MONDO

Viaggio nella sanità zapatista

Come funziona la sanitá zapatista? Per capirlo dobbiamo ripartire dal 2003 quando, rompendo il dialogo con il governo e tutti i partiti, gli zapatisti hanno instituito le Giunte di Buon Governo, organi amministrativi delle comunitá dove il mero potere esecutivo [..] é eseguito da gruppi turnanti di campesinos scelti nelle assemblee plenarie detentrici del potere legislativo. Il potere esecutivo (politico e civile) qui é completamente scisso dal potere militare; questa è la grande differenza tra lo zapatismo e tutte le altre guerriglie/rivoluzioni del mondo, nelle quali l’autorità massima politica ha sempre coinciso con il comando militare.

Questo modello organizzativo, forse il piú orizzontale al mondo, meriterebbe un’intero libro di analisi, ma è tutta un’altra storia e non è questa la sede. In sintesi ci sono le comunità (i villaggi), poi i municipi che al loro interno contano diverse comunità e che a loro volta si riuniscono in un Caracol, zona controllata da una Giunta di Buon Governo. Il mondo zapatista è composto da cinque caracol e le relative cinque Giunte di Buon Governo.

Con l’organizzazione dei Caracol questo anti-Stato ha smesso di chiedere e ha iniziato a costruire.

Per quanto riguarda la salute si è organizzato così: promotori della salute in ogni comunita’ curano il primo intervento: sanno mettere punti, sanno riconoscere ed inquadrare la patologia e se di lieve entità la risolvono con medicine chimiche (le nostre) o naturali; nel caso in cui la patologia esca dalle loro competenze/ possibilità, il paziente viene trasferito nella clinica del caracol, dove si possono effettuare analisi del sangue ed alcuni esami diagnostici come ecg, ecografie etc., v’è qui una più vasta disponibilità di medicine e dunque un più ampio spettro di patologie curabili. Se questa ancora non bastasse i promotori della salute si fanno difensori del diritto alla salute accompagnando il malato nell’ospedale statale piu’ vicino accertandosi che questo venga accettato e curato, fatto non scontato per un indigeno, ancora meno per un indigeno zapatista.

Una medicina “ilichiana”, com’è possibile?

Ivan Ilich nella sua Nemesis Medica avanza un attacco spietato alla medicina occidentale, soprattutto alla figura del medico ed alla sua autorità morale, ottenuta grazie al suo detenere il potere della salute. Quest’autoritá morale che il medico impone agli altri soggetti sociali, non è figlia di un’analisi che si distacca troppo dal vero, la tara di ció la dà l’altissima percentuale di sindaci medici, dato facilmente intuibile visto il biopotere del medico e visto che é uno dei pochi soggetti altamente istruiti sempre in contatto con la popolazione.

Un’altra critica che muove Ilich alla medicina occidentale è la forte delega che i soggetti sociali lasciano all’ordine dei medici del loro corpo e della loro salute. Delega che, de facto, si traspone in un rapporto verticale curante-curato, dove il secondo si fida ciecamente del primo senza muovere alcuna curiosita’ o spirito critico sulla cura affibiatagli e dove il primo non fa nulla affinché questo avvenga.

Nello zapatismo é insito il desiderio di creare una societa´ orizzontale, scevra da ogni forma di autorita’ data a priori e che respinga la delega nelle pratiche quotidiane, perche’ meccanismo gravido di subalternita’ e coercizione, in quanto scelta in base, nel migliore dei casi, all’autorita’ morale, nel peggiore dei casi, in base al potere economico, comunicativo e demagogico del delegato.

Questo desiderio ha fatto si che i campesinos, con poca cultura, comandino loro stessi senza sentire la necessitá di borghesi colti che impongano la linea senza conoscere a fondo i bisogni delle comunità. Così, parlando di salute, lo zapatista non ha bisogno di un professionista che dall’alto della sua preparazione accademica possa decidere unidirezionalmente della sua vita.

Questo ai nostri occhi puo´ apparire come una follia antiscientifica e il fatto che i promotori di salute non siano nemmeno laureati, ma che tengano solo 4 giorni di corso al mese da un medico solidale (che viene dalla città) un grave rischio per chi si ammala nel mondo zapatista. Immergiamoci, però, in una situazione di comunità montanare dove le prime pasticche sono apparse circa 30 anni fa e che prima dello zapatismo la cura era delegata a degli shamani che curavano con erbe, preghiere e candele. In questo contesto il negare l’autorità assoluta del curatore e il negare la totale delega della salute a esso, ha fatto in modo che il paziente non accettasse più una cura costituita da una preghiera, ma che imponesse un rapporto orizzontale con chi detiene il potere della cura (non importa se medico laureato o shamano), fatto di condivisione di sapere e di scelte critiche. Questo rapporto orizzontale imposto dal basso ha, implicitamente, spostato il mondo della cura verso la scienza.

Medicina occidenale vs medicina tradizione = medicina preventiva

Nelle comunità zapatiste lo shamano quasi non esiste piú, ora esistono i promotori della salute, che, sebbene non laureati, sono perfettamente preparati per i loro compiti di primo soccorso e di triage. Rimane comunque un’attualitá il curare patologie con delle erbe, magari non corroborate da test e trial su larga scala fatti da grandi case farmaceutiche, ma che comunque posseggono il valore di secoli e secoli di esperienza. Le cure naturali inoltre qui non assurgono al voler curare tumori e morbi mortali, ma sono per lo più usate per mal di testa, diarrea, dermatiti ed altre infermità di lieve entità. Le erbe sono anche il perfetto esempio di come non delegando alle case farmaceutiche e al loro marketing la scelta del medicinale si elimina la iatrogenesi e la medicalizzazione che esse impongono al mondo occidentale.

C’é da sottolineare che questo modello di salute ribalta completamente il paradigma di quello occidentale. Quest’ultimo fattosi schiavo del profitto ha eliminato la prevenzione ed il radicamento nel territorio dal proprio orizzonte. Nel mondo zapatista la salute è invece improntata dalla comunità per la comunitá e in una situazione dove il saper far attecchire delle buone pratiche di igiene puó abbattere il tasso di mortalitá di qualche punto percentuale é, sicuramente, uno dei principali campi di intervento dei promotori di salute.

Oltre a ció i promotori di salute, favoriscono la diffusione di una cultura sul corpo ad esempio facendo conoscere gli anticoncezionali, praticamente sconosciuti prima dello zapatismo, e ora alla portata di tutt*, anche quelli naturali (a detta dei diretti interessati molto funzionali).

Questo é solo un’assaggio della salute zapatista, un modello che non percepisce alcun fondo statale, completamente autorganizzato, ma che é comunque riuscito ad alzare il livello di salute al di sopra delle comunitá non zapatiste limitrofe.

Questo modello ci insegna che tra quello lombardo/laziale, con enormi centri di cura e nessun radicamento nel territorio e prevenzione e un modello toscano con pochi grandi centri di cura e molte case della salute sparse sul territorio che lavorano su informazione e prevenzione, la scelta della strada da percorrere é molto semplice, nonostante i grandi limiti impliciti della sanità di Stato. Ma ci insegna soprattutto che è possibile autorganizzare dal basso un servizio così delicato come la sanità e che solo così si rompe il paradigma di mercificazione della salute vigente. Che dunque modelli come Ambu Lanti a Roma, come l’ambulatorio popolare di Milano o come quello dello 081 di Napoli fioriscano e si riproducano il più possibile!