approfondimenti

MONDO
Resistenza indigena contro l’espansione estrattivista
Un reportage dall’Ecuador, dove nella regione amazzonica viene sfruttato il petrolio ai danni della salute delle popolazioni locali. Una ferita per il territorio, che genera anche nuove forme di lotta e di cura collettiva
L’espansione estrattivista ha caratterizzato per secoli l’economia e la storia dell’Ecuador, ed è stata da sempre sinonimo di ecocidio e di distruzione delle culture indigene. A questo fenomeno le popolazioni si sono opposte e hanno sviluppato molteplici forme di opposizione.
Lo sfruttamento di risorse naturali da parte delle imprese petrolifere e minerarie continua a provocare un grave danno per il territorio amazzonico ecuadoriano.
Queste pratiche estrattive accelerano il depauperamento delle risorse naturali e minacciano la sopravvivenza fisica, culturale e spirituale dei popoli locali, contribuendo al perpetuarsi della colonizzazione dei loro territori.
Lo sviluppo illimitato e lo sfruttamento costante dei territori è in antitesi al neologismo quechua Sumak Kawsay, creato negli anni 1990 da organizzazioni indigene socialiste, che indica il principio radicato nella cosmovisione indigena e nella conoscenza ancestrale del “vivere bene” in armonia con la terra.
Con l’aumentare della devastazione ambientale, cresce con gli anni anche l’incidenza di malattie tra gli abitanti. Nel decimo rapporto del Registro Biprovinciale dei Tumori delle province di Sucumbíos e Orellana, l’associazione UDAPT – La Unión de Afectados y Afectadas por las Operaciones Petroleras de Texaco (Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere della Texaco) e la ong Clínica Ambiental riportano un incremento delle persone malate di cancro, di cui il 74% donne, e una maggior presenza della malattia nella popolazione che vive nelle vicinanze delle aree in cui operano diverse aziende petrolifere.
L’incidenza dei tumori è allarmante e non accenna a diminuire. Visitando la zona equatoriale dell’Amazzonia, l’odore acre e il suono aggressivo e ininterrotto delle fiamme segnalano l’avvicinarsi alle zone dove si pratica il gas flaring, ossia la combustione di gas di scarto derivanti dall’estrazione del petrolio, i quali, anziché essere recuperati, vengono bruciati nell’ambiente attraverso i cosiddetti “mecheros de la muerte”. Queste alte ciminiere emanano sostanze tossiche che contribuiscono alla devastazione ambientale e rappresentano una delle principali cause dell’aumento dei casi di cancro. Solo nell’Amazzonia ecuadoriana sono attivi ben 486 “mecheros”.
Dal dolore per le ferite inflitte alla terra e alle persone, nascono forme di Lotta, Resistenza e Cura collettiva.
Nel 2023 la storica vittoria nel referendum contro lo sfruttamento petrolifero nel Parco Yasuní e l’estrazione mineraria nel Chocó Andino – una delle 40 riserve di biodiversità del pianeta – sembrava un nuovo punto di svolta fortemente voluto dalla popolazione ecuadoriana.
Nell’agosto del 2024 però, a distanza di un anno, la situazione era rimasta invariata, nulla era cambiato nelle attività minerarie e nelle strategie di tutela ambientale, e anzi il governo ecuadoriano ha chiesto una proroga di cinque anni per l’attuazione della volontà popolare.
Al centro delle azioni di lotta ci sono le comunità indigene e le popolazioni locali che con determinazione si organizzano e si formano per attivare nuove forme di resistenza locale. Proteste, scioperi, querele contro lo Stato, campagne di sensibilizzazione e denuncia per proteggere i loro territori ancestrali. Ancora oggi luoghi e persone, custodi per secoli di tradizioni, culture e conoscenze, sono minacciati da un modello di sviluppo che, in nome del progresso, saccheggia risorse naturali, inquina i fiumi, l’aria, deforesta le montagne e compromette l’equilibrio ecologico.
Anche la cura emerge come elemento centrale, non limitandosi a sanare le ferite e le cicatrici fisiche, ma anche quelle spirituali, causate dal disprezzo e dall’oppressione delle culture indigene e locali. La cura come difesa del territorio e cura degli elementi e simboli che identificano e rappresentano la memoria ancestrale, culturale, spirituale e cosmogonica delle popolazioni native.
Che futuro ha questo processo di guarigione collettiva? Riuscirà a proteggere il territorio ferito?

Il terreno sotto le torce degli impianti di gas flaring è un triste cimitero di insetti. Oltre a danneggiare la salute delle comunità locali, le fiamme hanno un impatto devastante sulla flora e fauna dell’Amazzonia

I gas di scarto bruciano nella ciminiera del pozzo petrolifero nella Parahuacu Oil Station, rilasciando inquinamento atmosferico ed un odore acre diffuso nell’aria che si estende per chilometri

Tubi neri di petrolio carbonizzato si snodano attraverso la vasta foresta amazzonica, lacerando il silenzio della natura e penetrando nel cuore pulsante di un ecosistema ancestrale

Il “pozzo Lago Agrio N° 1” è stato il primo pozzo petrolifero perforato in Ecuador nel 1967 dal consorzio americano Texaco-Gulf, aprendo l’era dell’oro nero nell’Amazzonia ecuadoriana e facendo della zona di Lago Agrio la capitale petrolifera dell’Ecuador

L’impronta umana del petrolio su un albero della foresta amazzonica. In 30 anni, la compagnia Texaco ha perforato 356 pozzi, creando bacini di ritenzione per raccogliere residui di petrolio, rifiuti tossici e acqua contaminata. L’impatto è ancora visibile

Donald Moncayo coordinatore generale di UDAPT – La Unión de Afectados y Afectadas por las Operaciones Petroleras de Texaco (Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere della Texaco), mostra gli sversamenti di petrolio e i luoghi contaminati ancora presenti nelle province amazzoniche di Sucumbíos e Orellana

Sala di attesa dell’ambulatorio dell’équipe sanitaria dell’UDAPT. L’associazione lavora per contrastare gli effetti devastanti dell’inquinamento ambientale offrendo supporto terapeutico e sociale a chi è colpito da malattie gravi, in particolare oncologiche, provocate dalle attività estrattive

Jenny España, conduce una sessione di biomagnetismo per trattare il dolore post-operatorio di una paziente curata dal cancro. Secondo il Registro dei Tumori Biprovinciale delle province di Sucumbíos e Orellana, sono stati registrati in totale 531 casi di cancro (fino al 2023)

M. è seguita dall’Equipo de Salud, durante un trattamento alternativo specifico per la riduzione del dolore. Questo approccio mira a migliorare la sua qualità di vita, affiancando le terapie tradizionali

L’attività mineraria e l’estrazione petrolifera continuano a costituire una minaccia costante per il territorio ancestrale amazzonico. La Guardia Indigena, composta da uomini e donne, ha organizzato gruppi di osservatori e guardie per proteggersi dalle nuove e crescenti minacce

Un truck proveniente dalle raffinerie di petrolio che attraversa il territorio amazzonico. Oltre all’estrazione petrolifera anche la costruzione di strade è una delle principali cause di deforestazione soprattutto nell’Amazzonia ecuadoriana

Membri della Guardia Indigena durante un’operazione di controllo del territorio amazzonico minacciato da attività illegali. La profonda conoscenza del territorio e l’utilizzo di nuove tecnologie hanno un ruolo fondamentale per la conservazione del territorio

Decimo incontro di scambio di conoscenze ed esperienze per la difesa del territorio presso la Comunità Shuar di Consuelo. Guardie Indigene durante le attività spirituali e formative per la protezione e la difesa dei loro territori, per fortificare i processi del diritto all’autonomia e all’autogoverno

Al centro delle azioni di lotta le Guardie Indigene si organizzano e si formano per attivare nuove forme di resistenza locale per la preservazione del territorio

Il fuoco sacro è il cuore spirituale nelle comunità che si impegnano a promuovere le tradizioni culturali per la difesa del territorio e per riconnettere i giovani con la foresta e i suoi spiriti

Attiviste davanti alla Corte Costituzionale di Quito durante la manifestazione che ha celebrato il primo anniversario della vittoria al referendum del 2023. Delia chiede che il referendum venga rispettato e venga attuato il piano per la chiusura e lo smantellamento dei siti di estrazione nel Parco Yasuní e nel Chocó Andino

Gruppi sociali durante una marcia per chiedere il rispetto della consultazione popolare sul Chocó andino. ‘Quito Sin Minería’ è l’urlo di protesta che si alza davanti alla Corte Costituzionale

La polizia nel presidio di controllo per scortare e monitorare la manifestazione per la ricorrenza dopo un anno dalla consultazione popolare del 2023 in cui la maggioranza degli elettori di Quito ha rifiutato l’estrazione mineraria nella riserva della biosfera Chocó Andino

Marcia nel centro di Quito contro lo sfruttamento minerario nell’Amazzonia ecuadoriana. Le misure di protezione ambientale non sono state attuate, il Governo chiede una proroga di cinque anni per dismettere le perforazioni dei giacimenti
Tutte le immagini sono di Davide Costantino e fanno parte di un più ampio reportage intitolato «LA NOSTRA TERRA: Resistenza indigena contro l’espansione estrattivista»
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