ROMA

Valerio Verbano, una memoria al presente

Quest’anno Valerio avrebbe compiuto 54 anni. Vale la pena di ricordarlo: perchè oggi, con buona probabilità, avrebbe avuto 35 anni in più di quelli che il suo destino gli ha concesso. Sì, davvero, ricordiamocelo, questo dato essenziale – ricordiamocela questa pura e semplice verità. A Valerio sono stati tolti, rubati, negati, fino a oggi, anni e anni di vita. Non importa quanti e quali: inutile cercare di descrivere una storia che non c’è stata.

Inutile immaginare un volto, degli occhi, un sorriso mutati dal procedere del tempo, ma sempre suoi, sempre quelli che alcuni di noi hanno conosciuto e continuano a ricordare. Inutile pensare a una compagna, a dei figli, a un mestiere, a una professione, a gioie e dolori, a sentimenti, interessi, a passioni che avrebbero potuto esserci e che non ci sono state.

Sarebbe solo un gioco sbagliato e pretestuoso, ingannevole. Della vita, la morte è la sanzione, l¹atto finale, non il proseguimento sotto mentite spoglie. Il passaggio definitivo e irreversibile: per Valerio tanto più tragico, è bene ricordarcelo se mai ce ne fosse bisogno, perché ancora non risolto, non redento dalla necessaria riconciliazione della realtà con il senso comune, con la logica del finale di verità che chiude il cerchio del racconto, che redime il disegno della narrazione. Solo così ha senso proclamare, come facciamo spesso, che ‘Valerio vive’.

Nella nostra cultura politica, nel nostro sistema di valori soprattutto, raccontiamo spesso che la memoria e il ricordo siano un ponte, il passaggio tra passato e futuro, tra ciò che è stato e ciò che dovrà essere. Il presente, il momento del qui e dell’ora è, deve essere perciò, nel ricordo di Valerio e della sua giovane vita stroncata, ma anche in quello dell’indimenticabile Carla, per molti anni una compagna di strada, l’occasione viva e vitale che permetta che questa vicenda sia nella sua esemplarità davvero e ancora ‘bene comune’ di una nuova generazione di giovani militanti, che si battono per la giustizia sociale e provano a costruire, qui e ora, un società diversa da quella capitalista dove siamo immersi.

Per ciò che è stata, e che non sarebbe mai dovuta accadere. Per ciò che dovrebbe e dovrà continuare a essere: riferimento sempre presente nelle nostre prospettive e nelle nostre speranze, interrogativo fondamentale sul senso stesso della nostra lotta, sulla sua forza e capacità di tenuta, sui suoi possibili scenari, sui nostri bisogni e sui nostri desideri, sui nostriorizzonti d’attesa.

una compagna di Valerio