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La guerra partigiana. Una questione di tutti/e

Una questione privata, l’ultimo film di Paolo e Vittorio Taviani, è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma dopo la tappa al Festival di Toronto e dal 1 novembre è al cinema.

“L’antifascismo è tornato ad essere un tema di grande attualità. Ero convinto che, dopo aver girato La notte di San Lorenzo nel 1982, non saremmo più tornati su questi temi e invece io e mio fratello Vittorio abbiamo sentito l’urgenza di ritornare a raccontare di lotta partigiana e di Resistenza. E lo abbiamo fatto con il migliore di tutti: Beppe Fenoglio. Un genio assoluto, un grande scrittore epico che tutti dovrebbero leggere”. Sintetizza così Paolo Taviani la genesi del suo ultimo lavoro cinematografico in coppia, come di consueto, con il fratello Vittorio, presentandolo ad una proiezione a Torino.

È sempre arduo confrontarsi con la trasposizione cinematografica di un romanzo, soprattutto nell’ambito della grande letteratura, ma i fratelli Taviani riescono nell’impresa di portare al cinema e regalare alle nuove generazioni la celebre opera di Fenoglio, utilizzando al meglio il linguaggio del cinema. E reinterpretando l’opera letteraria stessa.

Il rapporto cinema e letteratura resta sempre artisticamente controverso perché mette a confronto due tipologie di comunicazione molto complesse e tra loro estremamente diverse. Quella cinematografica è l’unica arte in cui visibilità e decorso reale del tempo sono connessi dal punto di vista categoriale, per cui la molteplicità del quotidiano vi appare quasi specularmente riprodotta; ma allo stesso tempo il cinema può dare realtà ed evidenza sensibile al fantastico più sfrenato cosicché in esso anche la rappresentazione del fantastico diviene priva di limiti.

Il film dei Taviani esplicita una dimensione onirica a partire dalla nebbia iniziale fino ad arrivare alle nuvole della sequenza finale che accompagna i titoli di coda. Le visioni, l’evocazione, i flashback sono tempi e luoghi spesso non sincronici con l’evoluzione narrativa. Il sogno della vita “privata” vissuta in precedenza si intreccia con la Storia e la vita “eroica” del presente, con la lotta partigiana e la Resistenza.

Il cinema nel raccontare l’orrore della guerra, ha spesso utilizzato questo contrasto tra la dimensione umana della vicenda del protagonista e la dimensione collettiva in cui egli si trova ad agire in nome di un ideale più grande e necessario.

Si può ricordare un film inglese, spesso dimenticato di Michael Powell Emeric Pressburger, A matter of life and death (1946) girato in piena Seconda Guerra Mondiale, una visionaria escursione filmica che gioca con il sottile confine tra realtà e immaginazione nel corso dei bombardamenti in Europa.

“This is the story of two worlds, the one we know and another which exists only in the mind of a young airman whose life and imagination have been violently shaped by war”.

L’opening del film che possiamo, in parte, mutuare verso il protagonista di quest’altra storia.

La canzone Over the rainbow, utilizzata in centinaia di film (e anche in questo di Taviani) non smette di sbalordire per la sua bellezza e accompagna costantemente noi spettatori nell’evoluzione della storia, oltre la Storia.

Ne Il mago di Oz (1939), Judy Garland la cantava in bilico tra sogno e realtà, sognando il ritorno a casa. E anche qui la villa della “ragazza della vita di prima” fa da contrappasso tra il passato e il presente di Milton, interpretato da un Luca Marinelli perfettamente estraniato e del tutto a suo agio col personaggio.

Insieme a Il Partigiano JohnnyUna questione privata viene generalmente considerato il capolavoro di Beppe Fenoglio. Pubblicato postumo nel 1963, a due mesi dalla morte dell’autore, questo romanzo breve consegna ai lettori un’immagine intensa di quella che fu, per Fenoglio, la Resistenza partigiana, a partire dalla propria personale esperienza di partigiano sulle Langhe piemontesi.

Consegnando alla storia, come scrisse Italo Calvino nella prefazione de Il sentiero dei nidi di ragno: “il romanzo che tutti avevamo sognato […], il libro che la nostra generazione voleva fare”.

“Una questione privata […] è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c’è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente nella memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. […] Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro”. [1]

Un romanzo che sia per motivi cronologici che per ragioni stilistiche, si distingue dagli altri romanzi sulla Resistenza, ad esempio di Calvino o Pavese, e si allontana anche dal Neorealismo letterario del secondo Dopoguerra.

Il protagonista Milton (di cui conosciamo solo il nome di battaglia da partigiano) è del resto una costruzione a metà strada tra l’autobiografia di Fenoglio e la letteratura: il protagonista, appassionato anglista, prende il nome dal poeta inglese John Milton (1608-1674), autore del celebre Paradise Lost (1667). Egli è mosso da un’acuta coscienza di ciò che è giusto e ingiusto: riconosce quali scelte sono necessarie. Essere partigiano è l’unica scelta possibile in un simile momento storico, per quanto la vita dei combattenti in montagna, in cui “si sta sempre all’aperto” e ci si “asciuga con la pelle”, poco si confà con la sua vita precedente, la salute cagionevole, le sue inclinazioni da intellettuale e studioso, poco avvezzo all’aspra vita là sui monti partigiani, cercando di non farsi ammazzare, perché “sarà interessante essere vivi, dopo”.

La vicenda è ambientata nel novembre del 1944, negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale e al culmine della guerra civile tra partigiani e nazifascisti. Nel corso di una ricognizione nella cittadina piemontese di Alba, Milton si ritrova casualmente o meno, di fronte alla villa di Fulvia, la ragazza torinese che amava da giovane studente universitario. E da lì inizierà il suo cammino alla ricerca di una idea di verità e di un amico catturato e torturato dai fascisti da salvare. Forse vivo, forse già morto.

Nel film sono presenti delle scene aggiunte e trasfigurate in parte rispetto al romanzo, ma perfettamente complementari e di una incredibile potenza visiva. Pensiamo alla bambina che si ritrova in mezzo ai corpi massacrati della sua famiglia, ai dettagli dell’esecuzione della giovanissima staffetta partigiana trucidata dai fascisti, all’abbraccio – pochi secondi rubati – di Milton con la famiglia, mentre corre.

Questi sono i momenti più importanti della vicenda filmica, rispetto ai flashback dell’amore forse perduto di Milton, di mitigata potenza evocativa, rispetto al romanzo.

E il finale bellissimo del romanzo, incerto e sospeso che alcuni hanno giudicato incompleto per via della prematura morte dell’autore, viene rielaborato nel film, aprendo per i Taviani lo spazio di un’opportunità, con lo sguardo verso il futuro.

Nella Questione privata, narrativa e cinematografica, viene data della Resistenza una rappresentazione emblematica, nella quale in una vicenda sentimentale “privata” traspare il senso di un impegno dal valore universale.

In un’epoca di slogan come “né rossi, né neri, ma liberi pensieri” (sic.), in cui vari personaggi, giornalisti famosi ecc. fanno a gara per scomodare Voltaire e la famosa libertà di espressione (anche a colpi di cinghiamattanza si può giustificare la libertà di espressione).  Mentre vanno di moda gli articoletti (ridicoli) per rendere cool e trendy Casapound e i nuovi fascismi continuano a farsi sentire nelle piazze, in politica e nelle scuole tra xenofobia, razzismo, bullismo e sessismo imperante, è ancora utile parlare ai giovani e giovanissimi di chi iniziò da giovane anni fa a combattere quel fascismo di cui, ancora oggi è intrisa questa società. E già scelse da che parte stare.

[1]I. Calvino, Prefazione [1964] a Il sentiero dei nidi di ragno [1947], in Romanzi e racconti, edizione diretta da C. Milanini, vol. I, Mondadori, Milano, 1991