MONDO

Venezuela: governo propone Assemblea Costituente

La proposta del governo nel pieno della crisi che attraversa il paese, mentre continuano scontri e tensioni che hanno provocato oltre trenta morti. Pubblichiamo un articolo di Marco Teruggi, giornalista e militante argentino che scrive da Caracas per Notas Periodismo Popular.

In meno di un mese, 28 morti (in gran parte militanti chavisti e spesso persone che non avevano nulla a che fare con le manifestazioni dell’opposizione) e centinaia di feriti nell’ambito delle tensioni che attraversano il paese: manifestazioni e violenze delle destre, crisi economica, repressione e scontro sociale, speculazioni e corruzione, paramilitarismo e violenza. Con l’intenzione di dare voce alla molteplicità di un dibattito attorno alla situazione politica e sociale in America latina e in Venezuela in particolare, traduciamo e pubblichiamo un primo articolo scritto da Marco Teruggi da Caracas. Ci sembra importante tanto analizzaare criticamente i limiti, i punti di blocco e di crisi, le sfide e le prospettive dei movimenti sociali e dei governi progressisti in America Latina, in una fase di complessi cambiamenti e rafforzamento delle forze autoritarie e conservatrici e del neoliberismo sfrenato nella regione, quanto aprire uno spazio di informazione alternativa ai media mainstream italiani e alle loro narrazioni tossiche attorno al Venezuela. (Nota della redazione)

Il chavismo ha ripreso l’iniziativa dopo un mese alle corde: verrà messo in moto un processo costituente per la convocazione di una Asamblea Nacional Constituyente (ANC). Lo ha annunciato il presidente Nicolás Maduro davanti alla massiva mobilitazione del primo maggio a Caracas. Lo aveva già lasciato intendere durante il suo programma televisivo En contacto con Maduro, dove questa soluzione era tra quelle ipotizzate nel contesto di insicurezza generata dalla violenza delle destre. A livello legale la convocazione si è basata sugli articoli 347 e 348 della Costituzione: “Il popolo venezuelano è il depositario del potere costituente originario. Nell’esercizio di tale potere, può convocare una ANC per la trasformazione dello Stato, per la creazione di un nuovo ordinamento giuridico e per la redazione di una nuova Costituzione (…) L’iniziativa potrà essere presa dal Presidente della Repubblica in Consiglio dei Ministri”.

L’impatto politico è molto forte: ci si è appellati all’origine del processo chavista, che vide la ANC del 1999 come elemento fondante, e si è dato avvio a un’iniziativa di così grande importanza proprio nel contesto della resistenza agli attacchi golpisti. Difendersi attraverso una risposta democratica e partecipativa – di questo si tratta – avvicinando tutto il chavismo attorno a un obiettivo comune, ma soprattutto convocando la maggioranza della società per costruirlo. Il processo, ha sottolineato Maduro, sarà dei cittadini e delle cittadine, non dei partiti politici. L’elezione dei costituenti – saranno 500 – avrà luogo in maniera diretta e segreta. Questi si porranno alla testa della ANC la quale, come ha ribadito Maduro durante il Consiglio dei Ministri di lunedì notte, discuterà su temi quali: la pace; la costruzione di un sistema economico post-estrattivista; la costituzionalizzazione delle missioni sociali; la sicurezza, la giustizia e la protezione del popolo; le nuove forme di democrazia partecipativa; la difesa della sovranità nazionale; l’identità culturale; i diritti sociali, culturali e tecnologici delle fasce più giovani; il cambio climatico. Come indicato in Costituzione, il presidente non potrà obbiettare alle modifiche apportate alla Carta Magna.

La destra

Domenica Julio Borges (dirigente della coalizione antigovernativa Mud, ndt) aveva annunciato: “Qualsiasi tentativo di convocare una Costituente non è altro che il proseguimento del colpo di Stato che si vive in Venezuela”. Henrique Capriles Radonski, una volta dato l’annuncio, aveva scritto: “Di fronte all’inganno costituzionale progettato dal dittatore, tutto il popolo scenda per strada per disobbedire a una simile follia!”.

Era prevedibile: il piano della destra è quello di acuire la violenza di strada al fine di raggiungere una paralisi proveniente o dal fronte esterno o da quello interno. Nel primo caso i risultati non sono stati, fino ad ora, quelli auspicati: le organizzazioni internazionali hanno fatto dichiarazioni, precisazioni di vario tipo, senza fare però alcun passo decisivo. Oltretutto il Venezuela si è ritirato dall’Organizzazione degli Stati Americani a seguito degli evidenti pregiudizi dell’organismo capeggiato dagli Stati Uniti e avrà luogo una riunione della Confederazione degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi a riguardo. Quanto al governo, questo ha ricevuto invece l’appoggio della Russia e della Cina e, indirettamente, da Papa Francesco, il quale ha sottolineato che i dialoghi di pace non hanno avuto buon esito a causa delle divisioni della destra.

Anche rispetto al fronte interno la situazione non si è evoluta come previsto. I sobborghi non si sono uniti al rovesciamento del presidente ela Fuerza Armada Nacional Bolivariana non ha risposto ai ripetuti inviti della destra – Julio Borges è tornato a esortarla domenica. Quanto alla capacità di mobilitazione, dunque, si è assistiti a un netto calo. Ciò è confermato dai numeri dei sondaggi di Hinterlaces: 57% di coloro che si definiscono oppositori non si trovano d’accordo con le manifestazioni violente, così come l’83% di coloro che si definiscono indipendenti.

Tutto questo fa sì che la tattica golpista si trovi in una tra le sue peggiori condizioni, quella del logoramento e dell’isolamento, così come accadde nel 2014 in un contesto simile. In tale scenario è possibile un maggiore radicalismo, ossia la ricerca di più morti, azioni di grande impatto, o l’intervento di gruppi paramilitari nei quartieri o nelle arterie di Caracas. Già sono 29 le vittime contate a partire dal 6 aprile. L’ultimo, Juan Pernalete, è stato assassinato tra le file della mobilitazione della destra con un colpo di pistola sparachiodi. Esiste un video: la videocamera ha registrato ciò che forse non doveva registrare. La destra tuttavia – contro immagini e autopsie – insiste con il dire che sia morto a causa di una bomba lacrimogena e lo ha convertito, di fatto, in martire.

Ciò che ci aspetta

La destra si trova dunque ad affrontare l’iniziativa ideata dal chavismo. Potrebbe disconoscerla e proseguire l’escalation: senza dialogo, con meno gente e più violenza. Fino a che punto potrà però avanzare in questa circostanza? Fino a che punto potrà rimanere unita la dirigenza della destra? È noto che le tensioni interne sono molte. Prova di ciò è l’audio intercettato alla moglie di Henri Ramos Allup, la quale ha riconosciuto la sua preoccupazione per il “vandalismo” delle mobilitazioni e ha affermato che, se Lilian Tintori e Freddy Guevara (dirigenti della coalizione antigovernativa Mud, ndt) «potessero bruciare il Venezuela oggi, lo farebbero».

Il chavismo, da parte sua, ha due compiti da assolvere con la convocazione dell’ANC. In primo luogo mantenere la pace, evitando che si slaccino i fili di quella guerra civile che cerca la destra. Luis Vicente León, analista di destra, ha affermato senza giri di parole che «questo scenario potrebbe prolungarsi per un periodo indefinito, portando alla formazione di gruppi paramilitari e guerriglieri che diverrebbero parte della vita quotidiana del paese, nonostante il governo riesca a mantenere il potere». È per questo che la risoluzione del conflitto attraverso una proposta partecipativa potrebbe essere una maniera per decomprimere e canalizzare le contestazioni in uno spazio democratico.

In secondo luogo, il chavismo deve rivitalizzare la propria forza e tornare a costruire una propria maggioranza. Per fare questo è necessaria una linea politica chiara, che unifichi, che si riarticoli con traguardi e obiettivi strategici. È in questo senso che la convocazione dell’Assemblea Costituente può svolgere un ruolo determinante. È poi imprescindibile, soprattutto al fine di rivitalizzare una maggioranza politica e elettorale, dare risposta ai problemi economici che gravano sulle classi popolari e le classi medie. Tra questi vi è sicuramente l’aumento dei prezzi. Il presidente ha annunciato questo lunedì che i prezzi saranno congelati; soluzione, questa, ritenuta urgente ma necessaria. Senza questi miglioramenti economici risulterà difficile pensare uno sviluppo positivo delle tendenze politiche. E i tempi, in Venezuela, stringono.

*Marco Teruggi è attivista e giornalista, vive a Caracas e scrive tra gli altri su Notas Periodismo Popular, Telesur, Revista Anfibia e Resumen Latinoamericano. Traduzione in italiano di Raffaele Piras per DinamoPress.