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Turchia, strage di Soma: i primi arresti

La tragedia-strage di Soma si è avvenuta il 13 maggio scorso, e solo dopo 4 giorni vi è un bilancio ufficiale definitivo: 301 morti, anche se serpeggia il sospetto che tra dispersi occultati e corpi non recuperati, il numero delle vittime sia più alto.

Si tratta comunque di uno dei disastri industriali più gravi della storia della Turchia, per la quale nessuno, dal governo alla società mineraria responsabile, è sembrato disposto a fare ammenda, anzi. Un paese ferito due volte, perché mentre sconvolto continua ad esprimere pubblicamente il suo dolore, ci sono marce quotidiane in varie città ed oggi i giocatori del Galatasaray sono scesi in campo indossando degli elmetti, assiste incredulo alla repressione feroce di ogni manifestazione, alla brutalità dei gesti e delle parole del suo primo ministro, alla spudoratezza della dirigenza della miniera che ha negato ogni responsabilità.

Una sfacciataggine che quantomeno non ha fermato le procure: le indagini partite il 16 maggio hanno prodotto i primi risultati: 24 ordini di arresto a carico dei vertici della società mineraria, accusati di negligenza grave, aperto un procedimento per frode su A. Gukan, il top manager dell’azienda. Fra i dettagli, maschere in dotazione non a norma, sensori per l’ossigeno non attivi, puntellatura interna in legno (fradicio) e non in metallo. C’è da auspicarsi che le indagini riguardino anche le tante e meticolose ispezioni che la società mineraria ha dichiarato siano state effettuate in un passato anche recente.

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