approfondimenti

CULT

Futurabilità

Oggi alle 18 a Esc Atelier verrà presentato l’ultimo libro di Bifo, “Futurabilità”, edito per NOT (Nero On Theory). Nell’introduzione, che qui parzialmente pubblichiamo, Bifo mostra quale sia il legame tra nazionalismo, razzismo e misoginia che caratterizza il nostro tempo, a partire dalla lettura di “Kill All Normies” di Angela Nagle

NELLA TEMPESTA DI MERDA

Intrappolati nella loro impotenza i popoli hanno perso la calma. La cultura hipsterica del cool sta perdendo terreno, ma al contempo prevale un’ondata di sragione. Dalle forze convergenti del free speech libertario e della tecnologia connettiva è emersa una mente post-alfabetica e al tempo stesso iperspressiva. Un’intera cultura – quella online – ha devastato la ragione politica, e il risultato è un flusso di linguaggio e di neurostimolazione che travolge le facoltà di elaborazione razionale e di esperienza emotiva.

La tempesta di merda – shitstorm, termine impiegato dal filosofo Byung-Chul Han – è la forma generale della comunicazione nell’infosfera ipersaturata. Innumerevoli tempeste di merda, sommandosi, hanno trasformato l’infosfera globale in uno tsunami di merda che ha disattivato l’universalismo della ragione, ridotto la sensibilità e distrutto i fondamenti del comportamento etico.

Il risentimento identitario ha sostituito la solidarietà sociale, e la cultura dell’appartenenza ha sostituito la  ragione universale. Le eredità dell’umanesimo e dell’illuminismo sono state azzerate insieme all’eredità del socialismo. Eppure proprio il socialismo ritorna come rivendicazione sociale (salariale, di reddito, ecc.) in una cornice aggressivamente  nazionalista: per quanto agghiacciante possa apparire, il nazional-socialismo è il discorso e il programma politico di Trump, di Putin, di Salvini, di Orbán, di Erdogan, di Modi.

Questo nuovo nazionalsocialismo promette di restaurare la sicurezza economica distrutta dal globalismo liberista, e di rafforzare la nazione respingendo i migranti e moltiplicando i fronti di competizione. Il non detto che sta sullo sfondo è l’eredità del colonialismo, la fine del privilegio imperialista: un serbatoio di conflitti identitari che non riescono a trovare alcuna ricomposizione internazionalista.

 

PURITANESIMO E CULTURA ONLINE

Nel suo discusso Kill All Normies, Angela Nagle ipotizza come l’alt-right – la «destra alternativa» nata online, che negli USA ha avuto un ruolo cruciale nell’ascesa di Donald Trump – sia l’effetto di una polarizzazione che è anche risultato delle politiche identitarie della sinistra, della trasgressione come bandiera, del femminismo puritano, del vittimismo gay, della politica delle quote: «Le politiche online sono un prodotto dello strano periodo di ultrapuritanesimo in cui viviamo».

È interessante che Nagle colleghi l’ascesa delle politiche identitarie con l’ultrapuritanesimo. La rigidità puritana, l’incapacità di cogliere le sfumature e di decifrare l’ambiguità, è un tratto emergente della mente digitale. Nel suo romanzo Purity, Jonathan Franzen suggerisce che la peculiarità essenziale della generazione millennial stia proprio nel rifiuto dell’ambiguità e nella binarizzazione della sensibilità. Il semplicismo moralista, l’aggressività contro l’impuro, l’irritazione contro l’incompatibile, sono le manifestazioni politiche della binarizzazione  puritana.

 

L’onda di risentimento aggressivo che ha travolto la democrazia deriva anzitutto dalle condizioni di impotenza politica e di impoverimento sociale, certo; ma non si spiega pienamente se non come effetto di una mutazione che – attraverso l’illimitata intensificazione dell’infostimolazione e dell’infosimulazione – investe anche il linguaggio, l’inconscio, l’autopercezione.

 

È ancora Nagle a ribadire come il successo di Trump vada collegato all’emergenza della cultura online quale spazio egemonico della formazione del sentimento pubblico contemporaneo: «Il trionfo dei trumpisti è anche la vittoria nella guerra contro i media mainstream, oggi disprezzati dalla maggioranza dei votanti e dalle sottoculture internettiane sia di destra che di sinistra. […] Forse ricorderemo l’anno 2016 come quello in cui è morto il dominio dei media ufficiali sulla politica formale. Mille meme con Trump/Pepe The Frog sono sbocciati, e un grande Uomo Forte/troll di Twitter che esibiva la propria ostilità verso i media mainstream e l’establishment di entrambi i partiti è riuscito a prendere la Casa Bianca senza e contro di loro». E quando c’è da descrivere l’atmosfera psicoetica dell’epoca dei meme e di Trump, Nagle non può che ricorrere a queste parole: «Uno spirito di profondo cinismo nichilista è venuto a galla nella cultura dell’Internet mainstream, ed è divenuta dominante una forma assurda di un umorismo malvagio».

[…]

 

MASCHI BETA

Nel caso dei maschi bianchi, la sconfitta sociale evolve in risentimento e aggressiva ricerca di identità: il razzismo bianco tende a prevalere nella popolazione dell’emisfero nord, in Europa come in America come in Russia. Eppure i suoi caratteri sono diversi da quelli del razzismo dell’epoca imperialista. È più un «razzismo da perdenti»: i lavoratori bianchi, che un tempo godevano del privilegio sociale garantito dalla colonizzazione e del privilegio culturale della solidarietà sociale e del progresso, sono stati socialmente umiliati, così come la democrazia è stata ridotta a un rituale dall’imposizione automatica del governo finanziario.

L’umiliazione politica è accentuata dal declino demografico e dal conseguente declino dell’energia, con le sue implicazioni sessuali e psichiche.

Queste tendenze convergenti hanno alimentato un’ondata di risentimento e di vendetta che nel mondo occidentale prende la forma di suprematismo bianco. Racconta di nuovo Angela Nagle: «Il movimento Men Going Their Own Way (MGTOW) [Uomini che vanno per la propria strada] è un gruppo di separatisti bianchi i cui membri hanno scelto di evitare relazioni romantiche con le donne per protestare contro una cultura distrutta dal femminismo e per concentrarsi sulla realizzazione individuale e l’indipendenza dalle donne. […] Il discorso è generalmente arricchito da riferimenti alle troie che ingannano, lasciano, usano i tuoi soldi e così via. Gli piace discutere di donne che la danno via a vent’anni e poi a trenta – quando il loro patrimonio sessuale comincia a diminuire – investono tutto sulle relazioni serie. Il femminismo ha distrutto la civiltà occidentale eccetera, e le donne li costringono ad allevare figli che non sono nostri, oppure si fanno mettere incinta per intrappolarli, o li accusano di uno stupro mai accaduto».

E ancora: «Una frustrante contraddizione e ipocrisia […] sta nel fatto che si vogliono mantenere i benefici della tradizione senza doverne accettare le limitazioni e i doveri. Vogliono il meglio della rivoluzione sessuale (successo sessuale con donne pornografizzate, lubrificate e pronte a tutto) senza le insicurezze di una società in cui le donne hanno libertà di scelta sessuale. […] I modelli sessuali che emergono come risultato del declino della monogamia vedono un aumento della scelta sessuale per una élite di uomini e un crescente celibato involontario per la popolazione che si trova alla base dell’ordine gerarchico».

 

Il risentimento maschile agisce come fattore di identificazione: il giovane maschio isolato nella sua fragile capsula digitale e il maschio senescente depresso reagiscono alla loro frustrazione identificandosi nell’eroe bianco, e la rana Pepe diventa una contrazione immaginaria di questa identificazione cinico-ironica.

 

Per Nagle, «il feticcio nietzschano del maschio fisicamente forte, della gerarchia e dell’esercizio della volontà – che attraeva i lettori nazisti di Nietzsche – contrasta in modo patetico con la realtà del suo stato fisico: miopia, prostrazione nervosa, malattia cronica, disordini digestivi e naturalmente amaro rifiuto da parte delle donne. […] Una delle preoccupazioni dominanti della manosphere, o maschiosfera, è l’idea che esistano maschi beta e maschi alfa. Si discute a lungo se le donne preferiscano maschi alfa oppure se le donne usino cinicamente o ignorino del tutto i maschi beta, cioè quei maschi di basso livello nella gerarchia crudele con cui interpretano ogni aspetto dell’interazione umana».

[…]

 

L’ORIZZONTE OLTRE LA TEMPESTA

Negli ultimi anni, senza che quasi ce ne rendessimo conto è emerso un continente. È un continente fatto  di caos mentale, di immiserimento sociale, di sofferenza psichica diffusa. E, mentre i legami di solidarietà andavano disgregandosi, questo continente ha eroso ogni spazio di azione politica e di governo razionale: la minima base di condivisione etica e linguistica necessaria per il consenso (e per il dissenso) politico è stata distrutta dall’umiliazione sociale e dall’aggressione infonervosa alla mente sociale. Al posto dell’egemonia che nasce dal consenso razionale, abbiamo visto montare un’ondata di nazionalismo e di razzismo che nasce dalla frustrata rivendicazione dei diritti sociali.

 

Quello che emerge dal continente del risentimento è un misto di vero nazionalismo e falso socialismo. È lo stesso film che abbiamo visto nemmeno un secolo fa, solo che dobbiamo prepararci a viverlo in versione postmoderna.

 

Non mi pare che esista al momento una possibilità di resistere a questa onda, meno che mai di sovvertirla. Un lungo periodo di violenza, guerra e demenza ci aspetta.

La sola cosa che possiamo fare – oltre a non perdere mai il buon umore e l’ironia – è forgiare concetti per la comprensione del mondo che sta emergendo, per quanto orribile esso sia. Nel breve tempo di vita che rimane alla mia generazione, altro non resta che consegnare al futuro la possibilità di vita felice che rischia di essere seppellita dalla tempesta di merda. E capire, nel pieno di questa tempesta, dove covino i germi della possibilità.