ITALIA

#wetooinscience

La conferenza dell’associazione “Donne e scienza” quest’anno è stata dedicata al tema delle molestie in ambito accademico e scientifico.

Ricercatrici, dottorande, professoresse da tutta Europa hanno analizzato la situazione a partire dalle esperienze locali per poi ragionare, insieme, sulle prospettive future di prevenzione e lotta alle molestie nei luoghi di lavoro, studio, ricerca.

 

«Lui è un professore tu solo un’associata»

Più della metà degli interventi hanno teso a rappresentare, con inchieste, progetti di ricerca, questionari anonimi nelle università, la situazione là dove i livelli di educazione sono più alti.

Fino al 55% delle donne sono state molestate sessualmente nel Unione Europea. Il 32 % di tutte le vittime nell’UE ha riferito che il perpetratore era un superiore, collega o cliente, mentre 75% di donne in professioni che richiedono qualifiche specifiche o in posti dirigenziali sono state molestate sessualmente.

Questi dati sconcertanti (e sicuramente parziali) aprono il campo a una forte contraddizione: se da una parte ci è sempre stato detto che più istruzione significa più emancipazione economica e fuoriuscita dalle violenze domestiche, dall’altra aumentano le molestie basate sul genere in questi luoghi di lavoro.

La decodifica dei meccanismi che agiscono alla base di questa violenza è un lavoro semiotico che non può escludere l’azione politica a fianco dell’educazione, prevenzione e cura.

Le relazioni di potere all’interno dell’Accademia, insieme all’isolamento e alle gerarchie rigide, alimentano la vulnerabilità (economica, sociale) delle vittime di violenza, non permettendo loro, di fatto, né di cercare solidarietà, né di denunciare i fatti. La paura per le possibili ripercussioni sulla propria carriera accademica e lavorativa, il rischio di essere licenziate o isolate, la possibilità che quell’atteggiamento venga normalizzato dai colleghi o non ci siano abbastanza “prove” per dimostrarlo.

Il riconoscimento di questi nodi cruciali è uno step necessario per riconoscersi e riconoscere la violenza, per rompere l’omertà del rapporto a due e non sentirsi in colpa, mai più.

 

 

Combattere la violenza di genere

I nodi cruciali dei progetti presentati mettono al centro la prevenzione, l’educazione e la creazione di comunità che possano tutelare la donna. Il progetto UNSER CAMPUS (il nostro campus), presentato da Laura Chlebos (Ruhr-Universität Bochum), prova a porsi alle donne non come potenziali vittime ma aumentare la consapevolezza soggettivando le studentesse con percorsi che agiscano su più livelli, dall’autodifesa, al confronto, alla denuncia.

Il lavoro di investigazione sulla “percezione della molestia” della consigliera di fiducia dell’università di Brescia Francesca Torelli, sottolinea la complessità del fenomeno, partendo dall’assunto fondamentale che l’elemento soggettivo in capo all’autore della molestia non ha rilevanza rispetto alla gravità della violenza. 171 tra professori e ricercatori, 31 PHD e post PHD, e 2071 studenti hanno dovuto quantificare quanto indesiderato fosse per loro un certo tipo di comportamento, indicandolo con un punteggio da 1 (non è percepito come molestia) a 5 (molestia grave). Le partecipanti che erano già state vittime di molestia erano più sensibili a comportamenti indesiderati, tanto quanto chi era stato testimone di una violenza. Il numero delle persone che si sono considerate vittime di molestie rispetto al totale dei partecipanti è stato del 2% tra gli studenti e circa il quadruplo tra i docenti.

La sociologa Donatella della Porta analizza i movimenti femministi degli ultimi anni e in particolare

Non una di Meno, la “terza ondata femminista” che è stata in grado di mettere in luce i dispositivi che producono le differenze di classe, di razza, di genere e di sessualità, inventando immaginari politici, creando strategie di mutuo aiuto e auto organizzazione, producendo nuovi saperi.

 

Un congresso del genere, a Pisa

Nel comunicato di lancio del congresso, le socie non possono esimersi dal riconoscere una contraddizione in termini: «In questa città, che ci accoglie e ci offre le migliori strutture per svolgere un congresso così importante, dato il tema e la portata internazionale, “Donne e scienza” prende atto dell’insostenibile situazione denunciata da un coro di proteste guidato dalla Casa della donna di Pisa che ha presto superato i confini cittadini e nazionali e ha raccolto oltre 40.000 firme, relativa alla nomina di un assessore alla cultura noto alle cronache per essere stato condannato in Corte d’appello a risarcire la ex compagna, in causa per stalking e all’insensibilità di un’amministrazione che lo mantiene al suo posto sorda a quanto richiesto dalla società civile. L’associazione dichiara il proprio sostegno alla Casa della donna di Pisa, a tutte le vittime di violenza di genere».

Due giornate di riflessione che terminano con l’augurio di fare rete tra le varie esperienze riunite a partire dalla piattaforma europea EPWS (European Platform of Women Scientists) e di confrontarsi con chi dell’accademia non fa parte, consce della trasversalità strutturale della violenza di genere.

 

Il 6 e 7 ottobre a Bologna, la prossima assemblea nazionale di Non una di Meno sarà un’occasione per continuare a lottare insieme.