editoriale

7 Aprile 1944, la battaglia del Tancia

A pochi chilometri da Roma, l’esercito di occupazione tedesco lancia un’offensiva contro i partigiani di due formazioni. In questo giorno, 72 anni fa, si combatteva la battaglia del Tancia

Nel marzo del 1944 i partigiani di stanza sui monti della Sabina intensificano le operazioni contro i tedeschi e i fascisti. In particolare nelle zone intorno a Poggio Mirteto insistono due formazioni partigiane: la Banda D’Ercole, militari guidati dal Maggiore D’Ercole, e la Brigata Stalin, partigiani comunisti e giovani dei paesi limitrofi sotto la guida di Redento Masci. Queste due formazioni sono protagoniste dell’eroica battaglia del Monte Tancia: il 7 aprile del 1944.

A seguito di diverse azioni di sabotaggio e di guerriglia, sia in Sabina sia sotto copertura a Roma, per ordine diretto degli alti ufficiali nazisti viene inviata a “bonificare” la zona la divisione Goering dell’esercito tedesco, supportata dalla divisione Sardinia e dai fascisti di zona.

 

Nel frattempo le formazioni combattenti si sono unite nella Brigata D’Ercole-Stalin, cresciuta di numero per l’arrivo di un nutrito gruppo di partigiani dell’ottava zona di Roma (spina nel fianco dei tedeschi nelle borgate di Centocelle, Torpignattara e del Quadraro) e trasferitasi poi sui monti, sotto la guida di Nino Franchellucci e Luigi Forcella.

 

Dopo essere arrivati nottetempo, diversi reparti (migliaia di uomini) delle divisioni naziste, guidati dalle spie repubblichine della zona, iniziano la scalata al massiccio del Tancia alle prime luci dell’alba. Nonostante la sproporzione delle forze in campo, i partigiani tengono impegnati i tedeschi da mattina a sera, infliggendo perdite ingenti.

Oramai quasi accerchiati, provano con successo lo sfondamento verso Poggio Catino, permettendo a molti di salvarsi.

Sul monte Arcucciola, una delle cime del Massiccio, un gruppo di partigiani si attarda nella ritirata a seguito del ferimento di un ragazzo. Su questo monte la brigata ha un ottimo punto di tiro: sul versante che affaccia sulla vallata, proprio dove passa la via Salaria, conserva un mitragliatore sovietico appostato su una lingua di roccia sporgente, il “Nido d’aquila”. Con quello e con tutte le altre armi che i partigiani, non più di qualche decina in quel punto, hanno a disposizione falciano i nazisti a centinaia, tenendoli impegnati per ore.

 

Stremati e senza munizioni, i partigiani vengono infine accerchiati e trucidati. In pochissimi riescono a scappare poco prima dell’accerchiamento, protetti dai compagni rimasti sulla cima.

 

I corpi dei caduti non ricevono sepoltura per ordine diretto dei nazisti e la montagna viene bombardata per rappresaglia, atto che costa la vita a diversi civili, in particolare donne e bambini. Nonostante le rappresaglie, lo spettro della battaglia del Tancia e della resistenza dell’Arcucciola segna profondamente il morale dei tedeschi fino alla loro ritirata dalla zona, il 10 giugno 1944.

A Paolo Morettini (che ci ha lasciato circa un anno fa) e a Eugenio Meneghino (che ancora ogni anno ci accompagna sul Tancia) partigiani della Brigata Stalin e del gruppo dell’Arcucciola.

VIDEO

Osterei. Monte Tancia 1944

 

 

Tancia