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L’Erba voglio

L/ivre 4# Oggi, giovedì 20 dicembre alle ore 18.00, durante il Festival dei vini e dei libri indipendenti, presenteremo il libro appena ripubblicato da Derive Approdi “Il desiderio dissidente” a cura di Lea Melandri che raccoglie una miscellanea di articoli tratti dalla rivista “L’erba voglio” tra il 1971 e il 1977. I vari interventi su antiautoritarismo, pedagogia alternativa, femminismo e antipsichiatria costituiscono un materiale indispensabile per ripensare le lotte del presente

Nota introduttiva

«Primo tempo: nel giugno e settembre 1970 si svolgono a Milano due convegni dedicati a “Esperienze non autoritarie nella scuola” (attenzione: non autoritarie!), ai quali intervengono i promotori di un asilo autogestito di Porta Ticinese e numerosissimi insegnanti di scuole elementari e medie. Relazioni e contributi di questi convegni sono raccolti in un volume, L’erba voglio. Pratica non autoritaria nella scuola, che esce al principio del ’71 da Einaudi. Le discussioni che sorgono un po’ dappertutto dopo la pubblicazione del libro coinvolgono anche molte persone estranee alla scuola e spiegano la sua altissima diffusione (5 edizioni in pochi mesi).

Secondo tempo. Nel libro era inserita una cartolina: chi fosse stato interessato alle tematiche presentate nel libro era pregato di rinviarla ai curatori. In pochissimo tempo ne arrivano circa tremila. Per rispondere a una tanto netta richiesta di collaborazione e per approfondire lo stile di lavoro delineato nel libro, nasce “L’erba voglio”, rivista bimestrale che esce ininterrottamente dal 1971 al 1977 (28 numeri).

Terzo tempo. Alla rivista si affianca, a partire dal 1976, una collana di libri che – in vari modi – ampliano i temi della rivista o funzionano da antenne del nuovo. Alcuni titoli: Collettivo A/traverso, Alice è il diavolo, il testo di Radio Alice a Bologna e dei “giovani del 77”; Lea Melandri, L’infamia originaria, un “classico” del femminismo italiano; Enrico Palandri, Boccalone, romanzo risultato inaspettatamente best-seller del “popolo alto dei camminatori”; Elvio Fachinelli, La freccia ferma. Tre tentativi di annullare il tempo.

Questo in breve lo svolgimento storico de “L’erba voglio”, che si conclude nel momento in cui lo spazio di ricerca intellettuale e politica si riduce gravemente per l’intervento sciagurato del fenomeno terroristico. In ciò che segue vogliamo dare parola agli scritti della rivista: da essi risulterà evidente, nella diversità dei modi e delle lingue, l’originalità del lavoro fatto rispetto al contesto di quegli anni».

Con questa premessa, scritta insieme a Elvio Fachinelli pochi anni prima della sua morte, avvenuta nel dicembre 1989, si sarebbe dovuto aprire un capitolo del libro L’orda d’oro (1), dedicato alla rivista “L’erba voglio”. Seguiva una ripartizione per temi su cui distribuire frammenti di articoli, opportunamente scelti. Già in occasione di quella rilettura furono chiari a entrambi non solo «l’originalità del lavoro fatto» nel contesto degli anni Settanta, ma i molteplici aspetti anticipatori – spesso soltanto intuizioni, segnali, avvertimenti – di quella che sarebbe poi diventata una realtà degli individui e del vivere sociale oggi sotto gli occhi di tutti: atomizzazione e conformismo di massa, senso di impotenza diffuso rispetto a un potere «sempre più astratto e indeterminato», rifiuto del «diverso», abbandono della politica come luogo dell’agire collettivo, perdita di confini tra privato e pubblico, tra sogno e realtà.

L’idea di una ripubblicazione ci passò per la mente, ma io stavo allora per dare inizio a una rivista con una redazione tutta femminile (2), ed Elvio, anche se non ne fece parola, sapeva già della sua malattia. Non ho mai dubitato comunque, dopo quell’ultimo incontro, che “L’erba voglio”, continuando l’esperienza «breve, intensa, esclusiva» del ’68, rappresentasse un materiale unico e prezioso, testimonianza, sia pure transitoria, che la «rivoluzione, come il desiderio, è inevitabile e imprevenibile, e non finirà mai di sconvolgere i custodi del terreno dei bisogni»3.

È per questo che ho deciso di riprendere nel titolo, Il desiderio dissidente, la felice definizione che Fachinelli diede nel ’68 del movimento degli studenti, e di seguire, nella raccolta degli scritti, l’intelaiatura o il canovaccio preparato insieme poco più di dieci anni fa. Gli articoli riportati qui per intero sono solo in parte quelli scelti di comune accordo. Altri sono stati da me aggiunti o tolti pensando alla loro possibile riattualizzazione in un contesto mutato ma percorso, oggi in modo più pressante, da interrogativi analoghi.

(1) Nanni Balestrini, Primo Moroni (a cura di Sergio Bianchi), L’orda d’oro, SugarCo, Milano 1988. Il libro è stato ristampato, nel 1997, dalla casa editrice Feltrinelli.
(2) Il primo numero della rivista trimestrale “Lapis. Percorsi della riflessione femminile” è uscito nel gennaio 1988 per le Edizioni Caposile di Milano. Una scelta antologica degli articoli pubblicati nel corso di dieci anni (1988-1998) è stata pubblicata recentemente da manifestolibri (1998).
(3) Elvio Fachinelli, Il bambino dalle uova d’oro, Feltrinelli, Milano 1974, p. 141.

Presentazione

 Il desiderio dissidente. Antologia della rivista “l’Erba voglio” (1971-1977), (DeriveApprodi) verrà discusso giovedì 20 dicembre alle ore 18.00 a Esc Atelier con la curatrice Lea Melandri, le Cattive Maestre e Aula Professori – Assemblea di Scienze Politiche.

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