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EUROPA

Le donne ai vertici dell’Unione Europea cambieranno qualcosa?

Chi sono Ursula von der Leyen nominata per la presidenza della Commissione Europea e Christine Lagarde nominata per la presidenza della Banca Centrale Europea? E il loro semplice essere donne segnerà una differenza?

Dopo le elezioni europee è iniziato il tam tam per i top jobs per le più importanti istituzioni, conclusosi pochi giorni fa con le nomine di Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione Europea e Christine Lagarde per la presidenza della Banca Centrale Europea.

Queste negoziazioni sono partite con l’eliminazione dello Spitzenkandidat del partito popolare Manfred Weber, questo sistema – la designazione del candidato per la presidenza della Commissione per ogni partito – utilizzato per la prima volta nel 2014, si è così subito frantumato di fronte alla necessità di trovare un accordo tra le due grandi famiglie politiche europee e i vari stati membri.

Non è semplice commentare la designazione di donne nei ruoli di potere, l’ultima volta che scrissi un articolo su Theresa May venni fortemente criticata, probabilmente a ragione, per averla infantilizzata. È inutile negarlo, la differenza sessuale e di genere – essere e riconoscersi donne o uomini – definisce la nostra esperienza nel mondo da un punto di vista materiale, simbolico e linguistico. Non è un caso che nella lingua italiana ancora stentiamo a declinare al femminile il nome di alcune professioni, come la sindaca, l’avvocata, la dottora, la presidente, mentre non è altrettanto difficile con altre professioni, come la cuoca, la cameriera, la maestra, la casalinga, la segretaria. Il linguaggio, però, non è pura formalità ma è lo spazio in cui le nostre idee prendono forma. “È normale” usare il maschile perché in queste posizioni non riusciamo a non immaginare che un uomo bianco e di mezza età, tutto il resto è strano, differente, anormale.

Non è un caso che Lagarde sia stata la prima ministra dell’economia donna in Francia, la prima presidente donna del Fondo Monetario Internazionale e sarà la prima presidente donna della Banca Centrale Europea, così come von der Leyen è stata la prima ministra della difesa donna in Germania e se nominata sarà la prima presidente donna della Commissione Europea. Ma il loro semplice essere donne segna una differenza?

 

Chi è Christine Lagarde?

 

Lagarde, francese, viene da una famiglia gollista, ha studiato legge e ha lavorato come avvocato d’affari negli Stati Uniti diventando presidente del consiglio d’Amministrazione dello studio di Chicago Backer & McKenzie. Nel 200 torna a Bruxelles dove sempre per lo stesso studio si occupa di diritto europeo. Nel 2005 inizia la sua carriera politica, sotto la presidenza Chirac diventa Ministra delegata al Commercio Estero nel governo de Villepin, nel 2007, sotto la presidenza Sarkozy, è Ministra dell’Agricoltura nel governo Fillon e in seguito Ministra dell’Economia nel Fillon II. Rimarrà sempre vicina a Sarkozy, ma è benvoluta anche dall’attuale presidente Macron.

Nel 2011, il presidente del FMI Strauss-Kahn viene accusato di violenza sessuale negli Stati Uniti e deve dimettersi, sarà nominata al suo posto Lagarde. Molti in Francia gridano al complotto contro Strauss-Kahn, in lista per diventare il candidato socialista alla presidenza del paese. Famoso per essere un molestatore seriale, Strauss-Kahn sarà scagionato dalle accuse di violenza nei confronti di Nafissatou Diallo, cameriera dell’hotel di New York, ma con la quale raggiungerà un accordo confidenziale nella causa civile, negli anni a seguire si ritroverà coinvolto in diversi scandali e processi per molestie e favoreggiamento della prostituzione. Lagarde, considerata tra le donne più influenti del pianeta secondo la rivista “Forbes”, non si è mai espressa sul tema. Nel 2016 è stata riconfermata alla presidenza del FMI, dove non si è contraddistinta per essere una promotrice dell’austerità più dura, la sua presidenza alla BCE si prevede, quindi, in linea con le posizioni di Draghi, presidente uscente.

Negli ambienti delle banche centrali è stato commentato che Lagarde non è un’economista ma una politica, e per questo non adeguata alla presidenza della BCE, altri convengono che è esattamente per questo che sia una buona scelta. Pochissime parole invece sono state spese per i guai giudiziari della Lagarde, il “Sole 24 Ore” commenta sbrigativamente «unica ombra nel suo curriculum» una condanna per negligenza nel 2015, con pena sospesa, per finanziamento illecito all’imprenditore Tapie nell’affaire che riguarda la vendita di Adidas. Ombre più che condivise tra i membri dell’establishment europeo: come non ricordare che l’attuale presidente della Commissione Juncker è stato coinvolto in diverse inchieste riguardanti paradisi fiscali. Il mandato di Lagarde comincerà ufficialmente il 1 novembre e di fronte a sé ha un’emergente guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, interessi bassi, inflazione bassa e soprattutto una crescita bassa, un’Eurozona divisa e debole da un punto di vista economico e politico. Una sfida enorme per cui sarebbe necessario un netto cambiamento di rotta.

 

Chi è Ursula von der Leyen?

Figura più controversa è quella di von der Leyen, attuale Ministra della Difesa del governo tedesco di Angela Merkel. Forse meno conosciuta dai media internazionali, von der Leyen viene da una famiglia di origini nobili, è laureata sia in scienze politiche che medicina ed è perfettamente bilingue perché cresciuta a Bruxelles, dove il padre all’epoca lavorava per la Comunità del Carbone e dell’Acciaio. Dopo un periodo negli Stati Uniti, dove il marito insegnava a Stanford, è rientrata in Germania ed ha iniziato la sua carriera politica dai ranghi regionali della CdU. Nel 2005 diventa Ministra della Famiglia nel governo Merkel, nel 2009 è Ministra del Lavoro e infine dal 2013 Ministra della Difesa.

I social-democratici tedeschi, parte dell’attuale coalizione di governo in Germania, non sono stati felici della sua candidatura, cosa che ha spinto Merkel ad astenersi nel voto sulle nomine nel Consiglio Europeo. La Ministra della Difesa è, infatti, sottoposta a un’inchiesta parlamentare per avere gestito in maniera non trasparente delle consulenze esterne con aziende quali Accenture e McKinsey. Oltre le accuse di mala gestione di fondi pubblici, a cui vanno aggiunte quelle per aver fatto lievitare enormemente i costi della ristrutturazione dei tre velieri della marina militare Gorch Forch, è l’intero operato della ministra a essere messo sotto accusa. Von der Leyen avrebbe dovuto riorganizzare e rafforzare le forze armate, ma come twitta l’ex ministro della difesa Rupert Scholz: «Le condizioni della Bundeswehr (le forze armate) sono catastrofiche».

La sua nomina è già contestata, la lega invita a non votarla in aula il 16 luglio quando il Parlamento Europeo dovrebbe confermare la sua nomina, così come l’SPD ha annunciato la sua astensione. In ogni caso, la Ministra, che piaccia o meno, ha dato il via alla trasformazione delle forze armate tedesche, portandole da una formazione difensiva a un esercito ‘pronto a prendere il proprio posto nel mondo’. Ed è questo che ci si aspetta da lei durante la sua presidenza: un maggiore impegno della Commissione nel campo della politica estera e della difesa comune.

 

Donne forti al potere

Queste donne sono parte di un’élite neoliberale cosmopolita alla guida delle più importanti istituzioni internazionali, ne condividono i valori e il linguaggio, così come espresso dalla loro brillante carriera. Se Lagarde e von der Leyen hanno speso parole a favore dell’eguaglianza tra uomini e donne, questo non le fa divenire di per sé delle femministe a favore dei diritti civili. Inoltre, il femminismo, come abbiamo scritto più volte, non è un monolite, esistono molti femminismi, tra cui uno di stampo più liberale incentrato solamente sull’eguaglianza tra i due sessi, una politica necessaria, ma di certo non sufficiente.

Eppure anche queste donne condividono – anche se in minima parte – una condizione con le altre donne: sono state criticate solo perché donne: «Non è sufficientemente capace, non è preparata, è stata scelta solo perché donna, è solo una questione di quote rosa». Tutte le donne in posizioni di potere vengono accusate di essere incapaci e di aver raggiunto quei posti o perché vige un sistema di quote o per favori sessuali. Su questa scia ricordiamo gli insulti che si sono trasformati in vere e proprie minacce di stupro ricevuti quotidianamente da Boldrini e, negli ultimi giorni, dalla comandante Rackete, da parte di uomini che non ne condividono le scelte politiche.

Tusk, fautore di queste nomine, ha commentato «l’Europa è donna», una donna di destra, conservatrice, neoliberale, individualista e competitiva. Una donna forte e sola, che dietro la sua ascesa lascia milioni di donne in una situazione di precarietà, povertà e dipendenza economica e sentimentale degli uomini. Queste due nomine inoltre arrivano in un parlamento dove le forze di destra illiberale, neoautoriataria e nemica delle donne, non è mai stata così forte.

Se una cosa invece ci raccontano le mobilitazioni globali di questi ultimi anni è che il femminismo non può essere individualista e competitivo, ma si basa sulla sorellanza tra donne. L’uguaglianza in un mondo pensato e organizzato dagli uomini non è sufficiente per le donne, nonostante qualcuna possa arrivare in posizioni di potere, per la maggior parte rimane un mondo di violenza e privazione. Un mondo uguale solo per chi è più uguale delle altre.