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ROMA

Residenza e diritti per chi occupa: la giunta Gualtieri alla prova del nove

Oggi martedì 7 giugno in piazza Campidoglio a Roma dalle 14.30, contro l’articolo 5 del decreto Lupi in concomitanza con la discussione in consiglio comunale della mozione a cura dei consiglieri di maggioranza che, se approvata, impegnerebbe il sindaco e gli assessori competenti a riconoscere la residenza, in deroga all’articolo 5, per chi vive all’interno delle occupazioni ed è «meritevole di tutela», e a promuovere nei confronti del legislatore una richiesta di «modifica» dell’articolo 5

Tra i profili normativi che contribuiscono alla riproduzione delle diseguaglianze, l’articolo 5 del decreto Lupi ha un ruolo di primo piano. Da otto anni esclude dalla residenza e peggiora la qualità della vita delle persone che, sotto la scure dell’instabilità economica, vivono all’interno di stabili occupati. È stato introdotto nel 2014 e, nonostante più stagioni di contestazione, è ancora lì, a garantire il mantenimento delle asimmetrie di potere che organizzano la società e a raccogliere sguardi di disapprovazione di attivistə, ricercatorə, avvocatə, statisticə, operatorə, sindacalistə.

Alla luce dell’attuale indirizzo del parlamento, è difficile immaginare che possa essere cancellato nel breve periodo. Anche per questa ragione i limiti e le potenzialità dei poteri esercitabili delle giunte comunali sono sotto la lente d’ingrandimento di chi si mobilita contro l’articolo 5.

Il presidio Campidoglio batti il 5!, programmato per le 14:30 di martedì 7 giugno in piazza Campidoglio, prende forma all’interno di questo scenario. È promosso tra gli altri dal Movimento per il diritto all’abitare, ASIA Usb, ActionAid Italia, A Buon Diritto Onlus, Nonna Roma, Arci Roma, Clasp-Coordinamento Lavoratori/trici della Statistica Pubblica, FIR ed Enrico Gargiulo dell’Università di Bologna; l’elenco è in costante aggiornamento.

1. Chi è «meritevole di tutela»?

L’obiettivo della mobilitazione è molto specifico: è indispensabile che il sindaco deroghi in maniera generalizzata al divieto di iscrizione anagrafica per chi vive in stabili occupati e garantisca l’accesso diffuso ai diritti.

Il presidio è organizzato in concomitanza con la discussione in consiglio comunale della mozione a cura dei consiglieri di maggioranza che, se approvata, impegnerebbe il sindaco e gli assessori competenti a riconoscere la residenza, in deroga all’articolo 5, per chi vive all’interno delle occupazioni ed è «meritevole di tutela», e a promuovere nei confronti del legislatore una richiesta di «modifica» dell’articolo 5. 

Il potere di deroga è attribuito al sindaco dal 2017: è stato aggiunto un ultimo comma all’articolo 5 con il quale è disposto che «Il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis [esclusione dalla residenza e dalle procedure di assegnazione di alloggi pubblici, ndr] a tutela delle condizioni igienico-sanitarie».

L’approvazione della mozione segnerebbe un primo passo – importante ma non vincolante – nel percorso di attivazione dei poteri in capo all’amministrazione comunale. In un successivo atto sarebbero poi definiti quali sono i criteri per individuare chi è «meritevole di tutela». La posta in gioco sembra essere tutta qui; la mobilitazione nasce per evitare il rischio che la deroga abbia i caratteri dell’eccezionalità. È indispensabile che il «meritevoli di tutela» a cui fa riferimento la normativa sia interpretato nella maniera più estensiva possibile. «Tutte le persone che si trovino attualmente in una condizione socio-economicamente precaria» è l’indicazione contenuta nel testo di lancio della mobilitazione.

Se la deroga all’articolo 5 dovesse effettivamente prendere forma, e se dovesse avere una portata non residuale, sarebbe un segnale importante nei confronti delle persone che fanno esperienza delle radicali diseguaglianze che organizzano la città. 

2. La residenza: uno snodo cruciale

Tra i dispositivi che contribuiscono alla riproduzione delle diseguaglianze, la residenza ha un ruolo di primo piano. Accanto alla funzione demografica, nel nostro ordinamento la residenza è anche, di fatto o di diritto, il presupposto per l’esercizio di diritti fondamentali. I diritti, i servizi e le prestazioni a cui non accede chi non è iscritto all’anagrafe sono tanti e variegati. Molti hanno rilievo costituzionale.  

L’assenza di iscrizione anagrafica impedisce, nella maggior parte dei casi, l’iscrizione al SSN e ai centri per l’impiego, la richiesta di reddito di cittadinanza e di bonus nido. Esclude dal diritto alla previdenza sociale, dal diritto all’elettorato attivo, dalla partecipazione ai bandi per l’assegnazione degli alloggi di edilizia pubblica, dal diritto all’assistenza sociale, dal patrocinio a spese dello stato. L’esclusione dalla residenza impedisce il pieno godimento del diritto all’istruzione, l’accesso all’asilo nido comunale,  l’esenzione dal pagamento della mensa scolastica e del trasporto. 

La mancata iscrizione anagrafica comporta, nei fatti, l’impossibilità o la difficoltà, per i cittadini stranieri, di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. La mancata iscrizione o la cancellazione impediscono di maturare il requisito della continuità anagrafica, richiesta sia nell’ambito della domanda di cittadinanza per cd. naturalizzazione sia ai fini dell’erogazione di molte misure di welfare.  

Gli effetti negativi dell’articolo 5 sono osservabili anche da un’altra prospettiva. L’articolo 43 del codice civile riferisce che «La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale». Si tratta di una definizione molto chiara, con implicazioni di carattere generale. L’iscrizione anagrafica di tutte le persone che hanno la dimora abituale in un territorio è la condizione necessaria per il corretto funzionamento dell’istituto della residenza: permette l’ottenimento di una fotografia aggiornata degli abitanti.

L’esclusione di una componente della popolazione è in contraddizione con l’idea di fondo dell’anagrafe; anche per questa ragione non di rado anche amministratorə, funzionarə e assistenti sociali hanno preso parola contro questa disposizione. In aggiunta, l’esclusione dall’esercizio dei diritti fondamentali con finalità punitive di una parte della popolazione  compromette la qualità della democrazia nel suo complesso.

3. Per un cambio di fase

Nella specifica congiuntura che attraversiamo, segnata dall’intreccio di più crisi – internazionale, economica, sanitaria – con gli indici della diseguaglianza ben oltre la soglia di guardia, è indispensabile che il tema dell’articolo 5 sia segnato da effettiva discontinuità.

È facile immaginare che la mobilitazione del 7 giugno sarà appassionata e rumorosa: negli ultimi otto anni, nonostante la distanza della politica istituzionale e le molteplici difficoltà a cui sono esposte, le persone che vivono all’interno delle occupazioni hanno garantito un livello di mobilitazione costante, generoso, qualificato. È grazie alle persone che si sono attivate in questo lungo arco temporale e alle organizzazioni attive nel loro supporto che la prospettiva dell’approvazione della mozione – e poi di un conseguente atto di giunta – oggi sembrano possibili. Sarebbe un segnale importante, capace di produrre effetti a più livelli. 

La deroga diffusa all’articolo 5 attraverso una definizione ad ampio spettro dei «meritevoli di tutela» garantirebbe l’accesso nella sfera dei diritti per una parte importante delle persone che attualmente ne sono escluse. Potrebbe favorire l’attivazione di altre amministrazioni comunali e stimolerebbe mobilitazioni anche in altri territori.

Favorirebbe il rilancio dell’iniziativa politica a largo raggio per la cancellazione della normativa. Consentirebbe di rompere un tabù: sarebbe la dimostrazione che, nonostante la complessa congiuntura politica che attraversiamo, è possibile mettere in discussione i dispositivi che, come quelli che escludono dalla residenza, contribuiscono alla riproduzione delle disuguaglianze strutturali.

Immagine di copertina di Nicolò Arpinati, archivio 2021. Immagini nell’articolo dalla pagina Facebook di Blocchi Precari Mettropolitani