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Auguri alla Bimba col pugno chiuso!

“Non eravamo persone eccezionali, eravamo persone comuni in una situazione eccezionale”, Giovanna Marturano

Il 27 marzo 1912 nasceva la “Bimba col pugno chiuso”: Giovanna Marturano, lucida e vivace partigiana e antifascista, venuta a mancare lo scorso 22 agosto all’età di 101 anni. È in occasione di questa ricorrenza che a Scup sarà proiettato Bimba col pugno chiuso, un documentario unico nel suo genere, che affianca alla testimonianza diretta di Giovanna l’animazione dei suoi ricordi. Oltre alla sua innegabile qualità, questo lavoro risulta di grande importanza dal momento che viviamo un tempo in cui, inevitabilmente, per motivi anagrafici i testimoni diretti dei più grandi orrori del secolo scorso stanno venendo a mancare. E con loro la possibilità di ascoltare, di porre domande, di emozionarsi vivendo in prima persona i loro ricordi e rievocazioni.

Non si tratta di empatizzare in maniera acritica con le vicende individuali, quanto piuttosto di sentire l’appartenenza, attraverso le storie dei singoli, ad una Storia di cui un semplice manuale scolastico ci può (e deve) sì informare, ma rischia di lasciarci con un senso di estraneità di fronte ad elenchi di fatti e numeri. È questo che distingue la neutra documentazione dalla memoria, ed è in questa direzioneche muove il lavoro dei registi Claudio Di Mambro, Luca Mandrile e Umberto Migliaccio, con i disegni di Maurizio Ribichini animati da Salvo Santonocito e Adriano Mestichella. Sono proprio quegli elementi che una documentazione neutra scarta come irrilevanti, a formare il tessuto quotidiano che aiuta a comprendere il contesto storico in cui hanno agito i partigiani: i gesti, le espressioni e tutto ciò che contribuisce a creare un ponte tra le vicende biografiche dei singoli e il corso della Storia.

Il documentario ci narra dell’arresto di Giovanna, delle visite al marito al confino,dei volantini lanciati clandestinamente da un treno con la complicità degli altri passeggeri; ci dice della “lotta dentro la lotta” portata avanti dalle donne partigiane (“ci dicevano che avevamo il cervello più piccolo di quello degli uomini”). Non esibisce l’incredibile resistenza attuata da figure eccezionali e inimitabili, ma restituisce degli aspetti del vissuto quotidiano di “persone comuni in una situazione eccezionale”, senza nasconderne le imperfezioni, la fallibilità e le emozioni: in una parola, la loro – questa sì eccezionale – umanità, che ne fa, più che degli eroi da mitizzare, dei maestri da cui imparare.

E nella realizzazione stessa di questo documentario, la Todomodo produzioni sembra davvero aver colto l’insegnamento di Giovanna: una produzione dal basso, attraverso lo strumento del crowdfunding (cui solo in un secondo momento si è aggiunta la Regione Lazio), a ricordare di non sottomettersi ad uno stato di cose – oggi, i modi di produzione dell’industria culturale – ma trovare nuove vie da percorrere. Proiettare, insomma, la lezione nel presente – non per creare scialbe analogie col passato e le sue situazioni irripetibili e dal fondo incomprensibile per chi non le ha esperite – ma per far sopravvivere le condizioni e le esperienze per l’espressione di un pensieroautenticamente libero e l’esercizio di un’azione politica che siano in grado di farsi carico dei rischi e di mettersi in gioco.

Come dice Giovanna, “bisogna continuare a lottare, come abbiamo fatto noi. Dal lavoro si può andare in pensione. Dalla lotta no, perché antifascista lo sei sempre e più la situazione è brutta più non devi perdere la speranza”.