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Ritornare ad accelerare

In un articolo di fine giugno, Gianfrancesco Turano ha sostenuto sull’Espresso che la filosofia accelerazionista costituirebbe un modo per unire estrema destra ed estrema sinistra. Ripercorrendo la genealogia filosofica dell’accelerazionismo e la sua distinzione in R/Acc, L/Acc e U/cc, si possono evitare confusioni semantiche e la minimizzazione del fenomeno drammatico delle estreme destre globali

Nonostante l’accelerazionismo sia stato dichiarato morto a più riprese, il suo fantasma non accenna a scomparire. Come ogni poltergeist che si rispetti, riappare ciclicamente a infestare la casa concettuale di intellettuali, scrittori, artisti e giornalisti. Uno spettro ingombrante, un vero e proprio spauracchio in grado di stimolare le fantasie di un occidente morente che si ostina a non volere crollare. Stavolta è il turno dell’Espresso, nelle parole di Gianfrancesco Turano.

 

«In principio furono gli anni Settanta. In piena guerra fredda fra emisfero ovest ed emisfero est, gli opposti estremismi si scontravano duramente e, talvolta, tentavano di ritrovarsi all’interno di mostri ideologici come il nazimaoismo di Franco Freda, protagonista dello stragismo italiano e autore del pamphlet La disintegrazione del sistema (1969). Il capitalismo come nemico comune destinato a crollare sotto il peso delle sue contraddizioni ora è tornato sotto le spoglie dell’accelerazionismo».

 

È curioso vedere come in Italia pur essendo proibito ogni dibattito sugli anni ‘70, pena l’accusa di apologia del terrorismo, sia presente una tendenza diffusa alla similitudine e al paragone a buon mercato con le esperienze maturate in quegli anni; un grande rimosso collettivo al quale ricorrere per eccitare, scandalizzare, terrorizzare e indignare un pubblico abituato a pensare che la storia si sia fermata al sequestro Moro. Nonostante i sogni perversi di qualche rosso-bruno (o meglio nazi) dell’ultima ora, l’accelerazionismo non ha mai avuto a che fare con il fronte unico anticapitalistico teorizzato da Freda, ma piuttosto l’esatto contrario. Quella accelerazionistica è una teoria stratificata, complessa e proteiforme che ha avuto il merito di portare nel dibattito accademico e underground tutto un armamentario di concetti filosofici, politici e artistici in grado di funzionare come strumenti grazie ai quali poter leggere e interpretare le complessità del presente. Nella sua prima formulazione l’accelerazionismo nasce dalle ceneri della sconfitta di ogni ipotesi egemonica situata a sinistra: i fondatori della corrente, Sadie Plant (che l’autore qui bypassa completamente regalandoci una perla rara di narrazione sessista e patriarcale) e Nick Land, teorizzano inizialmente una via d’uscita dal capitalismo che passi attraverso le sue stesse profondità; un’accelerazione delle sue tendenze anti-umaniste e liberanti, che di pari passo con l’accelerazione tecnologica, conducano all’annientamento di ogni residuo naturale, verso un puro artefatto tecnologico in grado di cavalcare i flussi impazziti del reale lasciandosi alle spalle l’umanesimo, vero residuo tossico della storia. Il capitalismo è quindi immaginato come un’entità aliena che proviene dal futuro e che è in grado di traghettare l’umanità aldilà dei suoi limiti biologici e concettuali. In ogni caso niente di paragonabile al naziplatonismo di bassa lega di Franco Freda.

Libro da leggere per le vacanze: The Accelerationist Reader a cura di Robin Mackay e Armin Avanessian, Fanged Noumena di Nick Land, Zero and Ones di Sadie Plant

 

«Il successo del brand, come si chiamerebbe in una lezione di economia aziendale, è stato inversamente proporzionale alla sua coerenza di pensiero in modo da coprire il massimo spazio di mercato. Lo stesso si può dire dell’accelerazionismo che è disponibile nelle versioni R/Acc (right), L/Acc (left) e nella forma più radicale, l’U/Acc (unconditional) che promuove la distruzione completa della società attuale».

 

In un colpo solo vengono cancellati più di 30 anni di riflessione filosofica, artistica, etica, politica e tecnologica in nome di una riduzione insensata e superficiale a uno spettro debole e decrepito, tutto italiano, come quello dell’eversione. La tripartizione in accelerazionismo di sinistra, di destra e incondizionato è il frutto di un’elaborazione continua e comunitaria, sviluppata nell’arco di molti anni e a cavallo di diversi sconvolgimenti epocali. Provando a semplificare, l’accelerazionismo di sinistra (L/Acc) si raccoglie intorno all’idea del repurposing: il processo di avanzamento tecnologico non è la radice del problema ma al contrario è l’uso che il capitalismo fa di determinate tecnologie a renderle problematiche e discriminanti. Il capitalismo rappresenta una forma di vita parassitaria che vive nutrendosi continuamente delle potenzialità e delle energie rivoluzionarie prodotte dalla collettività; l’obbiettivo diviene quindi quello di riappropriarsi di tutta una serie di tecniche, pratiche e infrastrutture già esistenti e reindirizzarle verso il bene comune, riattivando così la vera spinta prometeica del genere umano verso il progresso e verso un mondo più giusto (e quindi comunista). L’accelerazionismo di destra ha una genesi più complessa, che rende difficile definire con chiarezza chi siano questi fantomatici accelerazionisti: il movimento prende corpo dalla svolta reazionaria di Land e dall’incontro di quest’ultimo con Curtis Yarvin, raccogliendo rapidamente consensi nei punti più profondi della Rete, tuttavia senza mai arrivare a costituire un vero e proprio fronte unito, né a esprimere una qualsivoglia “linea” politica comune. Quando si parla di R/Acc (Right Accelerationism) l’errore più comune è quello di confondere il caotico mondo dell’Alt Right americana con la sua controparte accelerazionistica. Per quanto esistano indubbiamente reciproche contaminazioni fra queste due realtà (basti pensare a personaggi popolari nell’etere a stelle e strisce come Mike Ma) affermare che i Boogaloo Boys (a loro volta solamente una parte non ben identificata e assolutamente non omogenea della variegata galassia Alt-Right) facciano attentati “in nome dell’accelerazionismo” è quanto meno superficiale e inesatto, un buon metodo per creare confusione e risparmiarsi l’onere dell’approfondimento. In ultimo l’U/Acc (Unconditional Accelerationism), la branca dell’accelerazionismo che secondo Turano promuoverebbe «la distruzione completa della società attuale», rappresenta in realtà il lato più accademico e intellettuale di questa corrente di pensiero. L’accelerazionismo incondizionato nasce dall’incontro filosofico/teorico di Heidegger e Deleuze, condito da un pizzico di magia del Caos: alla base della proposta dell’accelerazionismo incondizionato c’è il riconoscimento della realtà come fonte ultima e inconoscibile di energie potenti e inappropriabili, rispetto alle quali l’umano deve abbandonare ogni pretesa di controllo. Tutte le configurazioni politiche devono fare i conti con questa inappropriabilità di fondo, questo scarto incolmabile in grado di detronizzare finalmente l’umanità dal suo trono al centro dell’universo; parlare di U/Acc è parlare di lasciar essere, di farsi da parte per permettere all’esistente di dispiegare le sue configurazioni più proprie, anche se questo vuol dire lasciar spazio alle energie più distruttive e destabilizzanti. L’accelerazionismo incondizionato è spesso considerato apolitico e concettuale, salvo poi ibridarsi creando nuove configurazioni sia a destra che a sinistra.

Libri da leggere per le vacanze: Contro la vostra realtà di Angela Nagle, How to accelerate: introduzione all’accelerazionismo di Tiziano Cancelli

 

«L’Italia diventa un pilastro ideologico del movimento con i profeti dell’operaismo fra il 1968 e il 1977 come Toni Negri (Potere operaio e Autonomia operaia, condannato per associazione sovversiva nel processo 7 aprile), e come Franco “Bifo” Berardi, fra i principali animatori di Radio Alice. Lo slogan dell’emittente bolognese fondata nel febbraio 1976 (“informazioni false producono eventi veri”) anticipa di decenni la manipolazione dei social network sulla quale oggi riflettono Matteo Pasquinelli (Gli algoritmi del capitale, 2014), Luciana Parisi, Tiziana Terranova, Maurizio Lazzarato, i collettivi Euronomade in Italia o Nick Srnicek, Mark Fisher e Robin McKay ai margini dell’eredità del Ccru».

 

Definire Bifo un precursore della post-verità e Negri un accelerazionista ante litteram è così ridicolo che non è possibile rispondere in alcun modo dotato di senso.

Libri da leggere per le vacanze: Realismo Capitalista di Mark Fisher, Inventare il Futuro di Alex Williams e Nick Srnicek

 

«In quanto all’Italia, il R/Acc ha preso la strada dei neri con la pubblicistica di Nazione Futura, dell’editore Altaforte, vicino a Casapound, e di testi come White Guilt, il razzismo contro i bianchi nella società multietnica, scritto dall’avvocato toscano Emanuele Fusi. Sono tutti segnali che la strategia della tensione non è finita e che dagli Usa la fiamma del “big luau” potrebbe accelerare verso l’Europa».

 

Ricapitolando, secondo Turano, Casapound e il suo avvocato sono accelerazionisti perché quest’ultimo ha scritto un libro sulla supremazia bianca pubblicato gentilmente dai primi. Entrambe le cose sono segnali che Cossiga non è morto e che l’Europa potrebbe venire invasa da adolescenti statunitensi in camicie a fiori. Ok.

Libri da leggere per le vacanze: Quarant’anni. Trovare, ritrovare e cambiare lavoro di Luisa Adani

Aldilà della facile ironia, le problematiche derivate dalla mancanza pressoché totale di approfondimento riguardo determinate tematiche contribuisce a generare confusione su argomenti che al contrario andrebbero affrontati con chiarezza e preparazione. I nomi delle cose sono importanti: ogni qual volta un fascista viene chiamato accelerazionista, un suprematista bianco viene chiamato boogaloo boy, si opera uno spostamento semantico che rischia di minimizzare o addirittura ridicolizzare il pericolo costituito da determinati gruppi o ideologie, per non parlare dell’enorme mancanza di rispetto nei confronti di chi giornalmente subisce la violenza fisica e mentale che essi producono incessantemente. Il ricorso patologico a categorie vecchie, ormai non più utili a leggere la complessità del presente, produce un ritardo costante nella produzione degli anticorpi concettuali necessari a contrastare la retorica sempre più pervasiva che inonda gli organi di informazione, favorendo in questo modo il proselitismo e la narrazione artificiosa della destra su scala globale. Compito di chiunque si occupi di informazione o di cultura oggi è quello di facilitare la nascita di nuove narrazioni e nuove modalità d’espressione che siano in grado di fare i conti con la complessità del reale; uscire quindi da quella forma di negazione della realtà che sembra attraversare trasversalmente la società, con la speranza di riguadagnare in questo modo un sapere in grado di riprendere finalmente la posizione creatrice e inclusiva che gli spetta di diritto.