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Complotto! Caos, Magia e Musica House

“Complotto!” di John Higgs (edizioni Not) è un libro pop che, per narrare la vicenda umana e artistica dei due Djs dei KLF, ci racconta il maelstrom culturale da cui sono nate l’acid house, la magia degli psiconauti, i rave nelle campagne inglesi, le teorie del complotto più strampalate che ancora oggi fanno capolino dal nostro inconscio collettivo da social network. Uno spassosissimo viaggio attraverso mondi e allucinazioni incredibilmente reali!

Chiunque può essere considerato un pazzo se non riesci a capire le sue ragioni

(R. Shea e R. A. Wilson,The Illuminatus!)

 

Il Kopyright Liberation Front o, in altri casi, i Kings of Low Frequency fu il nome di una coppia di Djs e produttori indipendenti inglesi che, nella loro bulimica creatività, riuscirono a distruggere e ricostruire generi musicali, immaginari e suoni a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Nel Regno Unito, in particolare, tra il 1991 e il 1994 si esaurì la spinta propulsiva di una rivoluzione pluritrentennale che aveva regalato al mondo il punk, la techno, l’acid house, le controculture, la radicalità nelle scelte di vita, le sostanze, il rifiuto dell’asfittico ordine valoriale diviso tra austero lavorismo e avido cinismo. Ed esattamente lungo l’intero processo di eruzione creativa, dalle prime avvisaglie di esplosione fino alle ultime scosse d’assestamento, nascono, si affermano e muoiono i KLF.

Nel 1994 il duo formato da Jimmy Cauty e Bill Drummond raggiunse le vette più alte del mainstream musicale e, contro ogni ragionevole aspettativa, si sciolse. Comunicarono la scelta irreversibile con un gesto all’altezza dell’inquietudine onirica che animava i loro video: navigarono fino all’isola di Jura e in una notte piovosa in un capanno abbandonato, dettero fuoco a un milione di sterline. Appena pochi mesi prima di questo falò, dall’altra parte dell’oceano, Kurt Cobain con una fucilata in faccia mise fine alla sua vita e alla carica rabbiosa del Grunge. Due eventi che possono essere letti come gli ultimi ed estremi atti di chi apparteneva a un movimento che aveva sfidato l’ordine costituito e si rifiutava di accettare il passaggio di fase che quell’ordine vedeva “senza alternative”. Chi uscì di scena quell’anno, chiuse dietro di sé la porta di un’epoca.

 

La vittoria sarà di coloro che avranno saputo provocare il disordine senza amarlo.

(Internazionale situazionista)

 

Il rogo del milione di sterline dei KLF destò scandalo e indignazione nel mainstream inglese. A dire la verità, qualche mese prima avevano già sconvolto il mondo dello spettacolo. Erano sulla cresta dell’onda, le loro basi erano campionate da Pet Shop Boys e dai Depeche Mode, erano stati premiati con i prestigiosi Brit Award. E proprio alla cerimonia di premiazione si presentarono con una band “grindcore” concludendo la sconcertante esibizione con suoni di mitragliatrici e l’annuncio: «I KLF hanno lasciato l’industria discografica».

 

 

Per molti fu l’ennesimo gesto puerile di una coppia di provocatori che sputava addosso all’industria discografica che li aveva resi famosi: «due stronzi che vogliono farsi pubblicità». Per altri fu una geniale performance che denunciava l’arbitrario valore del denaro. Ma tutte queste analisi ovviamente erano in qualche modo le rassicurazioni che fan e addetti ai lavori si raccontavano. Come epilogo alla loro vicenda artistica gli ormai ex KLF ritirarono dal mercato tutti i loro lavori, anche ricomprando i dischi in circolazione, per poi distruggerli. In questo modo si autocondannarono volontariamente a una sorta di damnatio memoriae.

Da allora, ogni volta che qualcuno ha chiesto le ragioni del rogo ai diretti interessati, questi hanno sempre candidamente affermato: «Non siamo del tutto sicuri di aver capito perché l’abbiamo fatto. Non sappiamo esattamente cosa volessimo fare né che senso avesse. Alcuni giorni pensi di fare una cosa e la fai. Senza motivo». E a chi insisteva, gli ex KLF ribadivano: «L’unica cosa che sappiamo è che non abbiamo neanche per un attimo pensato fosse sbagliato».

Gli iniziatori dei rave party hanno in altre parole sempre ammesso di essere quasi stati spinti a compiere un “rito” da una forza superiore alle loro volontà ma innegabilmente giusta. Ma questa spiegazione non ha mai avuto credito. Nell’industria musicale post ‘94 infatti ammettere che fosse anche solo possibile senza alcun fine bruciare una fortuna e sparire, rinunciando a fama e denaro, avrebbe fatto crollare l’intera morale dominante. Dare per vero ciò che dicevano i KLF, adepti tra le altre cose di una sorta di pseudoreligione del Caos, avrebbe gettato nell’anarchia quell’insieme di ambizioni disperate e avide rigidità che il mercato aveva lentamente imposto a una generazione di ribelli. Probabilmente fu proprio per questo che da lì a poco sui KLF, sul rogo di un milione di sterline e sulla ragione di quel rito, a illazioni e tesi di complotto poco tempo dopo subentrò un omertoso silenzio.

 

L’LSD è stato un’esperienza incredibile. Non lo raccomanderei a tutti. Ma per me.. be’, è come se mi avesse fatto introiettare l’idea che la realtà non è qualcosa di fisso. Che ciò che vediamo ogni giorno è una delle possibili realtà, una valida realtà, ma che ce ne sono altre: prospettive diverse in cui altre cose hanno comunque un senso. Tale realizzazione ebbe un effetto profondo su di me.

(Alan Moore)

 

Ma senza capire i KLF non si può capire come in poco tempo un genere che mischiava disco music e funk e si ballava solo in alcuni locali di Chicago arrivò in Inghilterra, dove si mescolò a tutto ciò che era stato prodotto negli ultimi decenni e produsse il consumo consapevole di sostanze, l’MDMA su tutte, i rave party e un’infinità di generi, tecniche e sottogeneri in costante conflitto tra l’underground e il mainstream, tra l’indipendenza e la sussunzione. Proprio per questo, ad anni di distanza, nel 2013, un autore televisivo e storico culturale, John Higgs, ha finalmente deciso di prendere sul serio le risposte degli ex KLF per scrivere la loro biografia dal titolo: Complotto! Caos, magia e musica house, tradotta in italiano da NOT nel 2018.

Higgs è partito semplicemente dall’accettare la verità dei KLF, ha concesso al duo l’«incapacità di intendere e volere (almeno completamente)» ciò che stessero facendo. Ha scritto così un testo prezioso ed eclettico in grado di offrire una panoramica complessiva e dettagliata degli immaginari e dei contesti che spinsero i KLF a essere i KLF dall’inizio della loro carriera fino al falò di banconote. Un lavoro di speleologia dei segni e dei codici che ci porta indietro di decenni, una ricerca storica e culturale che intreccia le storie di personaggi, musicisti, attori, fumettisti, attivisti che animarono quell’humus creativo che, ricevendo le prime stimolazioni dall’underground statunitense, travolse come un’inondazione improvvisa le città inglesi a fine anni ’70.

 

 

Per spiegare ciò che apparentemente non ha senso, sembra dirci Higgs, bisogna intrecciare i fili più improbabili, sfidare i meccanismi tipici della schizofrenia paranoide e trovare collegamenti che chiunque, razionalmente, giudicherebbe quantomeno forzati. La verità è che, nel suo libro, Higgs dimostra come la lunga sequenza di eventi casuali, incontri e idee possano fornire un racconto più verosimile della semplicistica (e illogica) spiegazione fornita dall’industria discografica. E allora nel libro si lega l’opera di Robert Anton Wilson Illuminatus! con il discordianesimo, l’omicidio Kennedy, Hans Arp, Julian Cope, Alan Moore, il Doctor Who, la dea Eris, Guy Debord, Carl Jung, John Fitzgerald Kennedy, gli ABBA e il numero 23 fino al rogo del milione di sterline.

Il risultato letterario è qualcosa di più di una biografia musicale.

È un’esperienza psicogeografica che restituisce le contraddizioni di un mondo sotterraneo che creò la house per irridere la pop music e unirla alla cultura dei rave. La vicenda dei KLF raccontata da Higgs è un libro carico di informazioni e biografie bislacche che si nutre di una sorta di situazionismo istintivo e allucinatorio tra la magia del Caos e le TAZ. E ogni volta, quasi come i KLF, l’autore sembra giocare con la tenuta della razionalità del lettore. Appena si pensa di aver afferrato qualcosa, un indizio, un segno, questo si disvela come uno scherzo “possibile”; un’ennesima burla per mettere alla prova la buona fede e l’amor proprio della società, dell’ordine economico, del lettore. Così si rincorrono tra le pagine lunghe sequenze di invenzioni, mind fucking, beffe improvvisate come anonimi messaggi lanciati su riviste e giornali a caso che parlano di ordini misteriosi e grandi complotti. Beffe che scossero le sicurezze dell’uomo comune quasi lasciando nel suo inconscio echi inquietanti quando lo spettacolo finì in un eterno presente senza arte, bellezza ed emozione.

 

 

Complotto! Caos, magia e musica house è un’opera house che irride il britpop restituendo a pieno la logica irrazionale del nostro immaginario odierno.

Higgs con questa biografia ha offerto un tributo filologicamente coerente all’arte di un mondo che chiuse i conti con la propria esistenza nel 1994. E l’impressione al termine della lettura è che l’autore si faccia carico di indicare qui e lì la soluzione per sfuggire alle pulsioni mortifere dell’ordine costituito: non decodificare mai l’arte, non farsi carico delle contraddizioni che creano spaesamento e inseguire, fino alle logiche conseguenze nel “mental rabbit hole”, i propri sensi, a volte, se necessario, mischiando fisica quantistica e una sorta di “lucido” e allegorico pensiero magico.