti per la casa come Kotti und Co, Mietvolksentscheid, Stadt von Unten e da altri gruppi nel corso degli anni ha costruito un’attenzione sui temi del diritto alla casa larga e consapevole in città. I movimenti anzi hanno nel corso degli anni sfruttato gli studi di Holm come base di approfondimento e conoscenza utile per leggere i cambiamenti nel mercato immobiliare, i processi di gentrificazione, ma anche la totale mancanza di politiche effettive e di contrasto a tali processi, come motore delle disugualianze in città.

Questo mix ha creato le condizioni per la detonazione nelle aule universitarie. Paradossalmente ha sdoganato i temi di Holm oltre i movimenti di lotta per la casa coinvolgendo gli universitari. Si voleva normalizzare e silenziare un conflitto usando il pretesto di una bugia e personalizzandolo, e invece lo si è allargato, generalizzato e esaltato. Questo perché la menzogna più recente era stata proprio la promessa elettorale alla base del governo di coalizione. Non ha importanza qui polemizzare con tentativi di piccolo cabotaggio di leggere i fatti in modo utile a una tesi tattica o meno sulla relazione possibile tra movimenti e istituzioni.

Ci sembra più utile allargare il punto di vista e leggere come l’insufficienza della politica crei nuovi spazi di potenza e nuove alleanze che riprendano consapevolezza sui processi economici e politici che determinano la realtà in cui vivono.

Da parte dei movimenti nel mettere in piedi la campagna “Holm bleibt” non si vuole difendere un singolo docente, quanto il rapporto che negli anni ha reso gli studi ed il punto di vista scientifico del giovane ricercatore una risorsa per i movimenti. Una risorsa che ha dato una peculiare consapevolezza a chi subiva uno sfratto come a chi provava a bloccarlo. In prima istanza nella loro attivazione i movimenti non hanno solo detto “ci siamo” ma hanno anche difeso politicamente un percorso di studi ormai largamente egemone in città. Il punto di vista che si voleva archiviare in apertura della nuova stagione di governo, attraverso la personalizzazione, la nomina, la campagna mediatica, l’isolamento e il licenziamento. Sicuramente il governo Rot-Rot-Gruen dovrà stare attento a come si comporterà sui temi perché adesso ha più di ieri gli occhi addosso. Sta camminando su una lastra di ghiaccio estremamente sottile. E questo vale oggi più di ieri perché il movimento antigentrification si è attivato è allargato e sta raccogliendo consensi trasversali anche distanti da quelli precedenti, facendosi interprete positivo di un comune sentire sulla vita a Berlino oggi. Nel frattempo tuttavia la rottura di ogni illusione di verticalizzazione possibile non aumenta solo la forza contro la rendita, ma crea nuove forme di partecipazione, nuove alleanze politiche, nuovi luoghi di discussione. Luoghi in grado di riaprire una stagione di movimento rispetto alla casa e alla gentrification in grado di mettere in campo anche forme dimenticate di riappropriazione della casa come le occupazioni (nel recente passato fatte solo da disoccupati contro Airbnb e rifugiati) e quindi ancora una volta aumentare il proprio potere contrattuale. Di fronte a una demistificazione sul ruolo della socialdemocrazia oggi una volta al governo ci troviamo di fronte a nuove ed inediti forze e nuovi possibili orizzonti di “intersezionalità”, per citare Angela Davis. Alleanze pragmatiche e non ideologiche ma in grado di sfidare frontalmente il potere al servizio del capitale deragliando dai binari stabiliti dalle regole di un gioco non fatto sulla pelle della moltitudine che vive la città.

Un governo zoppo e un nuovo movimento antigentrification.

Non sappiamo come si comporterà dal punto di vista amministrativo la coalizione di governo Rot-Rot-Gruen. Quello che sappiamo è che sui temi del diritto all’abitare e della rendita immobiliare ha compiuto una scelta scellerata che ha bruciato in un attimo il credito di fiducia con cui era salita al governo della città. La mobilitazione ed il consenso sociale dei punti di cui Holm si faceva interprete simbolico nell’amministrazione, pongono l’intero governo sotto pressione. Se infatti la personalizzazione politica che poteva scaricare sul singolo un eventuale “tradimento” del programma di governo non faceva altro che lasciar intravedere il reiterarsi di dinamiche nel rapporto tra sinistra e movimenti, paradossalmente, la rottura ha comportato un aumento di esigenza sociale rispetto al governo, ora tutto responsabile dalla Linke fino al Sindaco Mueller di qualunque atto sul tema. Il nuovo governo parte quindi azzoppato, e i movimenti invece affrontano la nuova fase con una nuova e radicale attivazione, nuove alleanze e una propria agenda pronta per l’uso. Tra questi ai movimenti sociali che si incrociano nelle strade berlinesi si è aggiunto il movimento studentesco, che sopiva oramai dall’ormai lontano 2009, anno del Bildungsstreik; una nuova generazione che dalle aule si muove nelle strade e diffonde i saperi mettendo l’Università stessa a disposizione della città. Ed infatti oggi, in una conferenza stampa che si è tenuta nelle aule occupate dell’università, studenti e movimenti per la casa hanno indetto con un comunicato redatto insieme una manifestazione per il prossimo sabato.

La rendita immobiliare probabilmente avrebbe fatto meglio a pararsi dietro la burocrazia e le contraddizioni del governo scaricandole su Holm piuttosto che entrare a gamba tesa nell’amministrazione e mostrarsi Urbi et Orbi nella propria violenza e potenza.

Da questa vicenda non vogliamo trarre lezioni tattiche su rapporto con il potere, altri scriveranno di questo in un senso o in un altro; a noi interessa leggere come la generalizzazione che passa dalla delega al singolo ad un processo di attivazione largo e diffuso, dalla professionalizzazione sui temi alla diffusione e all’autoformazione, costruisce le condizioni per una maggiore possibilità di “controllo sul potere”, crea nuove alleanze politiche e sociali e nuovi spazi di partecipazione proprio nel momento in cui si crea la frattura del rapporto verticale e di delega. In questo possiamo dire la vicenda Holm può essere incastonata come ulteriore episodio nell’ottimo lavoro che ha portato i movimenti per la casa a Berlino a determinare l’agenda politica in città nel corso degli anni.