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Angelica Balabanoff, una rivoluzionaria ucraina dei tempi eroici

Balabanova è stata una rivoluzionaria ucraina dei “tempi eroici”, come la ricorda nelle sue memorie del 1977 la storica e scrittrice francese Janine Bouissounouse. Un’eroina, cioè, dei tempi in cui la rivoluzione non era possibile, era imminente

Nel primo supplemento al Dizionario Biografico degli Italiani, subito dopo la voce dedicata a Marussia Bakunin, terzogenita di Michail, dal 1912 ordinaria di chimica tecnologica applicata alla Scuola superiore politecnica dell’Università di Napoli, si trova la biografia di Anželika Isaakovna Balabanova. Balabanova è stata una rivoluzionaria ucraina dei “tempi eroici”, come la ricorda nelle sue memorie del 1977 la storica e scrittrice francese Janine Bouissounouse. Un’eroina, cioè, dei tempi in cui la rivoluzione non era possibile, era imminente.

Di origini ebraiche, nasce come sedicesima e ultima figlia nel 1869 a Černihiv, a poco più di cento chilometri da Kiev. A Charkiv frequenta le scuole, dove impara diverse lingue europee. «Spirito indipendente e ribelle», riporta il Dizionario Treccani, verso il 1885 abbandona casa e famiglia, particolarmente indignata per l’umiliazione costante subita dalla servitù. Si trasferisce a Bruxelles per frequentare l’Université Nouvelle.

Qui studia filosofia, letteratura, economia, sociologia e criminologia e può conoscere figure di spicco della Seconda internazionale socialista quali Émile Vandervelde, tra i fondatori del Partito operaio belga e docente all’“effimera” Université (come nel ’37 la definiva l’Enciclopedia italiana), o Georgij Plechanov, ispiratore del POSDR, il Partito socialdemocratico operaio russo, oltre che iniziatore del marxismo russo.

La formazione prosegue in Germania, a Lipsia, e poi a Berlino, per studiare economia politica. A Berlino avviene l’importante incontro con il suo modello di lotta e di liberazione della donna, Rosa Luxemburg. Dagli studenti della Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD), Balabanova sente parlare di un professore di filosofia italiano, Antonio Labriola. Allo scoccare del secolo è a Roma, dove può frequentare uno degli ultimi corsi universitari del marxista italiano. Grazie a Leonida Bissolati, incontra Filippo Turati, Claudio Treves e Anna Kuliscioff ed entra nel Partito Socialista Italiano (PSI). Un legame che resterà saldo, sebbene non continuo, per tutta la vita. A questo periodo risale l’italianizzazione del nome in Angelica Balabanoff, ricordato ancora oggi dall’istituto scolastico a lei intitolato che si trova nel quartiere Colli Aniene, a Roma, situato nella via che, pure, porta il suo nome.

Il Partito le chiede di andare a Lugano per occuparsi della formazione socialista degli italiani emigrati in Svizzera, prima a San Gallo, poi a Lugano. È qui che, intorno al 1904, conosce Mussolini. Angelica e Benito diventano amici. Angelica ha qualche anno in più di Benito. Lui la guarda come la maestra del socialismo, che lo fa uscire dal dilettantismo e gli apre le porte della rivoluzione, come riporta De Felice.

Lei, che lo aiutava a tirar su qualche franco rivedendo la traduzione del libro di Kautsky Am tage nach der sozialen Revolution, lo ricorderà come uno «sfaticato e morto di fame tenuto in vita solo dall’ingenua solidarietà dei compagni», e, soprattutto, come «il traditore».

Più che nell’altro suo compagno svizzero, Giacinto Menotti Serrati, il giovane massimalista che alla mattina seguiva le lezioni di Vilfredo Pareto e al pomeriggio leggeva Sorel, aveva trovato in Balabanova una guida rivoluzionaria, la quale, da parte sua, tentava di portarlo verso il marxismo.

In quel periodo svizzero, Balabanova fonda il giornale delle proletarie socialiste Su compagne! (che Mussolini chiamava Su compagno!) e ha modo di conoscere i leader menscevichi Martov e Axelrod.

Ma viaggia anche molto: a Berna incontra, probabilmente per la prima volta, Lenin. Nel 1907 è a Londra, al V Congresso del Partito Socialdemocratico Russo, dove si sottrae alla contrapposizione frontale tra bolscevichi e menscevichi. È poi a Stoccarda, dove partecipa alla Seconda Internazionale, del cui esecutivo entrerà a far parte qualche anno più tardi. A questo settimo convegno contribuisce come traduttrice, grazie alla sua conoscenza delle lingue, e può entrare in contatto con Karl Liebknecht.

Quando Mussolini, al congresso di Reggio Emilia, nel luglio del 1912, presenta la mozione per la cacciata dei moderati, tra i quali Bissolati, Balabanova lo appoggia. E quando, nella stessa occasione, Mussolini viene proposto per la guida dell’”Avanti!”, la condizione è che Balabanova ne diventi viceredattrice capo, una collaborazione che, tuttavia, durerà solo pochi mesi.

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, la rivoluzionaria ucraina sostiene, in linea con il Partito, la politica della neutralità e un’aperta opposizione all’intervento dell’Italia. Allorché nell’ottobre 1914 uscirà il noto editoriale interventista di Mussolini, Balabanova non esiterà a condividere la decisione all’unanimità dell’esecutivo del Partito di espellerlo. Gli è tolta anche la direzione dell’”Avanti!”, ma già a novembre usciva il primo numero del nuovo quotidiano interventista mussoliniano il “Popolo d’Italia”.

Dopo la parentesi milanese all’”Avanti!”e l’inizio del conflitto, Balabanova è di nuovo in Svizzera, a Berna, per organizzare, insieme a Clara Eisner Zetkin una conferenza femminile internazionale contro la guerra, dove si scontra con le lavoratrici bolsceviche e con Lenin, sull’opportunità di gettare le basi di una nuova internazionale. La tensione con i bolscevichi prosegue alla conferenza di Zimmerwald, nel 1915, con la quale i socialisti europei chiedevano la cessazione del conflitto.

Il movimento di Zimmerwald si sposterà poi a Stoccolma nel 1917, per seguire più da vicino l’evoluzione della rivoluzione bolscevica. In questo periodo, quasi contemporaneamente a Lev Trockij, Balabanova rompe gli indugi ed entra nel Partito comunista russo con i bolscevichi.

Il primo incarico del Partito, però non è a Mosca, ma in Svezia. Il suo compito è di redigere un bollettino in varie lingue con lo scopo di smontare la campagna internazionale di stampa che attaccava la rivoluzione bolscevica. In questa occasione comincia a curare per conto del Partito al governo in Russia i rapporti economici e politici con l’estero. È così che nel febbraio 1919 è inviata a Kiev per ricoprire la carica di commissario agli Esteri della Repubblica dell’Ucraina. L’incarico dura poco, perché Lenin le affida la segreteria del comitato esecutivo della nuova Internazionale comunista, il Comintern. Ma già i rapporti si sfaldano, per i metodi autoritari dei dirigenti bolscevichi e per i continui contrasti con il Presidente del Comintern, Gregorij Zinov’ev.

La rottura definitiva avviene all’inizio degli anni Venti. Non solo l’ambiente politico del Comintern era diventato invivibile, come racconta nelle sue memorie, stese a Mosca nel ’21, ma anche gli attacchi metodici ai partiti socialisti, in particolare quello italiano, erano, per Balabanova, insopportabili e pericolosi. Il risultato, infatti, era di indebolire la capacità di resistenza dei lavoratori e di costituire piccoli partiti comunisti più preoccupati dal controllo a cui Mosca li sottoponeva che dalle effettive conquiste politiche.

Abbandonata Mosca, e rientrata in Italia nel 1922, la rottura con i bolscevichi si fa irreversibile. Ma ecco che, quando i fascisti marciano su Roma, è di nuovo via, in Svizzera, poi Parigi, e Vienna, dove, nel 1924, riesce a far emigrare anche Antonio Gramsci. La peregrinazione della rivoluzionaria ucraina riprende, incessante, sempre portando con sé, come ricorda Victor Serge nei Mémoires, «il suo materiale da perpetua studentessa povera, il fornello ad alcool per il tè, la stufetta per la frittata, tre tazze per gli invitati».

Riferimenti e bibliografia minima

A. Balabanoff, Erinnerungen und Erlebnisse, E. Laubsche Verlagsbuchhandlung, Berlino 1927.

––– Memorie, Parigi, Avanti!, Milano 1931.

––– My Life as a Rebel, Harper & brothers, New York-Londra 19383; trad. it. di Andrea D’Anna, La mia vita di rivoluzionaria, Feltrinelli, Milano 1979.

––– Il traditore, the Traitor. Benito Mussolini and His “Conquest” of Power, edizione bilingue italiano-inglese, Giuseppe Popolizio editore, New York 1942-1943.

––– Il traditore, a cura di Giuseppe Galzerano, Riccardo Napoleone editore, Roma 1973.

––– Ricordi di una socialista, De Luigi editore, Roma 1946.

––– Lenin visto da vicino, Opere Nuove, Roma 1959.

––– Lénine et la création du Comintern, in: Jacques Freymond (a cura di), Contributions à l’histoire du Comintern, Droz, Ginevra 1965.

R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario. 1883-1920, prefazione di Delio Cantimori, Einaudi, Torino 19657.

M. Dreyfus, Un courant socialiste original: les maximalistes italiens dans l’émigration (1926-1940). In: P. Milza (a cura di), Les Italiens en France de 1914 à 1940, École Française de Rome, Roma 1986, pp. 169-193.

R. Florence, Marx’s Daughters: Eleanor Marx, Rosa Luxemburg, Angelica Balabanoff, Dial Press, New York 1975.

A. La Mattina, Mai sono stata tranquilla, Einaudi, Torino 2011.

B. Lazitch, Biographical Dictionary of the Comintern, nuova edizione aumentata e rivista, in collaborazione con M.M. Drachkovithc, The Hoover Institution press, Stanford 1986, pp. 16-17.

Movimento femminile socialdemocratico (a cura di), In memoria di Angelica Balabanoff: 1869-1965, Roma 1966.

F. Pieroni Bortolotti, Femminismo e partiti politici in Italia 1919-1926, Editori riuniti, Roma 1978.

V. Serge, Memorie di un rivoluzionario (1901-1941), traduzione dal francese di Aldo Garosci, postfazione di Goffredo Fofi, e/o, Roma 1999.

R. Stites, The Women’s Liberation Movement in Russia, Princeton University Press, Princeton 1978.

Immagine di copertina: Isaak Brodsky