ROMA

Un piano straordinario per l’edilizia pubblica entro il 30 giugno

L’impegno preso dal Sindaco nel corso di un incontro con i movimenti per il diritto all’abitare, i sindacati di base, le associazioni, i rappresentanti degli inquilini è stato quello di predisporre entro giugno un piano straordinario per l’edilizia pubblica e dare risposte a chi una casa non ce l’ha, a chi la sta perdendo, a chi è stato costretto a occuparne una. Per farlo è stato stabilito un primo impegno di 220 milioni di euro per quest’anno e la promessa di trovare altri fondi per il triennio successivo

Dopo l’incontro che i Movimenti per il diritto all’abitare hanno avuto il 28 aprile con rappresentanti del Comune, della Regione e dei Municipi sui programmati sgomberi di via delle Province e di via Torrevecchia, dove vivono 221 nuclei familiari, la situazione sembra di difficile soluzione.

Sono stati reperiti solamente 135 alloggi, del tutto insufficienti per consentire a tutte le famiglie il passaggio da casa a casa. Oggi 4 maggio ci si incontrerà di nuovo sperando che qualcosa sia cambiato.

Intanto il 3 maggio la piazza del Campidoglio si è riempita di tanti e tante che, mentre la delegazione  di una vasta rappresentanza sociale incontrava il sindaco Gualtieri e l’assessore Zevi, manifestavano per rivendicare una città più giusta, che riconosca i diritti di tutti i suoi abitanti.

L’incontro con il Sindaco era stato chiesto per porre la grande questione dell’emergenza per chi una casa non ce l’ha, per chi la sta perdendo e per chi è in lista d’attesa da tanti anni per avere una casa popolare. Ancora una volta si chiedono soluzioni strutturali e non piccoli interventi che non risolvono nulla.

Un vero Piano Casa straordinario che realizzi almeno 60mila alloggi e che sia in grado di costruire una città accogliente e solidale, utilizzando il già costruito non utilizzato.

L’altra questione da segnalare con forza alla Giunta è quella dell’articolo 5 del famigerato decreto Lupi del 2014 che ha comportato una vera e propria criminalizzazione delle persone che vivono nelle occupazioni.

Da tanto tempo i movimenti chiedono che sia abolito e siano restituiti a tutti e tutte i diritti basilari per una vita degna.

La situazione attuale impedisce di avere la residenza, senza la quale è impossibile iscrivere i bambini a scuola, avere accesso alle cure mediche, poter chiedere gli allacci per la luce e il gas, chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno. Mentre la delegazione era all’incontro si alternavano sulla piazza le voci di chi vive materialmente le condizioni difficili di chi non ha una casa.

Al termine dell’incontro i sindacati di base e i movimenti per il diritto all’abitare hanno riportato quanto è stato promesso.

La buona notizia è che ai 100 milioni già stanziati in bilancio si è deciso di aggiungerne altri 120, in modo da avere a disposizione per il 2022 una somma che consentirà di acquisire almeno 2000 nuove case per rispondere alla domanda più urgente. Per aumentare il patrimonio pubblico si continuerà a lavorare anche negli anni successivi, è stato l’impegno preso.

Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani ha riferito sull’esito dell’incontro, dichiarando che le premesse ci sono per proseguire il percorso iniziato, a partire dall’impegno preso dall’amministrazione di voler mettere a punto un piano straordinario per l’edilizia pubblica entro il 30 giugno.

«Non basta questo però, dalle parole bisogna passare ai fatti. Come intendono spendere le risorse stanziate?»

I movimenti hanno indicato come prima cosa di sospendere la vendita del patrimonio pubblico e acquisire le case che gli enti previdenziali stanno vendendo sul mercato, mettendo gli attuali inquilini in serie difficoltà.

«Stanno stravolgendo, con i processi selvaggi di valorizzazione, la natura di questo patrimonio nato negli anni ’70, ’80 e ‘90 per avere una funzione di calmierazione del mercato della casa, riservato in larga parte agli sfrattati di allora: trascinano nell’emergenza casa il ceto medio», dichiara Asia Usb.

E continua sollevando la questione irrisolta dei Piani di Zona e la «ricaduta sociale che sta avendo grazie ai processi speculativi messi in atto da finte coop e ditte private su un patrimonio pubblico di circa 200 mila alloggi».

Sul problema degli sgomberi programmati con la oramai famosa lista della Prefettura ci saranno nuovi incontri, sperando che si arrivi a una soluzione concordata.

Mentre la questione degli sfratti appare sempre più drammatica, con i numeri quotidiani di chi viene sbattuto in mezzo alla strada in continuo aumento.

Oggi si è raggiunta la cifra di 150 al giorno, senza che neanche i servizi sociali del Comune siano più in grado di intervenire con misure di aiuto. A questo proposito i movimenti hanno ribadito che «lo scandalo dei residence deve finire e tutte le risorse sprecate per queste sistemazioni precarie vanno utilizzate per dare case vere a chi non ce l’ha».

Sulla sospensione dell’articolo 5 il Sindaco ha parlato della mozione che sarà presentata martedì prossimo in Consiglio Comunale per impegnarsi a trovare il modo di derogare da quanto la legge prevede.

Su questo i movimenti sono stati chiari: «l’articolo 5 va abolito per tutti e tutte. Non si può più utilizzare la categoria di fragilità per individuare chi ha bisogno di una casa. Chiunque si trovi in difficoltà economica è fragile».

Tutti sono concordi nel giudicare questo primo incontro in modo positivo, ma solo come primo passo in avanti, al quale dovranno seguirne molti altri.

Tutte le foto di Patrizia Montesanti