MONDO

Un orrore di nome Kavanaugh

La nomina di Brett Kavanaugh come Giudice della Corte Suprema americana rappresenta probabilmente il gesto più grave e importante della Presidenza Trump, che rischia di mettere un’ipoteca conservatrice decennale su uno degli organi più delicati della democrazia americana. Nemmeno le accuse di stupro e le grandi mobilitazioni di questi giorni sono bastate per ribaltare un risicatissimo voto in Senato. Ora per la sinistra americana diventa imperativo rilanciare un’opposizione “sociale” a Trump. A partire dalle elezioni di midterm

È difficile sottostimare quanto la nomina di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema avvenuta sabato con un voto che è stato incerto per giorni in un Senato mai così spaccato (50 favorevoli contro 48 contrari) segni una svolta conservatrice drammatica per la cultura democratica americana, le cui conseguenze si misureranno non solo negli anni ma probabilmente nei decenni a venire. La Corte Suprema ha infatti un’importanza enorme negli Stati Uniti non solo perché rappresenta il più alto grado di giudizio ed è l’organo che presiede alla costituzionalità di tutte le sentenze dei tribunali inferiori, ma anche perché in un regime di common law le sue sentenze diventano dei precedenti che hanno immediatamente valore legale in tutti gli Stati della Nazione. Fu così ad esempio con la famosa sentenza Obergefell v. Hodges del 2015 in cui la Corte Suprema nel definire anti-costituzionali le leggi in vigore in molti Stati del Sud che vietavano il matrimonio a persone dello stesso sesso, rese di colpo il same-sex marriage una legge federale a cui tutti dovevano attenersi.

 

 

La Corte Suprema nonostante il ruolo cruciale che svolge nella vita politica americana è però anche uno dei suoi organi meno democratici. Composta da soli 9 giudici, che vengono scelti dal Presidente e poi approvati a maggioranza dal Senato (anch’esso, un organo pochissimo democratico, dato che è composto da due senatori per stato indipendentemente dal peso specifico della popolazione che vi abita e dove quindi i 700mila e rotti del Nord e Sud Dakota valgono come i 40 milioni della California), prevede una nomina a vita (o fino alle dimissioni del Giudice). Clarence Thomas ad esempio, nominato nel 1991 da George Bush Sr., è quasi da 27 anni che svolge le sue funzioni di Giudice della Corte (e a 70 anni e in buona salute, è probabile che continui a farlo ancora per molto).

Nonostante la Corte dovrebbe essere un organo al di sopra delle parti, che presiede solo alla corretta applicazione del dettato costituzionale, in realtà ha subito negli anni una progressiva polarizzazione politica che è conseguente alla sempre più alta conflittualità che ha segnato la politica e la società americana recente.

Basta vedere le votazioni in Senato dei giudici nominati degli ultimi anni per constatare che le nomine più incerte sono state proprio le ultime due, che riguardavano i giudici scelti da Donald Trump: Neil Gorsuch (54-45), e appunto Brett Kavanaugh (50-48) (mentre i giudici dell’era Clinton Ruth Bader Ginsburg e Stephen Breyer vennero eletti con rispettivamente solo 3 e 9 voti contrari).

 

 

Fino a settimana scorsa la Corte Suprema risultava spaccata in due, con 4 giudici nominati da Clinton e Obama e altri 4 nominati da Presidenti Repubblicani. La nomina di Kavanaugh finisce così per sbilanciare definitivamente a destra la Corte, in un 5-4 che rischia di ribaltare molte delle sentenze degli ultimi anni a partire dai diritti civili, ma anche di intervenire in modo pericoloso su molti temi delicati che attengono alla “costituzione materiale” del Paese: dalle legislazioni sul lavoro (che rischiano sotto Trump di produrre nuovi e feroci attacchi contro il movimento sindacale americano) a quelle ambientali, dai diritti riproduttivi a quelli sanitari (come la possibile e allarmante inversione di tendenza dell’Affordable Care Act di Obama). Ma la situazione potrebbe essere persino più grave, dato che due dei Giudici che in questo momento appartengono all’ala “sinistra” della Corte hanno 85 (Ruth Bader Ginsburg) e 80 anni (Stephen Breyer) ed è probabile che Trump pur perdendo il congresso alle prossime elezioni di midterm, riuscirà comunque a mantenere la maggioranza al Senato fino almeno alle prossime elezioni presidenziali del 2020. Già, in soli due anni di Presidenza, Trump è riuscito a imporre due nomine estremamente controverse per la Corte Suprema (e pure “giovani”, dato che hanno 49 e 53 anni) che hanno radicalmente spostato a destra l’equilibro di quell’istituzione e che secondo il New York Times ne hanno persino minato irreparabilmente la credibilità. Se in futuro riuscisse a imporre anche altre nomine, la svolta conservatrice di uno degli organi più delicati della democrazia americana risulterebbe essere davvero definitiva e destinata a durare davvero a lungo. È questo che ha fatto dire a molti che l’elezione di Brett Kavanaugh è qualcosa di ben più grave persino della vittoria presidenziale stessa di Donald Trump, e le cui conseguenze rischiano di essere ben più gravi.

 

 

Ma chi è Brett Kavanaugh? E perché la sua figura viene ritenuta così controversa?

Ex studente della prestigiosissima facoltà di Legge di Yale, e già membro del pool di legali che organizzarono l’impeachment di Bill Clinton, la sua carriera ha avuto una svolta quando a soli 38 anni nel 2003 è stato nominato da George W. Bush come giudice della Corte d’Appello del Distretto di Columbia, ovvero di quello che è probabilmente il tribunale d’appello più importante di tutti gli Stati Uniti perché ha giurisdizione su tutte le agenzie indipendenti non nominate direttamente dal Presidente (dalla CIA all’Environmental Protection Agency che si occupa dei temi ambientali, all’anti-trust americano, la Federal Trade Commission, a mille altre ancora): si tratta evidentemente di un organo fondamentale, dal punto di vista del bilanciamento dei poteri rispetto al Presidente, e Kavanaugh ha dimostrato in questi anni di membro della Corte d’Appello di essere sempre stato fedele all’esecutivo e anzi, come ha più volte dichiarato anche di recente, di ritenere i contrappesi delle agenzie indipendenti eccessivi rispetto al potere del Presidente. Già allora la sua nomina rimase bloccata in Senato per più di tre anni (anche i giudici delle corti d’appello negli Stati Uniti vengono nominati dal Presidente e poi confermati dal Senato) e la sua figura considerata non sufficientemente super partes per un organo tanto delicato, ma poi la sua carriera di Giudice legato a doppio filo al Partito Repubblicano ha preso il volo fino alla nomina dell’altro ieri. In questi anni in tutte le sentenze a cui ha preso parte Kavanaugh si è sempre schierato con l’ala più conservatrice della Corte. Le sue posizioni su diritti riproduttivi, lavoro, porto d’armi, net-neutrality, salute etc. si sono sempre legate alla più regressiva cultura conservatrice americana. Ed è questa cultura giuridica che ora verrà portata nella più alta Corte federale.

 

 

Ma naturalmente quelli che possono sembrare dei tecnicismi giuridici non sono stati nulla in confronto a quello che si è scatenato contro Kavanaugh quando Christine Blasey Ford, una professoressa di Psicologia dell’Università di Palo Alto, a luglio 2018 ha contattato il Washington Post e una deputata democratica del congresso per accusare il futuro Giudice della Corte Suprema di uno stupro avvenuto negli anni Ottanta in una festa in Maryland quando entrambi erano al liceo. Nonostante il Comitato Giudiziario del Senato non abbia permesso all’FBI di condurre un’indagine indipendente riguardo a questa accusa (ed è noto il conflitto che si è aperto negli ultimi mesi tra l’FBI e Donald Trump), l’audizione in Senato di Kavanaugh e Ford, trasmessa in diretta nazionale in Tv lo scorso 27 settembre, ha mostrato meglio di ogni altro discorso di quale tipo di cultura Brett Kavanaugh sia espressione. Nei racconti delle feste di liceali e universitari di questo membro dell’élite politica ed economica di Washington, a base di alcol e ad alto tasso di testosterone, emerge in modo chiaro e incontrovertibile non solo una precisa idea dei rapporti con l’altro sesso, ma anche una sorta di “normalità” di questo mix di mascolinità, violenze da fraternity e potere che è in continuità con quello che Kavanaugh oggi rappresenta. La sua fedeltà ai gruppi di potere che hanno permesso la sua ascesa nel più importante organo giudiziario americano è la stessa fedeltà al suo gruppo di amici frat-boys che lui stesso ha candidamente raccontato nell’audizione in Senato (con un tono e un linguaggio che senz’altro non si addicevano a quello della Camera alta americana…e si è trattato di uno di quei casi dove la forma ha mostrato la sostanza del personaggio).

 

 

Per ora non sono bastate le numerosissime mobilitazioni (soprattutto di donne sulla scia del #Metoo e dell’International Women Strike) dei giorni scorsi, che hanno chiesto a gran voce che un indiziato di stupro non venisse eletto alla Corte Suprema, così come le campagne dei sindacati e dei molti candidati di sinistra alle prossime elezioni di midterm – come Alexandria Ocasio Cortez – che si sono spesi generosamente per impedire la vergogna di questa nomina. Ora per la sinistra americana diventa imperativo rilanciare un’opposizione “sociale” a Trump che riesca a mettere insieme i molti movimenti che hanno attraversato la società americana in questi mesi. A partire dalle prossime elezioni di midterm, banco di prova fondamentale per capire a che punto è il consenso di una delle presidenze più reazionarie della storia recente degli Stati Uniti.