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Dai balcani a Roma, musica e resistenza underground

Abbiamo intervistato Iva e Jonida, musiciste di Opa Opa – Le invasioni balcaniche e tra le protagoniste del film “Linfa”. Si esibiranno giovedì 16 maggio nella serata di apertura di Dinamica. Un racconto di un progetto musicale che attraversa le difficoltà del presente di questa città ma che le ha sapute valorizzare ed è oggi una realtà viva della scena musicale.

Come vi siete conosciute e come è nato il progetto musicale?

Iva&Jonida. Ci siamo incontrate tramite amici. È subito nata un’intesa e una curiosità reciproca. Abbiamo iniziato a raccontarci le nostre vicissitudini e ci siamo rese conto che avevamo molto in comune, sia come percorso di vita, essendo entrambe immigrate, sia come background culturale. Conoscevamo poco le nostre rispettive culture e ci siamo rese conto di quanto fossero in realtà simili, sia nelle usanze, nel linguaggio e nella musica. Eravamo entrambe stanche dei soliti cliché spesso attribuiti alle persone dell’Est e volevamo dare una risposta a tutto ciò attraverso la musica e il nostro modo di essere “balcanici”, come se fosse un riscatto.

 

Quali difficoltà e quali vantaggi avete avuto nel sviluppare questo progetto musicale a Roma? 

Iva&Jonida. I vantaggi sono la comunicazione orizzontale, la collaborazione e l’aiutarsi a vicenda che fanno sì che l’underground romano sia vivo e vegeto e goda di ottima salute. Il fatto di riuscire a fare delle cose con pochissimi o addirittura zero soldi a disposizione. Grazie a questi legami di amicizia, ma anche al sostegno reciproco tra artisti, siamo riuscite, ad esempio, a produrre i nostri video senza nessun fondo economico. Alla creazione del video di Buongiorno Italia (girato da Pierluca Zanda tra giugno e luglio del 2016), ma anche a quella di Kultural Impakt (girato da noi tra il 2017 e il 2018) hanno partecipato decine di amici nostri senza ricevere nulla in cambio e con un unico intento, quello di sostenerci. Quelle sono le cose belle dell’underground: il permetterti di realizzare progetti senza nessun aiuto esterno.

I svantaggi sono ovviamente lo stato della cultura in Italia in generale, l’inesistenza di fondi, l’invisibilità, la mancanza d’interesse a scoprire e investire su progetti nuovi e di nicchia e il fatto che con la musica alternativa non ci si può campare, ma ci si deve arrabattare tra mille altri lavori e lavoretti, cercando di lasciare abbastanza tempo alla creatività.

 

Il documentario Linfa è diventato un piccolo fenomeno cittadino. Quale è la ragione di questo successo per voi? 

Iva&Jonida.  La ragione del successo di Linfa probabilmente deriva dalla sincerità dello sguardo filmico di Carlotta Cerquetti, ma anche da quella delle protagoniste che semplicemente raccontano la propria storia senza fronzoli, divismi o illusioni. È la dimostrazione che, se veramente vuoi una cosa, la fai e basta, a prescindere dagli stenti e dal disagio economico-sociale.

Linfa racconta di una passione talmente viscerale per la musica che diventa un bisogno primario che non si può nemmeno mettere in discussione.

And SUCKSESS is for the CESS!

 

Cosa ha significato per voi lavorare e confrontarvi dietro la telecamera con altre artiste romane? 

Iva&Jonida. Per noi ha significato molto perché ci ha dato il modo di venire a contatto non solo con persone che conoscevamo solo di nome, ma di approfondire con le artiste del nostro stesso giro.

 

 

La vostra storia parla di superamento di confini e nei concerti sapete anche ironizzare sul nazionalismo che ha devastato i Balcani per anni. Forse è una storia da cui imparare in una Italia e Europa che torna a essere in preda ai nazionalismi?

Iva&Jonida. Assolutamente sì! La nostra ironia verso i nazionalismi deriva dal nostro vissuto, che è segnato dalla disillusione, la perdita della dimora, la distanza della tua lingua madre, gli affetti lontani, il disorientamento culturale-linguistico, la sopravvivenza fisica ed emotiva. Questi fattori fanno sì che le tue vere radici, invece di affievolirsi, al contrario nel tempo si rinforzano. Quando affronti esperienze di questo tipo, sbattendo il muso contro la xenofobia, i pregiudizi, le discriminazioni, dopo non ti viene più da piangere, ma da ridere. Perché quando si toccano le profondità del dolore, dopo non puoi far altro che risalire nella luce e sorridere. Ed è proprio del sorriso che siamo innamorate. Non ne vale la pena spendere inutilmente il tempo dietro i nazionalismi quando si può ridere di questo brutto fenomeno per ridurlo a una parola senza scheletro né massa.

Ci sono tanti parallelismi tra la storia recente dei Balcani e lo stato attuale dell’Europa. A partire da certi discorsi di Salvini che ricordano molto quelli pronunciati da Milošević (o da altri capi di stato balcanici) all’inizio degli anni ‘90. Il populismo, la guerra tra poveri, il cercare il colpevole nel “diverso” e non in quello che veramente provoca le ineguaglianze, il montare della xenofobia e del razzismo sono dei scenari che fanno parte del nostro vissuto e che purtroppo vediamo ripetersi davanti ai nostri occhi. La fortezza “Europa” vive di una pace molto fragile, per non dire finta, e forse non tutti si rendono conto di quanto il passo verso la distruzione sia breve.

 

Il link dell’evento che si svolgerà giovedì 16 maggio nel Festival Dinamica, con Opa Opa- Le invasioni balcaniche, e la proiezione del film “Linfa”