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MONDO

«Se sembri povero, la polizia ti umilia» :in Marocco, la GenZ contro il muro delle disuguaglianze e della corruzione

I giovani e le giovani del Marocco sono in mobilitazione dalla fine di settembre, senza partiti né leader. Il movimento chiamato “GenZ212” chiede la fine della corruzione e fondi per i servizi pubblici. Naji, Lina e Beda ci raccontano le speranze di una generazione

Sullo schermo dei telefoni, messaggi e voti si susseguono: «Quando preferisci manifestare questa settimana?», chiede un utente al resto della comunità Discord. Nelle chat room online, altri e altre immaginano come migliorare il sistema scolastico marocchino. Naji, Beda e Lina hanno tra i 22 e i 25 anni, vivono a Rabat, Oujda o Meknès, in Marocco, e si sono incontrat3 online attorno a una stessa parola d’ordine: dimissioni per il primo ministro marocchino Aziz Akhannouch.

A partire dal 27 settembre 2025, il Marocco è teatro di grandi manifestazioni. Dietro la loro organizzazione non ci sono né partiti, né sindacati, né personaggi famosi: solo giovani riuniti su un server Discord. Il movimento ha preso il nome di “GenZ212”, dalla generazione Z, nata all’inizio degli anni 2000, e dal prefisso telefonico del Marocco.

Il movimento chiede risorse per il sistema educativo, quello sanitario e la fine della corruzione nel Paese. Più di 200.000 giovani marocchin3 si stanno organizzando autonomamente, accomunati dall’età e della convinzione che il futuro non può più aspettare.

Servizi pubblici, non stadi

«A Rabat hanno costruito uno stadio di hockey da 250 milioni di dirham [23 milioni di euro]. Nel frattempo, le nostre facoltà non hanno risorse e alcune persone vivono ancora in tenda dopo il terremoto di Al Haouz di due anni fa», denuncia Beda, studentessa ventiduenne della facoltà di farmacia. Il movimento GenZ212 si batte in particolare contro l’organizzazione dei Mondiali di calcio previsti in Marocco nel 2030, per i quali vengono investiti miliardi a scapito dei servizi pubblici.

Venerdì 10 ottobre, re Mohammed VI ha tenuto un discorso davanti al Parlamento marocchino. Il sovrano ha chiesto specialmente al governo di dare priorità alla creazione di posti di lavoro e al miglioramento dei servizi pubblici nell’ambito dell’istruzione e della sanità. Tuttavia, ha evitato accuratamente di menzionare il movimento dei e delle giovani.

Dopo questo discorso, il collettivo GenZ212 ha lanciato una nuova chiamata a mobilitarsi «contro il governo e tutte le persone corrotte che ostacolano la realizzazione delle aspirazioni del popolo marocchino». Per Naji, il discorso del re ha avuto l’effetto di una doccia fredda. Lo studente ventiquattrenne, al settimo anno di medicina, si aspettava «almeno un riconoscimento del movimento e della necessità di aprire il dialogo. Il discorso è vuoto e rafforza la legittimità del governo», è la sua analisi.

Lo studente di medicina ha tutti i motivi per volere che le cose cambino nel suo Paese.

«Quando sono di turno di notte in ospedale, non è raro che alle 3 del mattino finiscano le garze o i guanti sterili», sospira. A causa della mancanza di risorse dell’ospedale pubblico, vede pazienti trasferiti da una città all’altra per una semplice TAC. È stata proprio la morte, nel mese di agosto, nell’ospedale pubblico di Agadir, di otto donne venute lì per partorire con taglio cesareo, a scatenare il movimento sociale.

«Risvegliare la coscienza politica di una generazione»

Sin dall’inizio della mobilitazione GenZ212, Naji trascorre le notti su Discord e le giornate in strada, quando può. Vede nel movimento «un’opportunità per risvegliare la coscienza politica della nostra generazione, quella che i nostri genitori non hanno avuto». A casa sua, la politica non è mai stata un tabù. I suoi genitori sono persino iscritti al partito socialista marocchino. Il giovane è già attivo in un’associazione per la difesa dei diritti delle donne e si considera «di estrema sinistra». Ma sa di rappresentare una minoranza nel Paese.

La maggior parte dei suoi compagni e delle sue compagne non è politicizzata. «Né di destra, né di sinistra» è infatti uno degli slogan principali del movimento GenZ212, che vuole prendere le distanze dai partiti nei quali i giovani e le giovani non hanno fiducia. Riunite dietro la rivendicazione di un miglioramento dei servizi pubblici, persone giovani di diverse tendenze politiche si confrontano nella mobilitazione: monarchiche, apolitiche, umaniste o persino islamiste di estrema destra.

Tre persone morte, 400 ferite

«Mio padre e mio fratello hanno sempre parlato molto di politica, ma era una cosa da maschi», ci dice. «Ma quando vedi un’auto della polizia investire un ragazzo della nostra età, non puoi fare a meno di scendere in strada», aggiunge. La giovane è cresciuta a Oujda, nel Marocco orientale. Nella notte del 1° ottobre, uno studente di 19 anni è stato investito da un furgone della polizia durante gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Dall’inizio delle manifestazioni in totale tre persone sono morte e 400 sono rimaste ferite.

«Avevo già partecipato a boicottaggi all’università, ma mai a manifestazioni», continua Beda. Dall’inizio del movimento GenZ212, ha preso coscienza del sistema di repressione poliziesca in atto nel Paese.

«Stavamo semplicemente camminando per strada con amici e amiche e uno di noi è stato arrestato senza motivo, per poi essere rilasciato la mattina dopo», racconta.

«Gli arresti avvengono spesso anche in base all’aspetto fisico. Chi sembra povero, viene insultato e umiliato», dice Lina, ragazza marocchina di 24 anni. «Ma se sembri una persona ricca e la polizia può trarne vantaggio, non esita a farlo, usando il proprio potere», precisa Naji, a cui è già stato chiesto di pagare per ottenere dei lasciapassare ospedalieri. Una cultura anche detta delle «mazzette», simbolo di un sistema in cui tutto si paga, che i giovani e le giovani marocchine condannano.

Una gioventù lucida

«Qui la polizia è corrotta, così come lo è il sistema giudiziario, la libertà di espressione viene calpestata… la lista è lunga», elenca Lina. E denuncia il controllo oppressivo dello Stato, che arriva fino alle aule scolastiche. La giovane scende in piazza da sempre. Ricorda le sue prime mobilitazioni sulle spalle del padre quando, nelle manifestazioni del febbraio 2011, si chiedevano riforme politiche nel regno. Sulla scia delle primavere arabe, queste mobilitazioni avevano portato a una riforma della costituzione marocchina, riducendo alcuni poteri politici e religiosi del re e rafforzando quelli del primo ministro.

Oggi, «le disuguaglianze in Marocco sono più marcate che nei paesi occidentali, la classe media è molto più povera della borghesia», osserva la giovane marocchina.

«È importante battersi per i diritti di chi non ne ha». Lina, che ha studiato in un’università privata e non ha mai vissuto in condizioni precarie, manifesta per gli altri e le altre. Per la sua famiglia allargata, ad esempio, che non ha avuto le stesse opportunità dei genitori.

Proprio come Naji, neanche lei crede che le richieste del collettivo GenZ212 saranno ascoltate dai leader marocchini. Ma a distanza due settimane, hanno potuto osservare che la loro mobilitazione è già il trampolino di lancio per la politicizzazione di molte persone giovani nel Paese. «Si vedono già i cambiamenti, siamo passati da un forum disorganizzato a server locali e chat room tematiche», spiega Naji. «Forse non avremo un primo ministro nato nel 2002 che ci comprenda, ma sono felice di vedere la nostra generazione così unita», aggiunge Beda.

L’articolo originale è stato pubblicato in francese su Basta!, traduzione di Benedetta Rossi per Dinamopress.
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Immagine di copertina di Mounir Neddi su Wikimedia Commons

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