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Il tempo raro e speciale della rivoluzione dei piccoli pianeti

La “rivoluzione dei piccoli pianeti” di Pierlugi Sullo è un racconto delle storie e delle vite di un gruppo di ragazzi del 68, che si preparano al futuro che sta irrompendo, frantumando le convenzioni e le regole

Il 2018 è stato l’anno del cinquantenario del ‘68. Inevitabilmente le case editrici hanno proposto un notevole numero di memorie, saggi, riflessioni. Da questo punto di vista niente di nuovo. Tra i testi usciti uno sicuramente si differenzia non solo dalle quelli che hanno contraddistinto la ricorrenza del mezzo secolo dal fatidico anno, ma probabilmente anche dalle uscite che hanno contrassegnato i precedenti decennali.

Il 1968 è stato infatti trattato sotto diversi punti di vista e con toni diversi, in salsa apologetica, in modo denigratorio; sono stati realizzati film, alcuni famosi, documentari, effettuate decine di inchieste giornalistiche, ma nessuno fino ad oggi aveva proposto, un romanzo sul ‘68, anzi un “romanzo nel ‘68”, come recita il sottotitolo.

Stiamo parlando de La rivoluzione dei piccoli pianeti (Lastaria edizioni, 288 pag. euro 15.00), di Pierluigi Sullo. L’autore è stato a lungo una firma de Il Manifesto, dirigendo per alcuni anni il giornale a fianco di Luigi Pintor, e dal 1998 ha dato vita all’esperienza di Carta, settimanale di cui è stato direttore fino al 2010.

La storia si svolge nell’anno scolastico 67/68 e ha come protagonista un gruppo di studenti all’ultimo anno di liceo a Roma. Le loro vicende personali, il microcosmo famigliare da loro vissuto, con gli inevitabili contrasti generazionali, fa da contraltare alla Storia che irrompe nelle loro vite. Le pulsioni, il vortice di sentimenti e relazioni, la scoperta del sesso, anzi la vera e propria rivoluzione sessuale si intrecciano con la scoperta della politica, la prima occupazione, la scelta di campo prima vissuta quasi con timidezza, poi in modo dirompente, fino alla partecipazione agli scontri di Valle Giulia, battesimo di fuoco per una intera generazione che sarebbe stata protagonista del “lungo 68 italiano”.

E poi i primi viaggi lungo la penisola, bruciando tappe e relazioni. Il romanzo sale di livello gradualmente, portandoti dentro i piccoli e grandi drammi famigliari, la mancanza del padre per Franco e la sua condizione sociale, il terribile segreto, anzi i terribili segreti dei genitori di Enrico, la figura principale del libro, le inquietudini della ricca e bella Claudia. Sullo ci propone una galleria di personaggi che tutti coloro che hanno vissuto quella esperienza hanno presumibilmente incontrato. Chi non ha avuto a che fare con un preside reazionario come Tripodi, con la Silvestri di turno “professoressa comunista”, o avuto a fianco Gigi il compagno intellettuale, un amico fedele come Alfredo, fino al poliziotto dai toni paternalistici?

Educazione sentimentale e educazione politica si intrecciano, attraverso una scrittura di qualità, dai periodi lunghi ma fluenti. I ragazzi fanno i conti anche con la politica dei partiti, anzi con quella del “partito”, prima accondiscendente, poi repulsiva, scelta che porterà il Pci in rotta di collisione con una intera moltitudine, con conseguenze nefaste. Dopo Valle Giulia, arriverà l’incontro con la Parigi del Maggio, con la classe operaia milanese, preludio all’Autunno Caldo del 1969. Ma soprattutto ognuno andrà incontro al proprio destino, che si presenterà in forma drammatica per Franco, da tempo in rotta di collisione esistenziale.

Un futuro che è inevitabilmente e completamente dentro il presente. «Come te lo immagini il Duemila?» chiede Alfredo ad Enrico, e la risposta non può essere che «il futuro è qui, è la rivoluzione che sta succedendo, che stiamo facendo, tutti avranno tutto, e sennò la catastrofe, il mondo andrà in malora». Quella generazione, la nostra generazione è stata sconfitta e le conseguenze le stiamo ancora vedendo.