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L’Uomo Calamita ci tiene attaccati alla Resistenza

La storia di un circo clandestino durante la seconda guerra mondiale e di un supereroe assurdo – L’Uomo Calamita – che combatte l’assurdità del fascismo. Circo El Grito e Wu Ming Foundation incrociano nuovamente i loro percorsi in uno spettacolo di circo contemporaneo, illusionismo, musica e letteratura scritto e diretto da Giacomo Costantini, che ha debuttato in prima nazionale il 12 dicembre al Teatro Vascello e che ora verrà portato in giro per l’Italia

L’Uomo calamita è arrivato in prima nazionale al Teatro Vascello di Roma, lo ha riempito per tre giorni e ora, speriamo, farà lo stesso in molti altri teatri. Scritto e raccontato sul palco da Wu Ming 2, musicato da Fabrizio “Cloyne” Baioni, l’Uomo Calamita è Giacomo Costantini, che fa acrobazie, illusioni, giocola, e naturalmente si attacca cose al corpo. È la storia di un uomo che grazie ai suoi superpoteri combatte il nazifascismo, diventando «il bandito più ricercato della zona [siamo a Corniolo, paese immaginario], con un premio di dieci chili di sale per chi forniva indicazioni utili alla sua cattura. Si diceva che i nazisti, per scovarlo, avessero costruito una bussola apposta, e trappole piene di rottami, per attirarcelo dentro» (Wu Ming 2). Un progetto che unisce quindi circo, letteratura e musica elettronica, adatto a grandi e piccini (per fortuna molti i bambini presenti allo spettacolo di sabato scorso al Teatro Vascello), che mette insieme Wu Ming Foundation e Circo El Grito.

 

 

Le tre persone sul palco – musicista, circense, scrittore – ci accompagnano in un viaggio che ci porta a scoprire un gruppo di circensi che combattono il fascismo grazie alle loro professionalità artistiche e che si conclude con un numero spettacolare: l’Uomo Calamita che si libera in tre minuti da incatenato, a testa in giù, immerso dentro una vasca d’acqua. Lo spettacolo scorre veloce, cinquanta minuti sono forse troppo poco – ma il dispendio fisico di Costantini è davvero incredibile e chiedere di più sarebbe da ingordi. Un palco senza fronzoli ma pieno di oggetti e oggettini, alcuni inizialmente misteriosi e poi usati con maestria. Un’atmosfera fiabesca quindi, un linguaggio mai truce (ma naturalmente pieno di conflitto), per parlare di cose però dannatamente importanti. Il tutto condito non solo dalle musiche composte per l’occasione da Baioni – che sul palco suona la batteria su basi elettroniche – ma anche dal canto Il Galeone scritto, vale la pena di ricordare, da Belgrado Pedrini, un partigiano anarchico carrarino che anche dopo la Liberazione passerà la maggior parte della vita in carcere. Una scelta che naturalmente ci dice che lotta per la libertà e la liberazione continua sempre.

 

 

L’Uomo Calamita ha avuto una genesi molto lunga, e non è il primo esperimento di Costantini e Wu Ming insieme (qualcuno ricorderà il Piccolo Circo Magnetico Libertario). Questo nuovo oggetto narrativo non-identificato, corredato da un libro illustrato stampato a mano ed edito da Strane Dizioni, inventa un nuovo modo per raccontare la storia. Venuto meno il rispetto quasi sacro per la Resistenza, provare a raccontarla usando un linguaggio diverso come quello del circo è una scelta vincente e divertente. Il circo è uno degli spettacoli più antichi, sfortunatamente ma comprensibilmente lo associamo spesso a animali tristi e clown più o meno buffi, ma è molto altro, una nobile arte che ha visto incredibili professionisti esibirsi in tutto il mondo e che dialoga con molte altre arti come teatro, letteratura, cinema. Costantini è erede di questi artisti e la collaborazione con Wu Ming 2 ha la capacità di raccontare in modo nuovo un periodo che stiamo dimenticando o revisionando in modi sbagliati. E lo fanno incantando e divertendo.