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The future is unwritten: 15 anni senza Joe Strummer

Quindici anni fa se ne andava Joe Strummer, cantante dei Clash e protagonista dell’epopea punk, icona del rock. Tutto vero, ma Strummer è stato prima di tutto un’artista forte delle sue idee oltre che della sua musica: “Penso che la gente debba sapere che noi dei Clash siamo antifascisti, contro la violenza, siamo antirazzisti e per la creatività. Noi siamo contro l’ignoranza”.

Chissà come avrà reagito alla notizia della morte di Joe, Jimmy Jazz.

Chissà se in questi 15 anni qualcuno ha trovato il tempo di interrompere l’artista di strada senza tetto di Granada che, nel 1984, obbligò Joe Strummer a cantare con lui London Calling non credendo che quello che aveva davanti era davvero il cantante dei The Clash.

Chissà quante storie, ricordi, emozioni sono passati nella testa di chi non solo ha cantato a squarcia voce le canzoni dei Clash ma è anche entrato nella sua orbita, magari prendendosi un pugno in una rissa, un calcio durante una litigata o ascoltando le sue parole.

Fatto sta che sono 15 anni giusti giusti dalla morte John Graham Mellor. Cinquant’anni da poco fatti, morto sul suo divano di casa, per una malformazione congenita. Non certo una morte da star dell’epopea punk, da rissaiolo e antagonista politico. Una morte normale per una vita che ha segnato la musica dell’ultimo scorcio di ‘900, e che ancora oggi è un’icona, spesso anche una guida per nuove generazioni, per aspiranti musicisti e cantastorie che sognano quella Telecaster Fender a tiratura limitata che porta il suo nome.

La verità è che Strummer e i Clash sono stati raccontati come punk, ma si sentivano qualcosa di diverso. “Vorrei che non si dicesse che i Clash sono stati solo un gruppo punk. – spiegava Strummer – Il punk è uno spirito molto più ampio della musica grezza e semplice che solitamente si identifica con quella parola. I Clash sono stati un gruppo di fusione, non una band di genere. Abbiamo mischiato reggae, soul e rock and roll, tutte le musiche primitive, in qualcosa di più della somma dei singoli elementi. Soprattutto in qualcosa di più del semplice punk di tre accordi.

Strummer, e i suoi Clash, negli anni ’80, quegli anni ’80 spesso raccontati solo come bui e tristi, si raccontavano come un gruppo prima di tutto militante. Una distanza siderale dall’attuale stagione artistico/culturale/sociale dove il disimpegno va per la maggiore, e si rischia di venire relegati ai margini se si cantano strofe ritenute troppe impegnate.

Forse scherzando, forse seriamente, forse chissà un giorno Strummer disse “Cerchiamo di essere allo stesso tempo il più grande e il più radicale gruppo del mondo. Forse le due cose non possono coesistere”. Quando i Clash firmarono con la CBS scoppiò letteralmente il panico, tra critiche violente e molti fan delusi. Qualcuno disse che quello fu il giorno della morte del Punk, e i Crass coniarono il motto “we are Crass, not Clash” ponendo una distinzione molto forte di quel momento storico anche tra le band “militanti”. Ma nessuno può togliere che London Calling è un disco politico, forse il disco politico per eccellenza. Un pugno nello stomaco nell’Inghilterra tatcheriana. Un lampo, una scintilla per incendiare la prateria.

Strummer e i Clash forse uccisero il punk, ma forse erano anche altro. Potremmo dire che i Clash volevano prima di tutto arrivare a più orecchie possibili, facendo giusto i compromessi necessari per centrare l’obiettivo. Non essere duri e puri, ma sporchi e cattivi con l’ambizione di andare oltre ad una nicchia. È stato giusto? Chissà. Certamente non sta a me a dirlo. Ma sicuramente l’esempio dei Clash lo si può trovare anche nelle scelte di un’altra band che ha unito militanza, impegno politico e multinazionali: i Rage Against The Machine. Tom Morello, così commentava la loro firma per una major “Quando si vive in una società capitalista, l’accettare la diffusione dell’informazione passa per reti televisive capitaliste. Noam Chomsky obbietterebbe sui suoi lavori se fossero venduti su Barnes & Noble? No, perché ciò avviene dove le persone comprano i loro libri. Non c’importa di predicare per chi si è convertito. È bello occupare illegalmente case abbandonate guidate da anarchici, ma è bello anche saper raggiungere la gente con un messaggio rivoluzionario, da Granada Hills a Stoccarda.” Un discorso in cui si sente forte l’eco della battuta di Strummer.

Tra i tanti chissà che mi restano c’è anche quello del “chissà come Facebook e Twitter si sarebbero riempite di foto, immagini e battute di Joe Strummer, se fosse morto oggi”. Sicuro il 22 dicembre 2017 non ci sarà nessuna invasione social….e allora ci prendiamo il gusto di ricordare John Graham Mellor con una delle sue frasi storiche, di quelle che ancora oggi ci sarebbe bisogno, assieme a vederlo su un palco rompere una chitarra elettrica contro la testa di un naziskin, oppure in strada durante una manifestazione, oppure tracciare con le sue mani la scritta “the future is unwrittern” sul retro della copertina di Combat Rock.

Penso che la gente debba sapere che noi dei Clash siamo antifascisti, contro la violenza, siamo antirazzisti e per la creatività. Noi siamo contro l’ignoranza”. Ciao Joe, ancora per una volta.