approfondimenti

MONDO
Informalità e lavoro di piattaforma: nuove sfide della contrattazione collettiva
Serve mettere in luce la crescente diffusione e le convergenze fra lavoro informale, un tempo caratteristico del Sud Globale, e lavoro formale precarizzato, in particolare lavoro di piattaforma nelle economie più avanzate
Può esistere una convergenza tra lavorator* delle piattaforme e sindacati dell’economia informale?
L’ultima Conferenza Internazionale del Lavoro, tenutasi a Ginevra dal 2 al 16 giugno, ha affrontato, tra gli altri temi, la questione del lavoro di piattaforma e la necessità di formalizzare, stabilizzare e riconoscere la legittimità dei gig workers. Da anni ormai sappiamo che rider, autisti di Uber e altr* lavorator* della gig economy vivono la contraddizione di essere di fatto dipendenti pur essendo classificat* come lavorator* autonom* (sostanzialmente freelance), senza le tutele e il riconoscimento previsti per l* lavorator* formalmente riconosciut*.
L* lavorator* dell’economia informale – definita dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) come coloro che svolgono attività economiche non coperte o non sufficientemente coperte da regimi formali (R204, Clausola 2(a)) – si ritrovano sempre più spesso nella stessa situazione dei lavorator* delle piattaforme, che affrontano analoghe lacune nella protezione legale e nella sicurezza sociale.
Lavoro informale e organizzazione sindacale
Abbiamo partecipato alla Conferenza con la delegazione di StreetNet International, un’alleanza globale di venditor* ambulanti e di mercato attiva dal 2002. StreetNet è un’organizzazione ombrello che, attraverso l’affiliazione di organizzazioni con membri in quasi tutti i continenti (tranne l’Oceania), rappresenta più di 800.000 lavorator*. Quasi tutt* l* venditor* membr* sono indipendenti – lavorator* in proprio – cioè non hanno un vero e proprio datore di lavoro.
La storia di StreetNet inizia nel 2002 a Durban, in Sudafrica, a seguito di una serie di incontri e consultazioni svolti tra il 1999 e il 2002. Una delle sue principali fonti di ispirazione è stata la Self Employed Women’s Association (SEWA), un’associazione indiana fondata nel 1972 composta interamente da donne che lavorano nell’economia informale. Fin dalla sua nascita, StreetNet si è caratterizzata per una forte leadership femminile e per una base quasi interamente radicata nel Sud Globale, in particolare in Africa. Uno degli obiettivi fondanti di StreetNet – riflesso nelle sue risoluzioni congressuali dal 2004 a oggi — è stato quello di sfidare il movimento sindacale tradizionale organizzando e dando voce a categorie di lavorator* tradizionalmente escluse dai negoziati tripartiti (tra lavoratori salariati, governi e datori di lavoro), sia a livello nazionale che all’ILO.
Nel 2004, StreetNet è stata accreditata per la prima volta a partecipare alla Conferenza Internazionale del Lavoro, ufficialmente come organizzazione internazionale rappresentativa dell* lavorator* nel settore dei venditor* ambulanti e di commercianti informali. Questo ha segnato un passo significativo verso il riconoscimento dell* lavorator* dell’economia informale da parte delle istituzioni internazionali e del movimento sindacale globale.
Da allora, abbiamo partecipato a diverse sessioni della Conferenza, insieme a delegazioni che rappresentano altri settori dell’economia informale: lavoratrici domestiche, lavorator* a domicilio e riciclator*.
Nuove informalità
Oggi l* lavorator* dell’economia informale si trovano in una posizione simile a quella dell* lavorator* delle piattaforme – e viceversa. Già nel 2005, Pat Horn, fondatrice di StreetNet e ora Senior Advisor, scriveva:
«I lavoratori e le lavoratrici dell’economia informale e delle nuove forme di lavoro non standard in tutto il mondo non sono riconosciuti come lavoratori dalla legislazione sul lavoro. Anche i sindacati perpetuano il mito che “non sono definiti come lavoratori dalla legge – quindi non possiamo organizzarli”. Molti sindacati ritengono di poter organizzare solo i lavoratori che sono stati definiti come tali dai codici del lavoro esistenti. Al contrario, i lavoratori possono organizzarsi indipendentemente dal fatto che siano o meno riconosciuti come lavorator* dalla legislazione — purché si riconoscano loro stessi come lavoratori. Quando si organizzano, quindi, devono lottare non solo per il miglioramento delle loro condizioni di lavoro e di vita, ma anche per plasmare nuove leggi che riconoscano e proteggano i lavoratori dell’economia informale e delle nuove forme di lavoro».
Questa è stata la lotta di StreetNet fin dalla sua fondazione: il riconoscimento dei venditor* ambulanti e di mercato che operano nell’economia informale e lavorano in proprio come membri a pieno titolo della classe lavoratrice.
Oggi il dibattito riguarda il lavoro di piattaforma, che rappresentano una nuova forma di informalità. In una recente intervista, Pat Horn ha sottolineato:
«Siamo venuti alla Conferenza Internazionale del Lavoro nel 2025 per discutere una Convenzione sul lavoro su piattaforma, esattamente trent’anni dopo essere venuti qui nel 1995 per una Convenzione sul lavoro a domicilio – la prima convenzione dell’ILO a trattare le questioni dell’economia informale. All’epoca fu una sfida perché dovemmo affrontare la questione del lavoro in proprio, che non era mai stato definito prima negli strumenti dell’ILO. Rimane una sfida, perché l’ILO è costruita su una relazione tripartita tra governi, datori di lavoro e lavoratori subordinati. Trent’anni dopo, stiamo parlando dei lavoratori delle piattaforme, la maggior parte dei quali sono di fatto lavoratori in proprio. Abbiamo fatto enormi progressi, perché i sindacati ora comprendono l’importanza di includere i lavoratori in proprio e si impegnano a lottare per i loro diritti come lavoratori. Ma stiamo ancora lottando per il loro pieno riconoscimento. È interessante vedere come, tanti anni dopo, sia ancora la stessa lotta – solo a uno stadio più avanzato. Rimane un concetto difficile da trasmettere all’interno di una struttura tripartita».
I limiti della contrattazione tripartita
Il modello di contrattazione tripartita concepisce l* lavorator* esclusivamente come soggetti di contratti di lavoro formali e subordinati. Né i venditor* ambulanti e di mercato né i lavorator* delle piattaforme rientrano in questa definizione, eppure in tutto il mondo sono impegnate in negoziati per i loro diritti. I sindacati e le associazioni di venditor* ambulanti, organizzati a livello nazionale e internazionale attraverso StreetNet, hanno ottenuto vittorie significative negoziando direttamente con le autorità – come è avvenuto recentemente in Congo e in Brasile. Questo ci invita a mettere in discussione il modello stesso, riconoscendo le soggettività politiche dell* lavorator* in proprio, la loro storia di organizzazione e le loro rivendicazioni — soprattutto considerando che, in molti Paesi del Sud Globale, la maggioranza dell* lavorator* opera nell’economia informale.
Percorsi per il futuro
La crescente digitalizzazione e finanziarizzazione del lavoro hanno trasformato i luoghi di lavoro tradizionali, rendendo i lavori formali più precari, meno regolamentati e quindi più simili agli spazi di lavoro informali e alle economie popolari. Inoltre, l’ascesa dei servizi su piattaforma e l’“uberizzazione” del lavoro hanno portato all’informalizzazione di diversi settori, come la consegna di cibo e il trasporto.
Stiamo assistendo a una convergenza tra queste “nuove” forme di informalità e i settori più tradizionali, come il commercio ambulante. Questa tendenza è visibile in tutto il mondo, sia nelle economie industrializzate che in quelle emergenti: le economie informali del Sud Globale e l* lavorator* precari* del Nord Globale condividono una simile posizione politica, così come rivendicazioni di diritti e protezioni.
Per anni, la storia del movimento operaio è stata guidata dal Nord Globale e il dibattito sull’informalità è stato considerato marginale, in quanto in gran parte proveniente dal Sud Globale. Oggi il discorso sembra cambiare. La nostra ipotesi – e la nostra speranza – è che questa convergenza possa portare al pieno riconoscimento e all’inclusione dei lavorator* dell’economia informale nei meccanismi di contrattazione globale.
L’immagine di copertina è di Marta Moreiras (2022)
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