cult

CULT

Rock’n’roll Transformer

Lou Reed, narratore di sogni e metropoli.

Cantautore, polistrumentista, poeta, Lou Reed si è spento il 27 ottobre a 71 anni. Un artista costantemente in movimento, sempre in grado di reinventarsi e cambiare pelle nel corso della sua lunga carriera. L’Angelo del male del rock, narratore di sogni e metropoli, da sempre sfidando le convenzioni borghesi, in rifiuto dei modelli dominanti. Il gusto per il travestimento e il ripensamento dell’identità e libertà sessuale portati ai limiti più estremi, accompagnando i suoi viaggi onirici con uno stile di vita all’insegna dell’arte e dell’eccesso.

“Let’s take a walk on the wild side” è un’esortazione a superare la paura dell’ignoto, una paura che a volte attanaglia e immobilizza, che rende apatici, che ti costringe a stare in piedi al luna park a guardare la giostra che gira. Oppure una paura che annebbia il cervello e ti fa cadere giù da un tetto o un terrazzo perché ad occhi aperti non è facile soffrire la cattiveria, le discriminazioni e le vessazioni altrui, la povertà e la precarietà della vita. Al margine. “I can’t stand it anymore” è l’urlo che precede la caduta. Senza atterraggio.

Ma l’urlo è diverso se si ascolta con attenzione: “you’re paying a price when there is no price to pay”. Non esiste un prezzo da pagare per la Grande Mietitrice di debiti, vite,diritti. “You killed your European son. You spit on those under twenty-one”!

Di nuovo: “take a walk on the wild side”! Vieni a colorare e sporcare il mondo grigio che vedi con i tuoi occhi blu mentre ascolti la canzone. E qui ogni strofa tratteggia un carattere, è un flash che cristallizza un attimo nella vita di tutti (no)i personaggi, una loro caratteristica peculiare, destabilizzando il comune senso del pudore: aprire la mente e scoprire tanti altri mondi semplicemente e naturalmente quotidiani. “Attenzione, il mondo è dietro di te. C’è sempre qualcuno intorno a voi”.

Un qualunque Jack e una (Sweet) Jane qualunque saranno sempre in piedi in un angolo, valigia in mano in strada ad aspettare, dopo aver risparmiato una vita e rincasato sempre presto la sera, senza andare a ballare perché loro dovevano lavorare. Finché potevano farlo. “Some people work very hard, but still they never get it right”, ergo: “stai andando (davvero) a raccogliere ciò che hai seminato”?

“We were watchin’ the news, the world’s in a mess. The poor and the hungry, a world in distress”. Sempre lo stesso leitmotiv in tv. Mentre “Jack nel suo cappotto, e Jane con una camiciola” stanno seduti sul divano.

Dalla finestra una melodia, un rock metropolitano, underground, disturbante che si è sposato con l’agrodolce e con il glam, insieme alla chitarra “nasale” suonata con un pedale wah-wah premuto a metà e al sax suadente. C’è da dire che: ”tutti i poeti hanno studiato le regole dei versi”.

“Un migliaio di sogni che ci svegliano”, solcando i mari su un grande veliero, di terra in terra. In tutte le città del mondo. In tutte le strade che sono state attraversate. Devi “correre, correre, correre, correre, correre e, forse, “Well I’m beginning to see the light”: “all the people are dancing”.