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Brasile: il Carnevale, la ribellione e la militarizzazione della città

Il Carnevale di Rio de Janerio mette in scena la ribellione contro Temer e la svendita del paese: il governo centrale decide il commissariamento della pubblica sicurezza nello Stato di Rio inviando l’esercito a gestire la sicurezza mentre si prepara ad approvare una contestata riforma delle pensioni.

Quando un popolo vive per il Carnevale, quello stesso Carnevale diventa un’espressione incontenibile, un’esplosione di ciò che viene negato a questo popolo. L’oblio insorge. Il Carnevale di Rio de Janeiro non è altro che l’oblio, ciò che è negato, l’inesistente che si fa danza, allegoria, canto, sfilata, allegria, forza, preparandosi giorno dopo giorno durante tutto l’anno. Che nessuno nutra dubbi rispetto allo sforzo, alla dedizione e alla passione che anima questa festa. Non si scappa dalla realtà del Carnevale: in questa occasione l’altra realtà si proclama, quella insultata, disprezzata, sfruttata. Una realtà negata da quelli che vorrebbero convertirla in uno spettacolo, una merce da cui trarre profitto, rinchiusa in una strada, per attrarre turisti, sessualizzata e folklorizzata, al servizio del mito spietato di falsità e propaganda. Ma il Carnevale di Rio è l’esplosione del tempo pieno dei negri, dei poveri, di chi viene negata e negato nella vita di tutti i giorni.

Quest’anno – a fronte della dittatura di Temer al servizio delle multinazionali, del governo che privatizza per la Coca Cola e la Nestlè il più grande bacino di acqua naturale del pianeta e tutte le altre ricchezze del paese, rende il lavoro una schiavitù fino alla morte grazie alla riforma delle pensioni, mentre la miseria campeggia nelle favelas, nelle strade e nei campi mostrando la fame come unica via di uscita per una gioventù repressa e massacrata – il Carnevale di Rio è stato uno schiaffo dal basso, con le scuole di samba, una dopo l’altra, che rappresentavano la schiavitù e lo spossessamento, cantandoli e ballandoli. Temer, le multinazionali, gli abusi del capitalismo sono stati messi in luce, presi in giro, da un popolo che esprimeva resistenza. La libertà e la miseria sono diventate Carnevale. Il “momento di pericolo” in cui “neppure i nostri morti sono in salvo” sotto lo “stato di eccezione” permanente e acuito dal sistema contro la vita e per il profitto, come segnalato da Benjamin, è stato preso in giro in questo Carnevale che si è trasformato in una rivolta, in uno stato di eccezione dal basso.

La reazione

Temer inizia l’occupazione militare di Río de Janeiro intensificando la già presente macchina di terrore assassino. Un generale, Braga Netto, assume il potere, agli ordini di Temer. Una avvisaglia, un primo golpe militare all’interno del golpe politico. Dopo Rio sarà la volta di altri Stati e di tutto il paese, per imporre un governo illegittimo, odiato, falso e senza vergogna. La guerra dichiarata contro i popoli in tutto il continente e nel mondo, annunciata a Davos, adesso diviene militare. L’occupazione militare e il massacro hanno avuto inizio.

Il Carnevale di Rio incita alla ribellione, la esprime. La risposta fatta di guerra mostra il cammino, il destino che il capitale impone all’intero continente, in Brasile come in ogni altro paese latinoamericano.

La condanna anticipata di Lula in un processo, dopo il fallimento e la corruzione degli esecutivi del PT e il golpe di Temer reso possibile solamente dalla debolezza di un governo che ha tradito i propri ideali, avviene nell’ambito di una vera e propria guerra continentale contro i popoli. È ad una crescita del fascismo che il Carnevale di Rio ha risposto ballando, cantando, rappresentando la ribellione. La settimana del Carnevale è stata la rivolta di ciò che continua a crescere nella penombra, di ciò che il regime e il sistema condannano all’invisibilità.

Per comprendere la militarizzazione di Rio occorre situarla nell’ambito delle leggi che schiavizzano i lavoratori (e della imminente riforma delle pensioni), la privatizzazione, la svendita e la consegna del Brasile al capitale transnazionale, l’illegittimità del regime e l’occupazione del paese, del continente e del mondo con il fuoco e il sangue da parte del capitale transnazionale e dei suoi governi, fascisti o progressisti che siano. Questo sta avvenendo in Brasile, un’esplosione permanente e dal basso e una guerra contro la vita. L’unica via è la ribellione. Il Carnevale della ribellione, scuola per scuola, quartiere per quartiere, fa le prove delle canzoni, dei cori, dell’allegria che produce e intreccia la nostra resistenza con la rivolta, giorno dopo giorno fino a fare della vita un Carnevale per sbarazzarci per sempre dei ladri e degli assassini che ci governano.

Con la scusa di porre fine alla violenza a Rio de Janeiro, il presidente Temer ha decretato lo scorso venerdì l’intervento federale nello Stato di Rio relativamente alla pubblica sicurezza.

Dietro la decisione di Temer, secondo cui la “violenza è una metastasi che si sta diffondendo nel paese”, occorre ricercare le vere ragioni di questa misura politica. In primo luogo il tentativo da parte  di ribaltare la propria condizione di presidente impopolare con un tema delicato come quello della sicurezza della seconda città del paese.

Alcuni analisti suggeriscono che questa mossa invece potrebbe affossarne la figura e la stessa amministrazione, assicurando che si sta così giocando quel poco di legittimità che gli rimaneva. In secondo luogo, Temer cerca di sviare l’attenzione della mossa politica che si prepara a Brasilia, con la compravendita di voti per ottenere una maggioranza che ancora non ha, necessaria per approvare la riforma delle pensioni. L’intervento su Rio diventerebbe così un tentativo di garantirsi i voti dei deputati della destra securitaria che chiedono mano dura nel paese. Infine, la militarizzazione estrema di Rio ha l’obiettivo di incutere timore e zittire le voci di dissenso contro le riforme del lavoro e delle pensioni. Negli ultimi giorni, la città è stata al centro dell’attenzione quando durante il Carnevale l’odio contro il governo di Temer e la resistenza alle sue politiche sono diventati visibili anche durante le sfilate delle principali scuole di samba.

Che implicazioni ha questa misura?

Sebbene dal punto di vista giuridico un intervento federale implica una rottura dell’autonomia dello Stato, incluso il potere esecutivo e legislativo, in questo caso l’intervento è ridotto alla sola “pubblica sicurezza”. Ciò vuol dire che il decreto firmato lo scorso venerdì e che è stato poi approvato dal Congresso, non annulla l’esecutivo né il potere legislativo, ma mette agli ordini di Temer tutti i corpi di sicurezza, i ministeri e i suoi dipendenti. Da questo momento, Temer sarà il responsabile diretto delle azioni di chi verrà da lui nominato a capo delle operazioni. Per mostrare chiaramente che le brutalità che potranno commettere le forze di sicurezza rimarranno impunite lo scorso autunno il Senato brasiliano ha votato una legge che offre protezione ai militari accusati di aver commesso crimini, istituendo inoltre specifici tribunali militari.

Il generale Walter Souza Braga Netto sarà nominato capo delle operazioni di Rio de Janeiro. Il suo curriculum lo qualifica come uno specialista nel comando di operazioni di militarizzazione delle città per mantenere “pace e rodine”.

Uno specialista di repressione, coordinatore generale per i Giochi Olimpici e Paraolimpici, quando in nome della sicurezza militarizzò e represse le favelas carioca. Brag Netto è stato anche a capo dell’operazione “Capixaba”, quando i parenti di poliziotti militari si sono accampati di fronte alle caserme rivendicando migliori condizioni di lavoro e impedendo l’uscita delle forze di sicurezza.

Braga Netto assumerà il controllo della sicurezza pubblica e delle forze di polizia. Non essendo subordinato al governatore dello Stato di Rio de Janeiro, manterrà assoluta autonomia e risponderà direttamente agli ordini di Temer. Molte questioni sono ancora da definire, essendo questa la prima volta che un tale intervento federale viene approvato da quando esiste la Costituzione del 1988. Nei fatti questa misura garantirà superpoteri dittatoriali all’esercito nella seconda città del paese e concentrerà le forze repressive, dalle centrali di spionaggio a tutti i corpi di polizia, compresaquella federale, al comando di un solo ministero.

Cosa accadrà con il voto della riforma delle pensioni?

I principali giornali affermano che durante un intervento federale non è possibile votare la riforma delle pensioni né nessun’altra riforma costituzionale. Sembra, però, che si tratti di un’operazione giornalistica volta a frenare la mobilitazione dei lavoratori e la rabbia popolare che si è espressa durante il carnevale, per impedire le mobilitazioni e le proteste. Negli stessi articoli, giornali come Estadão e Folha confermano invece l’esatto opposto: nella riunione in cui Temer ha deciso l’intervento federale, sarebbe stato decisa la sua sospensione di un giorno in occasione del voto della riforma delle pensioni. Questa ipotesi potrebbe combinarsi con una seconda: nel caso in cui Temer non riesca a “comprare” i voti dei 308 deputati necessari, andrà avanti con quella parte di riforma che non richiede la modifica costituzionale.

Pubblicato su La Tinta, scritto da Pueblos en camino

Traduzione di DINAMOpress