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Transmediale/CTM  2019 #  

Transmediale e il sinergico CTM si sono svolti, come ogni anno, tra l’ultima settimana di gennaio e la prima di febbraio: tema la “Persistenza”. Un viaggio tra festival d’arte, cultura e attivismo digitale

Arte, new media, cultura digitale, musica, media attivismo, neuroscienze, big data, intelligenza artificiale… Elencare tutti gli ingredienti di questi festival è quasi impossibile. Nato nel 1988, Transmediale, si pone fin da subito l’obbiettivo di fungere non solo da contenitore ma anche da catalizzatore delle nuove forme artistiche trasversali alla comunicazione visiva e sonora. Oggi è luogo fisico e non, di interscambio internazionale fra artisti, scienziati, accademici e appassionati delle nuove forme di comunicazione. CTM (Club TransMediale) nasce, invece, nel 1999 come progetto di Transmediale, con l’obiettivo di intrecciarsi alla club culture e quindi al techno movment negli anni della digitalizzazione e correlazione con altre forme espressive.  Da lì in poi i due progetti seguono due linee evolutive proprie, sia per l’organizzazione che per la ricerca di fondi continunado però a fondersi l’uno con l’altro e a collaborare. CTM in particolare ha conservato il proprio carattere indipendente diramandosi tra atelier, clubs, coworking, laboratori, spazi espositivi e squat. Transmediale, invece, si svolge interamente all’ Haus der Kulturen der Welt, inserendosi così nel contesto degli eventi cittadini e più “istituzionali”. Tanti i talk che hanno messo insieme arte, scienza e cultura digitale per fare luce su quali strumenti mettere in campo nell’era del realismo capitalista. Cosa si può fare per arginare, per resistere e persistere alla vendetta del capitalismo che si abbatte impetuoso sulle vite del pianeta? Come immaginare futuri desiderabili nell’era dell’antropocene? È prima di tutto doveroso sfruttare momenti come questo per guardarsi in faccia, connettersi non solo attraverso fibra ottica ma anche attraverso i sensi. Sfruttare a nostro vantaggio le nuove tecnologie, capire che spazi nella rete e nel web è necessario attraversare. Piuttosto che chiamarsi fuori è necessario stare nelle piattaforme: Facebook, Twitter, Instagram, usano sistemi ad algoritmi complessi, indicizzazione tramite intelligenza artificiale; sono spazi verticali eteronormati e bianchi, ma invece di “uscire” è necessario pensare a nuove forme di resistenza a nuove “TAZ” digitali. Possiamo noi analizzare per esempio Facebook, invece di essere semplici spettatori inermi? Accademici, appassionati e medi-attivisti hanno perciò presentato i propri progetti. Chi sfruttando la realtà virtuale per immaginare nuove terapie per combattere ansia e depressione, chi presentando nuovi tools per l’analisi dei sistemi di indicizzazione preferenziale di Facebook. Chi, invece, attraverso installazioni video vaporwave ha messo al centro l’acqua come filo conduttore della vita ma anche del capitalismo che sfrutta le risorse idriche per profitto, facendone cimitero e confine.

 

 

 

Per leggere Transmediale/CTM bisogna partire dall’assunto che mettere insieme saperi eterogenei è la chiave per resistere. La messa a sistema non più di tanti uno ma di un uno, un corpo di tanti corpi. Una macchina di tante macchine. Biologico e circuitale, macchina e mente. È la sinergia delle diversità la minaccia più grande per il capitalismo. Esso stesso non è un individuo ma, come dice Fisher, è un intorno che si impone come unico immaginario di passato presente e futuro. I social network, le nuove tecnologie e le nuove forme comunicative possono essere sfruttate a nostro piacimento per tornare adimmaginare. Per dirlo con le parole di Donatella della Ratta:  «The problem is not the social media, the problem is the lack of imagination. Don’t leave Facebook, leave home!»