cult

CULT

Cannes #3. I corpi al neon in Motel Destino di Karim Aïnouz

Karim Aïnouz torna in Brasile con “Motel Destino”, presentato in concorso al Festival del Cinema di Cannes. Con un’estetica fluorescente al neon, Aïnouz mette in scena tre personaggi che fatalmente si incrociano sullo sfondo di sesso e violenza che domina le stanze del motel

Nello Stato di Ceará, nel nord-est del Brasile, fanno 30 gradi tutto l’anno. I volti sono madidi di sudore, la pella translucida. Il caldo appiccicoso si intensifica nel contatto di un corpo sull’altro. Fanno sesso. In due, in tre, in quattro. Al Motel Destino si fa sesso tutto il tempo, in tutte le posizioni, a ogni ora. Passando per i corridoi il sottofondo ininterrotto sono sospiri, mugugni, grida di piacere. Le scene pornografiche vengono rinforzate da filtri che oscillano tra l’arancio e il blu fluorescente. L’estetica è al neon, quasi strobo. Tutto in Motel Destino, ultimo film di Karim Aïnouz presentato in concorso al Festival del Cinema di Cannes, parla di sesso, corpi, godimento (più che desiderio). E poi violenza. È come se tutta quella presenza di corpi, di gridi, di incontri occasionali, di luce vitale e abbagliante, fosse inseparabile dalla carnalità viscerale dell’uccisione fisica e della morte. 

Heraldo è un giovane di 21 anni che già all’inizio del film perde l’amato fratello che faceva parte di una banda di delinquenti capeggiati da una matrona soprannominata Bambina. Ricercato dalla banda e dalla polizia fugge dentro il Motel Destino di cui era stato la sera prima cliente a ore. Comincia a lavorare per la strana coppia che gestisce il motel. Dayana pulisce le camere e sta al desk. Gli spiega come prendersi cura delle tracce di sperma, pulire quelle alcove arancioni e blu volgarissime, piene di residui di cocaina per renderle agibili per i clienti successivi. Elias, che sembra essere il capo del motel, ossessionato dagli animali (una capra, due asini, che fanno sesso pure loro nel caldo torrido di Ceará), alterna accoglienza patriarcale e violenza. Ogni tanto si affaccia a una delle finestre delle camere a ore, tramite cui vengono forniti ai clienti sex toys e spazzolini, per guardare morbosamente il sesso degli altri e farsi una sega. Dayana e Elias sono sposati, tenuti insieme dall’unione tossica che il Motel rappresenta. La presenza di Heraldo, nero, muscoloso, bello, sconvolge i loro equilibri.

Karim Aïnouz nel 2019 aveva presentato, al Certain Regard del Festival, La vita invisibile di Eurídice Gusmão (recensito qui), un film drammatico sempre ambientato in Brasile che racconta la storia di due sorelle molto unite che la vita separa sullo sfondo dell’oppressione e della violenza di genere. E poi ancora nel 2023 in concorso, Firebrand, film storico ambientato nell’Inghilterra Tudor, in cui recita Jude Law nei panni di Enrico VIII, preso nella sua decadente putrefazione e nel suo scontro con la rigogliosa moglie, Katherine Parr (impersonata da Alicia Vikander). Entrambe i film, il primo sgranato da una pellicola a 16 mm, il secondo segnato dall’oscurità degli interni della casa reale, denotano la grande cura estetica che Aïnouz impone al suo cinema. Motel Destino non si sottrae a questa estetizzazione pronunciata dove l’immagine fluo (a 16 e 8 mm) non solo mette in scena l’abilità del regista nel muoversi tra generi cinematografici diversi (e qui ci troviamo nella pornochanchada brasiliana degli anni ‘70 che mischia commedia e pornografia e in un film noir, allo stesso tempo), ma in cui il colore, la grana, la materia della pellicola veicola anche un significato. 

Motel Destino è il luogo del sesso dove i corpi si incontrano per caso, ma è anche il posto cui si arriva quando non si riesce a uscire dalla spirale di povertà e violenza che segna il destino biografico del protagonista, Heraldo, o quello di Dayana che non riesce a liberarsi dal marito che ne abusa. Il film espone la razzializzazione da un lato dei neri in Brasile e dall’altro la violenza di genere. Certo in Motel Destino, complice la materialità carnale esposta e i colori disturbanti e repulsivi che marcano il sesso e la violenza, il protagonista spesso sogna. Sogna nella forma degli incubi e delle speranze, in una sorta di cinema dell’assurdo, che unisce passato e futuro. E chissà che il destino non sia quello della impossibilità della fuoriuscita dalla miseria, se non nei brevi lampi dell’incontro sessuale, quasi animale, ma anche un’occasione che si presenta come un lampo a cambiare lo spartito che sembrava scritto di queste biografie individuali. 

Le immagini sono tratte dall’Espace Press-Kit Films e sono in fair use