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Viaggio nel Lucca Comics & Games

Lucca Comics & Games è il secondo festival più grande al mondo per numero di partecipanti. Matteo Lupetti è andato nel backstage per conto di DINAMOpress per raccontarne la storia e il dispositivo di funzionamento, con delle interviste esclusive al direttore generale, Emanuele Vietina, agli organizzatori del controfestival, Borda!Fest, e a “Lucca Crepa”, il comitato che difende i salari e i diritti dei lavoratori che rendono possibile la kermesse

Lucca Comics & Games 2019, sabato 2 novembre, undici e mezzo di mattina. Sotto la pioggia, le persone aspettavano sino a cinquanta minuti per entrare nel padiglione dei Funko Pop!, statuette col testone dedicate ai personaggi della “cultura pop” contemporanea. Le persone in fila, tra cui un ragazzo vestito da Newt Scamander (protagonista dell’ultima serie cinematografica ambientata nel mondo di Harry Potter), ci dicono di essere lì per le edizioni limitate create appositamente per il Lucca Comics & Games 2019, come un Dart Fener d’oro perfetto per la villa del camorrista appassionato di fantascienza. Alle tre, ancora sotto la pioggia, la fila per entrare al padiglione di Nintendo, dove era possibile provare i nuovi videogiochi di Pokémon e trovare sconti su giochi e accessori, è di tre ore. Alle nove di mattina di domenica 3 novembre, orario di apertura degli stand, c’era già una lunga coda davanti al padiglione dedicato all’escape room temporanea de La casa di carta. I primi della fila ci hanno detto di essere lì dalle sette del mattino.

«La storia d’amore tra Lucca e il fumetto nasce nel 1966», ci ha raccontato Emanuele Vietina, direttore generale di Lucca Crea, la società che organizza Lucca Comics & Games (tutte le interviste sono state tagliate e editate per brevità e chiarezza). Lucca Crea appartiene a Lucca Holdings, che ha come unico socio il Comune di Lucca. «Rinaldo Traini e l’Ente Culturale Immagine – Centro di Studi Iconografici dal 1966 al 1992 gestiscono a Lucca il Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’Illustrazione. Questa manifestazione nasce dentro il teatro del Giglio come momento di studio e approfondimento ed è stata uno dei primi eventi al mondo a trattare il fumetto anche da un punto di vista esegetico, accademico, strutturato. Dopo, a questa attività si affianca una mostra-mercato in piazza Napoleone. La manifestazione cresce e si sposta al Palazzetto dello Sport e nel 1993 Renato Genovese porta il gioco. Questa seconda anima è fondamentale per la manifestazione: si rompe la barriera tra editore e spettatore e lo spettatore diventa protagonista della manifestazione. Lo spettatore partecipa, diventa produttore culturale e non solo consumatore di passatempi umanisti».

 

@Matteo Lupetti, La fila per lo stand di Funko

 

«Nel 2006, dopo 40 anni, la manifestazione è arrivata a circa 50.000 visitatori e decidiamo di tornare nel centro storico»,  ha continuato Vietina. «Nella prima decade del 2000 aggiungo, a fianco di Genovese di cui ero vice-direttore, altri media: arriva la narrativa fantascientifica, fantasy, storica e d’avventura. Nel 2010-2011 arriva l’area Movie, per intuizione di alcuni manager dell’industria italiana e di un manager lucchese che ora è nostro presidente (Mario Pardini). C’è il progetto di coniugare il patrimonio storico-monumentale della città con le nuove mitologie moderne e contemporanee. Il nostro patrimonio monumentale è un volano per amplificare l’esperienza con queste nuove mitologie: le nuove mitologie aggiungono valore alla nostra città perché ne aumentano lo storytelling. Il Baluardo San Paolino non è più solo il baluardo di mura del sedicesimo secolo ma è anche il baluardo del continente di Geralt di Rivia [protagonista della serie The Witcher]. Piano piano la manifestazione, mantenendo saldi al centro fumetto e gioco, diventa un grande festival dedicato al sogno autoriale ma soprattutto diventa un festival che celebra la cultura manipolabile. Esattamente come nella tradizione orale dell’epica le storie di Spider-Man, di Batman, di Frodo, di Jon Snow sono matrici per future storie».

Quando a Lucca arriva il Lucca Comics & Games si parla di “invasione”. Un termine giornalistico abusato e usato con poca attenzione, ma significativo di un certo modo di sentire e di vivere il festival. I padiglioni e la folla invadono le piazze, le strade, le innumerevoli chiese di Lucca, le mura e infine escono dal centro storico. Il comunicato stampa finale cita «oltre 1.600 attività fra incontri, tornei, workshop, e live performance; più di 4.000 sessioni di autografi; 1.500 postazioni di gioco con decine di migliaia di sessioni giocate; 16 concerti e spettacoli musicali; 2 opere teatrali prodotte dal festival; oltre 1.000 relatori tra cui 180 stranieri». Lucca Comics & Games è, guardando al numero di visitatori con biglietto, la seconda fiera al mondo dedicata alla cultura pop: nel 2019 sono stati staccati 270.003 biglietti secondo l’organizzazione, e ancora di più sono state le presenze non bigliettate. Per dare una misura, nel 2018 le presenze non bigliettate sono state circa 540.000, ci ha detto Vietina riportando i dati di Vodafone Analytics, per un totale di 793.000 presenze bigliettate e non e 400.000 visitatori unici. La popolazione dell’intero comune di Lucca non raggiunge le 90.000 persone, e la quantità di persone che venerdì sera, giorno record per presenze al festival (più di 88.000 biglietti), ha cercato di far ritorno a casa in treno ha fatto tiltare l’organizzazione della stazione di Lucca. «Quest’anno di venerdì, complice il fatto che è stato l’unico giorno in cui le previsioni metereologiche davano bel tempo, c’è stato un sovraccarico di visitatori non bigliettati, e questo pone sicuramente una riflessione», ha commentato Vietina.

 

@Matteo Lupetti, La fila per “La casa di carta”

 

Lucca Comics & Games non è un caso isolato: negli ultimi anni, l’amministrazione lucchese ha puntato sulla trasformazione della città in uno spazio per Grandi Eventi come il caotico concerto dei Rolling Stones del 2017, con cinquantaseimila spettatori ammassati dove durante il Lucca Comics & Games viene montato il padiglione Carducci, storicamente dedicato ai giochi. In questo contesto nasce e si sviluppa il controfestival di fumetto e cultura underground Borda!Fest, che dal 2014 si tiene ogni anno durante i giorni del Lucca Comics & Games.

«Con i compagni lucchesi ragionavamo da tanti anni di fare qualcosa durante Lucca Comics & Games», ci ha detto Federico Fabbri, uno degli organizzatori di Borda!Fest. «Da cittadini lucchesi vivevamo l’evento in un modo diverso. La sensazione è quella di un’invasione, un ufo, una cosa aliena che si poggia per la città per quattro-cinque giorni l’anno, la sconvolge e poi se ne va, qualcosa di slegato dal tessuto sociale cittadino. È una città di cui senti parlare di fumetto solo per cinque giorni l’anno. Lucca Comics & Games usa il centro storico e le mura come se fossero un set, fregandosene di chi ci vive e di cosa è quel posto e senza lasciare nulla alla popolazione. Lucca è una città che ormai da una quindicina di anni sta subendo un processo di turistificazione e gentrificazione totale». Lucca Comics & Games diventa allora per gli imprenditori lucchesi l’occasione per aumentare i prezzi di cibi, bevande e posti letto (i prezzi di Lucca durante il festival sono spesso oggetto di critica) o per affittare a “temporary shop” i loro spazi nel centro storico, mentre alcuni cittadini lasciano la città e trasformano momentaneamente la loro abitazione in un Airbnb.

 

@Matteo Lupetti, BordaFest

 

«Volevamo allora portare una critica a questo sistema del Grande Evento. Nel 2014 ci siamo sentiti pronti (anche se in realtà non lo eravamo). Insieme a due degli altri organizzatori, Mattia e Francesco, avevo partecipato a giugno al Crack! Fumetti dirompenti  al Forte Prenestino di Roma, un festival enorme con artiste e artisti da tutto il mondo. Abbiamo capito che era possibile fare un grande festival di fumetto in un modo completamente diverso, che non sembrasse un supermercato ma che fosse un punto di incontro tra esseri umani e con all’interno tutti quei contenuti che a Lucca Comics & Games non hanno spazio. Alla prima edizione abbiamo occupato uno stabile demaniale abbandonato da tanti anni nel centro di Lucca (l’inChiostro), ma siamo stati sgomberati dopo neanche 24 ore con un’operazione non violenta ma decisa. Un segnale chiaro: durante Lucca Comics & Games non deve succedere nulla. Avevamo in programma una conferenza stampa con Zerocalcare e Claudio Calia e abbiamo quindi deciso di occupare una biblioteca pubblica, l’Agorà, per fare questo evento, ha partecipato molta gente e a quel punto hanno dovuto concederci qualcosa: abbiamo fatto i concerti al Foro Boario (e lo usiamo tuttora per questo) e abbiamo fatto i banchetti per le vie di Lucca. Dopo la prima edizione abbiamo avuto un incontro in Comune, con Sindaco, Assessore alla cultura e direttore di Lucca Crea, e ci era stato offerto uno spazio nell’area indipendenti di Lucca Comics & Games, ma noi non volevamo essere normalizzati e inseriti all’interno del festival, volevamo fare qualcosa di totalmente diverso».

A partire dalla seconda edizione  Borda!Fest è stato invece tenuto in spazi presi in affitto dal Comune attraverso un’associazione culturale omonima, ma per il festival il grande salto è avvenuto tra il 2015 al 2016. Dal Mercato del Carmine con forse una trentina di banchetti il festival si è spostato all’interno del Baluardo San Martino, nella parte settentrionale delle mura. Grandi corridoi di pietra, spaziosi, alti e umidissimi (piove letteralmente dentro), dove nell’edizione 2019, 110 gruppi, tra autrici e autori indipendenti e collettivi, hanno esposto opere che andavano dallo spillato fatto con la fotocopiatrice alla serigrafia e dove si sono tenuti incontri e concerti. «Ovviamente le espressioni antagoniste a volte usano anche grammatiche di severa critica», ci ha risposto Vietina quando gli abbiamo chiesto cosa pensa delle istanze portate avanti da Borda!Fest. «Ma sono molto contento che esistano queste espressioni e sarei contento se ci fosse occasione di dialogare, anche in un vivace contraddittorio. Ma noi non pensiamo di stare compiendo un urbanicidio. Anzi pensiamo di stare organizzando la manifestazione che ha forse caratterizzato di più la città dal dopoguerra a oggi».

 

@Matteo Lupetti, BordaFest

Borda!Fest non è l’unica voce di dissenso. Lucca Crepa  è un comitato di cittadini lucchesi, dipendenti ed ex dipendenti di Lucca Crea scontenti sia per la situazione lavorativa di chi effettivamente tiene in piedi l’evento sia per l’impatto che questo ha sulla città. Secondo Lucca Crepa, Lucca Comics & Games, definita «una manifestazione unicamente incentrata sul guadagno economico per poche persone», «ha incrementato i propri utili fino a sfiorare i 20 milioni di euro riuscendo contemporaneamente a dimezzare gli stipendi dei lavoratori». I “felpati”, le giovani persone che lavorano alla fiera per controllare i biglietti e che sono caratterizzate dalla felpa del Lucca Comics & Games, guadagnano oggi € 4,60 all’ora, senza pasti, parcheggi e servizi igienici dedicati, mentre i guardiani notturni guadagnano € 3,40 (parliamo di paghe nette). Non sono lavoratori di Lucca Crea, ma della società che ha vinto l’appalto per questi servizi (GSI Security).

«Abbiamo iniziato a parlare della situazione a ottobre del 2018», ci ha detto durante una telefonata Marco Pisani di Lucca Crepa. «Ci siamo trovati di fronte a una situazione retributiva completamente differente dagli anni precedenti, abbiamo chiesto ai vertici di Lucca Comics & Games di intervenire ed eravamo stati anche rassicurati, perché era stato riconosciuto che c’era un problema retributivo. Abbiamo organizzato assemblee e incontri, tra cui un incontro pubblico a cui ha partecipato a titolo personale anche un membro della giunta. Sorveglianti notturni (chi fa di guardia agli stand di notte) e felpati, che sarebbero operatori di fiera, sono inquadrati all’interno del contratto nazionale dei servizi fiduciari [contratto tra l’altro scaduto nel 2015], senza bonus per il lavoro notturno o il lavoro festivo».

Secondo  uno studio della Scuola IMT Alti Studi Lucca, nel 2016 l’impatto economico di Lucca Comics & Games su tutto ciò che esiste intorno al festival era già di 100 milioni di euro, ma Lucca Crepa evidenzia come questo interessi solo pochi (i proprietari dei fondi e degli esercizi commerciali nel centro storico). «I dipendenti non hanno un vero ritorno economico” ha sostenuto Pisani. “Chi lavora nella ristorazione magari lavora qualche ora in più, ma queste ore spesso non vengono neanche pagate come straordinario. Da quello che abbiamo visto, ma si tratta di una valutazione che abbiamo fatto a campione, la ricaduta di Lucca Comics & Games non riguarda che un decimo della popolazione lucchese».

 

@Matteo Lupetti, un banchetto del BordaFest

Quando abbiamo parlato con Vietina della situazione lavorativa dei felpati, il direttore ha sottolineato come le cifre presentate da Lucca Crepa siano esagerate e come la libertà di azione di Lucca Crea, in quanto società pubblica, sia limitata. Si è anche detto favorevole a una contrattazione a livello aziendale, ma l’azione deve partire dai sindacati e riguarda non Lucca Crea ma l’azienda vincitrice dell’appalto. «Il bilancio della società è pubblico   ed è di 7.300.000 euro. Gli utili fatti dalla manifestazione tra 2017 e 2018 sono stati anche prelevati dall’amministrazione per usarli sulla città. Poi, si parla di felpati, ma sono 700.000 euro di servizi tra stewarding, portierato, controllo accessi (che sono figure certificate secondo quanto determinato dal decreto Maroni)… si parla di figure diverse. Un terzo di questi 700.000 euro riguarda servizi generici senza specifica professionalità, come l’accoglienza che in altri festival è svolta da volontari. Mentre Lucca dal 2004 ha decido di pagare tutti, e lo abbiamo sempre fatto secondo i parametri che ci impone il legislatore: noi non siamo una società di profitto. Dopo che è stato tolto l’istituto del voucher nel 2017, nel 2018 abbiamo fatto una gara d’appalto d’evidenza europea, e queste gare le ha sempre vinte l’offerente con l’offerta più cara, perché aveva il progetto migliore: non sono gare al ribasso. Poi, è giusto che i ragazzi rivendichino maggiori diritti. Una volta il voucher costava 10 euro e al ragazzo andavano in tasca 7,5 euro, ora [che non c’è più il voucher] questa prestazione ci costa 13,5-14 euro e al ragazzo vanno in tasca 5 euro: il costo è aumentato e il valore al percipiente è diminuito».

Lucca Crepa è sicuramente manifestazione di un problema reale, ma la situazione è più sfaccettata. Ciò che ci sembra emergere è una generale inadeguatezza del sistema contrattuale (e forse dei sindacati) di fronte al Grande Evento e le contraddizioni del Lucca Comics & Games stesso come Grande Evento capace di portare in Italia gli artisti dell’underground americano e poi di montare a Lucca, accanto all’abside del Duomo di San Martino, un padiglione Amazon a forma di enorme pacco.

 

Tutte le foto sono dell’autore dell’articolo, Matteo Lupetti, tranne la foto di copertina tratta dalla pagina di “Lucca Crepa”