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Tra la via Emilia e la via lattea

Il nuovo album delle Luci della centrale elettrica live a Roma.

L’Atlantico Live (o più comunemente Palatlantico – ex Palacisalfa) è un vecchio capannone industriale ristrutturato ed oggi affittato alle produzioni che organizzano eventi o concerti che raccolgono un pubblico piuttosto numeroso, ma non tanto da riempire uno stadio od un palazzetto dello sport. Ci troviamo a Roma sud, all’incrocio tra via Cristoforo Colombo e via Oceano Atlantico, più vicini al raccordo anulare che al capolinea della metro B. Per arrivare qui si deve attraversare tutto il quartiere Eur (Esposizione Universale di Roma), complesso urbanistico ideato e costruito dal regime fascista alla fine degli anni ’30, che ancora oggi si rivela in tutta la sua (retorica) maestosità “neoclassica semplificata” di marmo bianco e squadrato.

Quartiere dormitorio, sede principalmente di uffici pubblici e privati: Confindustria, ministeri, Siae, Inps, quel che rimane di Equitalia. Non è un quartiere popolare, né animato di sera, a parte qualche sporadico locale notturno frequentato da giovani in camicia bianca e macchinone parcheggiato fuori.

Venerdì 4 aprile, Vasco Brondi, a.k.a. Le Luci della Centrale Elettrica (riferite al polo emiliano della Montedison), ha presentato il suo nuovo album: “Costellazioni”. Chi si spinge fin qui considera il percorso come un passaggio isolato dai circuiti musicali canonici. Chi si è spinto venerdì sera al Palatlantico (quasi duemila persone, divise generazionalmente tra un sotto palco giovanissimo e una retrovia più matura), lo ha fatto per ascoltare le storie di un giovane cantautore “neo-sensibilista”, con già all’attivo tre album, un libro illustrato e tante, tante parole da pronunciare.

La sua scrittura è un flusso di pensiero, un aggrovigliamento di visioni, che richiama immagini di scenari post-industriali e post-atomici, dentro i quali si snodano storie reali ed immaginifiche, storie provinciali e cosmiche, “tra la via emilia e la via lattea”. Per Brondi l’espressione lirica è un’urgenza senza freni, le sue declamazioni vengono plasmate da suoni caldi e freddi, secchi e malinconici.

Suona la sua chitarra acustica puntellando spesso la successione ripetuta di due-tre accordi, alternando la sua voce calma ad esplosioni urlate, delineando precise figurazioni, per poi scomporle e poi riprenderle, creando un caos che si muove nell’insofferenza per un reale poco realistico, riuscendo a “trovare un’anima anche ai cavalcavia o alle carcasse dei motorini”.

Quando lascia la sua chitarra, i quattro musicisti che lo accompagnano nel live (chitarre, tastiere, drum macchine, violoncello) arrangiano basi su cui Brondi lascia sfogare la sua ugola pacata o gracchiante, lasciandosi andare anche a balli indemoniati stile Jim Morrison, quando il tempo incalza ed il loop sembra non voler finire. E fuori non si sa se il cielo è coperto o si vedono le stelle, ma è comunque facile immaginarsele, fino a vederle scendere ed infilarsi nel taschino del suo giacchetto di jeans nero aderente.

Vecchie hit si alternano alle canzoni di “Costellazioni”, dalle quali sembra emergere una nota pop forse più ottimista (sicuramente più melodica), pescando, senza timori, nella tradizione cantautorale italiana, fino agli Smiths e ai Sonic Youth, senza alcun limite di genere o stile. Dopo un’ora e mezza di concerto si ha la sensazione che ciò che è stato suonato non è capitato lì per caso, e che da Ferrara, proprio venerdì sera, le Luci della Centrale Elettrica abbiano brillato su Roma sud, assieme al ricordo doloroso di un’altra stella emiliana da poco scomparsa (Enrico Fontanelli, colonna degli Offlaga DiscoPax).

Al ritorno, risaliamo verso il centro della città seguendo via Cristoforo Colombo fino alle Mura di Porta Ardeatina, a pochi di metri dagli spazi dell’Angelo Mai, sigillati da una delle più ottuse operazioni di polizia che si sono prodotte contro le occupazioni romane. Accanto, il parco di San Sebastiano, che da lì a poche ore ospiterà l’ennesimo affollato concerto a sostegno dell’Angelo sgomberato. Tra i tanti artisti che hanno adeito all’evento, porteranno la loro solidarietà e complicità Piero Pelù, Afterhours, The Niro, Pino Marino, Roberto Angelini, Valerio Mastandrea, Il Teatro degli Orrori, Giovanni Truppi. A dimostrazione, ancora una volta, che la produzione culturale e l’autogestione non possono diventare una questione di ordine pubblico. Associazioni a delinquere di angeli, e di stelle.