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Ripercorrendo bell hooks

A due anni dalla morte di bell hooks continuiamo a pensare nitide e vive le sue idee, a guardare, comprendere e decostruire insieme. Il suo contributo politico e letterario è ancora oggi un orizzonte a cui tendere e da cui partire per sentire diversamente il presente: ogni giorno si presentano e si riproducono le fratture sociali che ci indicano quanto sia importante ripensare collettivamente la pratica femminista e i concetti di classe e razza, ma anche l’insegnamento, lo stato e le sue istituzioni, indagando il rapporto tra istruzione, educazione e coscienza critica. Ancora oggi, più che mai e tutto intorno, è importante e necessario ripercorrere le pietre miliari della vita e del pensiero di bell hooks

Tutte le opere di bell hooks sembrano essersi auto-migliorate nel tempo, con una visione ampia e chiara, tenendosi però sempre dentro le stesse idee e visioni, spesso le stesse parole, come a completare continuamente una scia. Il percorso delle sue opere matura notevolmente di anno in anno e soprattutto respira sempre di più: da Visual Politics del 1995 a Feminism is for everybody, o a tutti i vari Teaching (to transgress, community, critical thinking) si affina il pensiero e si aggiungono lentamente anche passaggi, idee e lampi di storia personale.

La ricerca e la produzione di bell hooks unite alla sua storia non ci hanno raccontato solo un modo diverso di pensare alla classe e alla razza, come hanno fatto anche tante altre pensatrici, ma soprattutto hanno contribuito a costruire nuove forme di pensiero sul modo di produzione, sugli sfruttamenti e sulle riproduzioni delle disuguaglianze, ma anche sui sentimenti e le passioni (come modalità di sentire il mondo) e sulle strutture, da un punto di vista diverso e non dominante.

Nata negli anni Cinquanta del Novecento, nel suo Kentucky, dove morirà nel 2021, bell hooks ha passato praticamente tutta la vita, da quanto emerge dai suoi scritti e dalle ricerche, a pensare e ripensare le dinamiche politiche del riscatto e, quindi, della propria posizione e latitudine nel mondo.

I punti di pensiero maggiori nei quali forse si sente maggiormente la sua mano, infatti, sono proprio quelli che riguardano l’inserimento. L’oppressione di classe è anche quella più dimenticata. In libri come Where we stand: Class matters, del 2000, risulta chiara e fondamentale l’idea di dover inserire le persone povere, marginalizzate e razzializzate solo a partire da rapporti e processi di autocoscienza, ovvero di sabotare totalmente la direzione caritatevole in cui si esprime il potere e per la quale il denaro viene legato al lavoro, al merito e ancora alla classe: bell hooks esprime qui, dopo averla espressa nella sua vita, l’importanza di rivendicare il prodotto-denaro e poi di valutarne i sentimenti (il sentimento di povertà, di invidia, di sottomissione), un concetto davvero inedito, a suo tempo e tutt’oggi, da cui partire.

Queste opere, e tutte le altre decine e decine, hanno sempre sottolineato l’importanza di non perdere di vista la lotta di classe anche in un mondo e in una società in cui le classi sembrano non esistere più, sembrano perché questo pensiero, sostiene la scrittrice, viene puntualmente espresso solamente da una casta di persone, una classe dirigente ma anche dalla classe intellettuale. Chi vive escluso da questi dibattiti e dinamiche riconosce invece quanto ancora sia fondativa per la società che viviamo – in tutti i suoi aspetti – la classe.  Parlare di classe non è facile perché bisogna considerare sempre e necessariamente due aspetti: chi la racconta e chi la attraversa. Questo perché la classe, ci dice bell hooks, è molto e molto più importante del denaro.

La letteratura di bell hooks è importante anche e soprattutto per la sua divergenza con tutto il resto e perché parte dall’esperienza personale dell’autrice, che racconta e trasmette il proprio vissuto e il proprio rapporto con la razza, con il classismo e con il sessismo. I suoi testi sono animali ibridi, anche se lo sembrano non sono saggi, e neanche romanzi, bensì semplicemente il racconto sentito e la riflessione sulla sua vita ovvero – come sostiene – la storia di ciò che ha dovuto affrontare per avere successo.

Con un impegno politico sincero e sentito, ha raccontato attraverso le sue opere principali di essere stata la prima persona della sua famiglia a frequentare il college e che proprio per questo ha dovuto frequentare determinate lotte da sola e per prima, ripercorrendo e ricostruendo inoltre la storia sociale degli Stati Uniti. bell hooks sostanzialmente ha condiviso con noi la sua educazione, con uno stile che vuole essere sempre colloquiale: con le sue parole e nei suoi libri lei insegna, non sta scrivendo una polemica.

Raccontando le fratture della propria esistenza, l’autrice analogamente ci ha insegnato quanto gli Stati Uniti, i suoi, posseggano sistematicamente una fortissima gerarchia di classe, esprimendo come sfondo alle proprie idee quanto questo modo di essere società incida profondamente e intimamente sulla vita delle persone. Ha provato a disvelare esattamente, come giudizio e misura universali, la costruzione del meccanismo per cui in una data cultura, dove il denaro è la misura del valore, si crede che tutto e tutti possano essere acquistati: anche se si ha la consapevolezza del fatto che il denaro non è il più importante valore, a un certo punto questa dinamica moderna si avvera, ed è proprio per questo che spesso la storia sociale che fa da contorno, nel frame del ventesimo secolo, deraglia. «La solidarietà con i poveri è l’unica via che può ricondurre la nazione a una visione di comunità che possa effettivamente sfidare ed eliminare la violenza o lo sfruttamento».  

In tutti i suoi scritti bell hooks attinge alle proprie radici nel Kentucky ma anche successivamente, ad esempio, alle sue avventure con i consigli di amministrazione a Manhattan per riflettere su quella che è, che era, la vita di una donna nera di successo, raccontandolo in modo totalmente onesto ma anche con una sottile e intelligente visione postmoderna, non positivista, mai reazionaria.

Espone inoltre sempre le proprie contraddizioni rispetto al denaro e all’amore; queste contraddizioni rappresentano più di tutto forse un pensiero commuovente, perché sono legate all’idea che rimanda maggiormente, sul piano politico, alla delineazione di forme di autogestione, contropotere, da nutrire e pensare intorno a tutte le scelte che si eseguono con coscienza o meno.

Esemplificativo tra tanti, su questo fronte, è l’aneddoto dell’auto di lusso: bell hooks racconta che dopo aver comprato quell’auto si sentì subito meno generosa, per l’idea di un oggetto materiale e così costoso, che alternava il suo rapporto con gli altri e con la società in cui era immersa, ma con il quale però nonostante tutto lei si identificava. L’obiettivo è quello di essere autosufficienti e non ricchi. Di base è lo stesso pensiero che viene da lei applicato anche all’amore, sentimento al quale dovremmo dare più spazio e accoglienza – dare tutto -, liberarci liberandone le smarginature e le contraddizioni politiche, realizzando forse solo così una vera rivoluzione culturale (in All about love e non solo). Risulta poi, a questo punto, predominante e al contempo di sottofondo nell’opera di bell hooks, il tema quasi estetico dell’adorazione: dato che le cose fino a questo punto funzionano così e hanno assunto una certa direzione sociale non vuol allora dire che non possiamo ammirare, ammirarci e possedere cose adorabili, bensì dobbiamo solo riconoscere che alcuni valori, oggetti, il denaro e il suo significato, storicamente cambiano le persone e le soggettività e ne cambiano di conseguenza il rapporto con gli altri.

La chiave si trova nel trovare una reale strategia per compensare questo sbilancio, capire che nasce prima di tutto da uno sbilancio di classe, prima sistemico e poi di percezione. Da qui anche le sue idee rispetto a un femminismo decoloniale. Lei descrive come la sua educazione primaria nella classe operaia abbia poi influenzato la sua mentalità, successivamente, come membro di una classe superiore, prendendone però tutto il meglio, ovvero sostenendo la comunità di condivisione delle risorse all’interno dei moderni sistemi economici. Il costo dell’istruzione e dell’accademia è diventare qualcos’altro. bell hooks è riuscita, tenendo insieme tutti i pezzi, a parlare egregiamente anche di lavoro: i temi della riproduzione e dell’invisibilizzazione del lavoro femminile sono sempre insieme al centro e al lato della sua produzione, con le altre teorie a fare da cardine.

Nonostante però tutta questa fascinazione e apertura verso il grigio, hooks sostiene che non bisogna abboccare così facilmente, non perdere così in fretta la sensibilità verso un falso dio, verso l’oro: non cadere quindi nell’inganno che viene servito alla classe media. Il capitalismo viene da lei accomunato a un genocidio prolungato, ad esempio come nella dinamica della droga che crea nelle persone voglie al passo del consumo, mostrando esattamente il rapporto da ribaltare tra classe e comunità. I dipendenti soffrono il peso di questo capitalismo perché vengono derubati dalla capacità di funzionare con autonomia e automazione.

Ripercorrendo i suoi temi, l’impegno politico per bell hooks deve passare per forza per la giustizia economica. I neri le nere povere, per via della segregazione, sono riusciti a essere comunità, cosa che non avviene con la povertà bianca. La storia che ne è seguita, e che lei ha provato a raccontare, ha mostrato l’importanza di creare nuove relazioni legate a valori più importanti e duraturi e non alle false gerarchie basate su ricchezza, colore e sesso, delineando inoltre in questo modo anche una dimensione spirituale del femminismo nero.

Sono fondamentali le comunità, dunque, quanto gli sforzi individuali per il cambiamento: se da una parte le questioni di classe sono fondamentali per cambiare radicalmente la società, allo stesso tempo la società deve essere radicalmente cambiata per cambiare tutte le forme di svantaggio. bell hooks si affida anche e addirittura alla religione per sostenere rinnovate forme di empatia per le persone povere. Insomma, tra tutti questi temi, teorie e pratiche, continua poi a colpire il linguaggio e la sua filosofia, e sono proprio questi ultimi due forse i segmenti più rivoluzionari, ancora oggi, delle pagine della scrittrice: sentire fermamente che è esistita e quindi esiste ancora un’epistemologia della denominazione tra privilegio e autocoscienza.

La lunghissima produzione di bell hooks continua e continuerà a creare e a far pensare, per i suddetti motivi e per mille altri. Portare in giro, leggere, tradurre, contaminare e continuare a scoprire i suoi testi restano azioni luminose e necessarie.

Immagine di copertina da Flickr