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Il domani era venuto. Una storia partigiana tra Roma e le Dolomiti

Un estratto e due illustrazioni di un libro per bambine/i sulla Resistenza scritto e illustrato da Erica Silvestri, in uscita per Momo edizioni. Un esempio di come raccontare la lotta partigiana alle nuove generazioni

Esce in questi giorni Il domani era venuto. Una storia partigiana tra Roma e le Dolomiti, scritto e illustrato da Erica Silvestri (Momo edizioni). Un libro per bambini e bambine dagli 8 anni in su, è la storia di due ragazzi: Bruno, che vive nella capitale e Pio, che vive nelle montagne, della loro amicizia e del loro coinvolgimento nella Resistenza Italiana contro il nazifascismo. Ispirato da una storia vera il libro è un modo per raccontare e avvicinare le nuove generazioni ai valori della Resistenza, all’importanza della lotta e dell’amicizia. Il libro, patrocinato da ANPI provinciale Roma, raccoglie anche una parte di documentazione fotografica.

Bruno lascia le montagne e torna a Roma. Ha da poco compiuto quindici anni e il primo ottobre dovrebbe cominciare il terzo anno di liceo, al Virgilio. Per raggiungere la scuola ogni giorno dovrà costeggiare il fiume Tevere camminando più di mezz’ora. La sera dell’8 settembre alla radio si sente la notizia: il re ha firmato l’armistizio. Bruno e i suoi amici si fanno mille domande e in casa cercano risposte per riuscire a capire che cosa sta succedendo.

Il 9 settembre il re, la regina e il capo del governo generale Badoglio scappano e cominciano i combattimenti contro i tedeschi che vogliono occupare Roma.

Porta San Paolo, vicinissima a casa sua, è un campo di battaglia. Bruno è lì e con occhi di adolescente osserva granatieri con le mitragliatrici, soldati feriti dai tedeschi che arrivano dal quartiere della Magliana, la via Ostiense piena di persone che gridano, donne che dalle finestre gettano vestiti ai soldati dicendo: «È finita la guerra, cambiatevi d’abito e andate a casa!».

E, contemporaneamente, vede gente che grida ai soldati: «Dateci i fucili, faremo noi la Resistenza…». Tra loro Bruno riconosce anche Nino, che ha un banco di frutta al mercato di San Saba, e sorride.

La mattina del 10 si sentono spari da tutte le parti, suonano le sirene dell’allarme aereo. La famiglia di Bruno è costretta a scappare di casa per rifugiarsi nelle più sicure grotte a Caracalla. I tedeschi arrivano anche lì e li fanno uscire tirando bombe a mano all’entrata. La famiglia di Bruno scappa nuovamente, questa volta nel vicino ricovero per anziani di Santa Balbina, alla passeggiata archeologica. Restano nascosti fino a sera. Quando escono, notano su quella stessa strada due carri armati: uno completamente bruciato e un altro apparentemente intatto.

Roma è occupata dai tedeschi.

La mattina successiva Bruno, insieme all’amico Gilberto, torna alla passeggiata archeologica per vedere meglio i due carri armati italiani. Apre lo sportello di quello intatto e dentro ci trova, riverso sui comandi, il povero carrista con un gran buco nella schiena. È la prima volta che Bruno vede un uomo morto, un uomo ucciso dalla ferocia della guerra. Non lo dimenticherà mai.

Quel giorno comincia la grande sofferenza di Roma sotto l’occupazione tedesca.