EUROPA

Volo speciale per applicare le deportazioni dei rifugiati dalla Germania all’Italia

Continuano le deportazioni all’interno dello spazio Schengen. Nonostante le crescenti criticità del sistema di accoglienza italiano, che in diversi casi si configurano come trattamenti inumani e degradanti, e nonostante le pratiche di resistenza che i migranti mettono in atto con sempre maggiore frequenza, la Germania non ha interrotto i trasferimenti forzati verso l’Italia.

Secondo il trattato di Dublino, infatti, la competenza sulla richiesta della protezione internazionale spetta al primo Stato membro toccato dal migrante. In questo modo, mentre i paesi dell’Europa del Sud vengono trasformati nell’ennesimo filtro ai flussi migratori diretti verso gli Stati più ricchi dell’UE, nuove frontiere riemergono all’interno dello spazio Schengen, limitando di fatto la libertà di movimento dei richiedenti asilo.

Nella Giornata Internazionale del Rifugiato, mentre le istituzioni responsabili della morte, del confinamento e della detenzione di decine di migliaia di migranti celebrano cerimonie di circostanza per presentare la loro maschera buona e nascondere le gravissime responsabilità, affermiamo con forza che l’unico modo di proteggere i rifugiati e i richiedenti asilo è garantire la loro libertà di movimento, chiudere i CIE, trasformare radicalmente il sistema dell’accoglienza, favorendo il decentramento e le pratiche di autogestione.

Di seguito pubblichiamo il racconto della deportazione di un ragazzo eritreo dall’aeroporto di Francoforte a quello di Fiumicino avvenuta pochi giorni fa, attraverso un volo speciale appositamente organizzato.

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La denuncia di No One is Illegal

Shewit T. è un rifugiato eritreo e la sua domanda d’asilo avrebbe avuto buone possibilità di essere accettata in Germania. Ma è stato arrestato ed è in detenzione da 9 settimane. Il 17 giugno 2014, è stato deportato con un volo speciale da Francoforte a Roma.

Tutto questo perché ha dovuto dare le sue impronte digitali alle autorità italiane dopo il suo arrivo a Lampedusa nell’autunno 2013: è un cosiddetto “caso-Dublino”. Benché non abbia avviato nessuna procedura d’asilo in Italia, l’accesso al sistema d’asilo tedesco gli è stato negato. A fine aprile 2014 è stato arrestato dalla polizia in casa sua, alle 4.30 del mattino. È stato trasportato all’aeroporto di Francoforte per essere deportato. Ma ha rifiutato, urlando che in Italia sarebbe tornato ad essere un senza fissa dimora. È riuscito a convincere il pilota del volo Lufthansa a non trasportarlo contro la sua volontà.

Ma dopo la sua vittoriosa resistenza Shewit T. è stato portato in carcere e imprigionato per settimane. Il 7 maggio la polizia ha provato a deportarlo una seconda volta. Ma attraverso un’altra resistenza verbale e le simultanee proteste dei solidali all’interno del terminal dell’aeroporto di Francoforte, la deportazione è stata nuovamente fermata.

A partire da questi episodi le autorità hanno deciso di usare un volo speciale, non pubblico e senza altri passeggeri a bordo, per applicare questa deportazione causata dal trattato di Dublino.

Due altri rifugiati eritrei sono stati trasportati a bordo dello stesso aereo. Anche loro, ovviamente, avevano protestato con successo contro la deportazione sui voli di linea precedenti.

Questo volo speciale con tre deportati, circa 10 poliziotti e un dottore (con un costo stimato di circa 50.000 euro o più) è ovviamente un mezzo di intimidazione contro la comunità di rifugiati eritrei, che ha organizzato numerose manifestazioni nelle ultime settimane a Francoforte contro le deportazioni causate dal trattato di Dublino.