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EUROPA
“Blocchiamo tutto”: il 10 settembre la Francia torna in piazza
A metà luglio è partito sui social un appello per una giornata di blocco generale dell’economia contro la legge di bilancio del governo Bayrou, che prevede oltre 40 miliardi di tagli. La risposta sociale cresce: più di 60 città preparano la grande giornata di mobilitazione del 10 settembre
Sta succedendo qualcosa in questo inizio di settembre 2025 [in Francia]. Il 28 agosto, 400 persone si sono riunite nel parco della Villette, a Parigi, per la prima assemblea generale del movimento del 10 settembre nella regione dell’Île-de-France. Nella stessa settimana, 200 persone si sono riunite a Montpellier, Grenoble, Lille… 300 a Lione. Le città medie e piccole non sono da meno: 60 persone ad Alès, una cinquantina a Le Havre, una sessantina ad Aix-en-Provence e a Lorient e una ventina a Souillac nel Lot o a Romans-sur-Isère. Secondo i nostri calcoli, più di sessanta città hanno già visto nascere delle assemblee generali.
Il passaggio dal mondo digitale a quello fisico non era scontato per il movimento del 10 settembre. Lanciato in pieno luglio da un gruppuscolo complottista di estrema destra chiamato “Les Essentiels“, nella sua prima formulazione prevedeva come prima azione un appello al “confinamento generalizzato“. L’obiettivo era vago: «riprendere il controllo delle nostre vite» e le parole d’ordine non disponevano verso l’incontro. Ma con il passare dell’estate, grazie a gruppi Telegram spesso chiamati “Bloquons tout” (Blocchiamo tutto) o “Indignons-nous” (Indigniamoci), il colore politico del 10 settembre è cambiato.
L’appello degli Essentiels è stato gradualmente emarginato. Il loro canale Telegram non raggiunge i 500 membri, mentre i gruppi concorrenti “Bloquons tout” contano ormai circa 10.000 membri e si moltiplicano per coprire una varietà di aree geografiche eterogenee.
Per il 10 settembre, l’appello all’ “autoconfinamento” e allo sciopero dei consumi si è trasformato in generale nell’organizzazione di assemblee generali che incitano a blocchi, scioperi e manifestazioni.
L’obiettivo a breve termine è ora quello di opporsi al “Budget Bayrou” [legge di bilancio], che promette oltre 40 miliardi di euro di tagli, nelle politiche sociali, alla funzione pubblica o eliminando due giorni di ferie. E le possibili dimissioni del Primo ministro l’8 settembre, a seguito del voto di fiducia dell’Assemblea nazionale da lui stesso richiesto, non cambia nulla. [Di fronte alle dimissioni del Primo ministro, il Presidente della Repubblica Macron dovrà scegliere tra una nuova maggioranza tecnica o lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e il ritorno a nuove elezioni, ndr]
«Si parla di austerità e non più di Bayrou nelle assemblee generali, ma il fondo della questione non è cambiato», spiega Pierre*, coinvolto nelle assemblee generali del 10 settembre ad Alès.

Ritorno dei gilet gialli?
«Sì, sta succedendo qualcosa. C’è uno slancio, viene voglia di partecipare, ma è difficile dire cosa succederà il 10 settembre», confida Gaël*, attivista libertario che ha partecipato all’assemblea generale di Montpellier. Per cercare di capire meglio, molti/e osservatori/trici paragonano il 10 settembre 2025 al 17 novembre 2018, data di inizio del movimento dei gilet gialli.
Proprio come quest’ultimo, il movimento del 10 settembre è un’iniziativa dal basso, indipendente dai sindacati e dai partiti. La presenza di militanti/e che si definiscono “gilet gialli” nelle assemblee verso il 10 settembre contribuisce a tracciare un parallelo. «La prima assemblea generale di Montpellier è stata organizzata dai gilet gialli di una rotatoria ancora attiva in città», spiega Gaël*.
Tuttavia, le differenze con il movimento sociale del 2018-2019 sono numerose. A cominciare dai potenziali legami con l’estrema destra. L’inizio del movimento dei gilet gialli è stato caratterizzato da una presenza, certamente marginale, di militanti di estrema destra. Questa volta sembra limitata a Internet. «Ho visto soprattutto militanti/e di sinistra e sindacalisti», afferma Cyril*, un giovane militante che ha partecipato all’assemblea generale di Saint-Denis. Gaël concorda: «Per me, a Montpellier, non c’erano “fascistoidi”. In compenso c’erano dei militanti alle prime armi».
A Parigi, o anche a Tolosa, è stata chiaramente evocata la necessità di allontanare l’estrema destra: «Se vediamo una persona reazionaria all’assemblea generale, ne discutiamo, se è un militante di estrema destra, lo cacciamo», si legge in un resoconto.
I temi del movimento ruotano attorno alla giustizia sociale, alla democrazia o all’ecologia. Anche la questione palestinese, la lotta contro il sessismo e l’omolesbobitransfobia, la necessità di parlare ai quartieri popolari sono spesso menzionate.
«Non trovo che il parallelo con i gilet gialli sia calzante. Ma non è necessariamente una cosa negativa. All’epoca, ci è voluto molto tempo perché emergessero delle rivendicazioni specifiche, mentre ora forse stiamo guadagnando tempo», suggerisce Cyril* di Saint-Denis. Altri sono meno ottimisti. «Non so ancora fino a che punto il 10 settembre riuscirà a uscire dal contesto militante, come ha saputo fare il movimento dei gilet gialli», aggiunge Pierre*, un tempo molto coinvolto nella mobilitazione civica ad Alès.

Partiti di sinistra e sindacati a sostegno
Un’altra differenza notevole rispetto al movimento dei gilet gialli è il rapporto con i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni di sinistra. Se prima del 17 novembre 2018 erano rimasti distanti, se non addirittura diffidenti, questa volta i partiti di sinistra (Parti Comuniste, La France Insoumise, Parti Socialiste, Europe Ecologie Les Vertes) e i sindacati (Solidaires e CGT) hanno manifestato il loro sostegno al movimento del 10 settembre, con maggiore o minore insistenza. Lo stesso hanno fatto Attac e Les Soulèvements de la terre. I partiti di destra e il Rassemblement National si sono invece allontanati, arrivando persino a condannarlo.
All’inizio di agosto, diverse federazioni della CGT, come la FNIC-CGT (industria chimica), la CGT commercio e servizi, e alcuni sindacati dipartimentali, come quello del Nord, hanno indetto uno sciopero per il 10 settembre. Queste organizzazioni sono tutte critiche nei confronti della strategia confederale della CGT.
I loro appelli sono stati gradualmente sostenuti da vari sindacati locali o aziendali. Infine, il 26 e 27 agosto, la confederazione CGT, che ha riunito le sue federazioni e i suoi sindacati dipartimentali, ha deciso di includere il 10 settembre nel suo programma di mobilitazione mensile.
Non un invito deciso allo sciopero, ma un incitamento a «discutere con i lavoratori e le lavoratrici e organizzare lo sciopero ovunque sia possibile», che dimostra simpatia per il movimento civico.
Da parte di Solidaires, anche le grandi federazioni professionali (Sud treni, industria, telecomunicazioni e finanze publiche) hanno invitato a interrompere il lavoro in quella data. Il 27 agosto, l’intera unione sindacale Solidaires ha infine optato per un appello allo sciopero e al blocco. Anche la Confédération paysanne si è unita al movimento.
La data del 10 settembre non è stata tuttavia scelta dall’intersindacale (FO, CFDT, CFE-CGC, Solidaires, CGT, CFTC e UNSA), che ha preferito quella del 18 settembre per una «giornata di mobilitazione che includa scioperi e manifestazioni». Sono tuttavia in corso iniziative intersindacali di minore entità. Su invito dello STJV, di Solidaires Informatique e della CGT (sindacati minoritari nel settore), i dipendenti del settore informatico, della consulenza e degli studi di progettazione si riuniranno l’8 settembre alla Bourse du travail di Parigi per preparare insieme lo sciopero.
A Seine-Saint-Denis, i sindacati degli insegnanti della FSU, di Solidaires e della CGT hanno firmato un comunicato congiunto per indire lo sciopero il 10. «Nel mio settore è molto facile parlare del 10 settembre con i e le colleghe», testimonia Cyril, che lavora nella funzione pubblica territoriale. Allo stesso modo, «i sindacalisti sono presenti anche nelle assemblee generali. A Parigi intervengono a nome proprio, parlano dello sciopero e del loro settore», conferma Quentin*, neo-militante sindacale a Parigi.
Quali azioni?
In attesa del 10 settembre, le azioni si preparano nelle assemblee generali e nei gruppi Telegram. Una di queste potrebbe addirittura avere luogo prima della data fatidica. «L’8 settembre alle 20:00, ritroviamoci in Place des Terreaux per una grande festa popolare: il brindisi d’addio a Bayrou! Una serata per creare legami, divertirsi e unirsi prima del 10 settembre», riassume un post Telegram del canale Lyon Insurrection, seguito da 10.000 persone. Questo appello a radunarsi davanti ai municipi è già stato replicato in diverse città.
E il giorno X? «Abbiamo previsto un raduno al mattino in una delle piazze principali della città. L’idea è quella di rendersi visibili e riunire il maggior numero possibile di persone per decidere cosa fare», spiega Pierre d’Alès. A Parigi, l’assemblea generale dell’Île-de-France non aveva lo scopo di stabilire un’azione, prerogativa piuttosto riservata alle assemblee generali delle città. «Le iniziative proposte variano inevitabilmente a seconda del profilo delle persone. I sindacalisti parlano di sciopero, mentre altri evocano occupazioni di rotatorie o blocchi simbolici. Per il momento a Montpellier sembra che ci saranno dei blocchi al mattino, poi un raduno nel pomeriggio per contare i partecipanti e infine un’assemblea generale», elenca Gaël*.
*I e le militanti intervistati/e in questo articolo hanno chiesto di rimanere anonimi.
Traduzione in esclusiva a cura di Dinamopress da @rapport de forces. Tutte le immagini sono di @contreattaque
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