ROMA

Torna la ZTL a Roma: #4D mobilitazione in Campidoglio

La free press torna nelle stazioni della metro: distribuite migliaia di copie contro il commissariamento di Roma. “La vera eccezione a Roma? La democrazia”. Nel pomeriggio in piazza del Campidoglio la mobilitazione dei lavoratori dei servizi sociali contro precarietà e lavoro gratuito

Una nuova edizione della free press ZTL è stata distribuita in migliaia di copie nelle stazioni della metro A e B. In copertina un semplice titolo: Stato d’Eccezione. Una denuncia della situazione che vive oggi la città di Roma, grazie ad un triplo commissariamento: quello del prefetto Gabrielli, del commissario Tronca e di papa Francesco. Dominata dalle retoriche sulla sicurezza e sul decoro, nella città di Roma è la democrazia a costituire un’eccezione. Privatizzazioni, mala gestione del welfare, servizi inesistenti sono i risultati prodotti dalla giunta Marino. A questi si affianca lo scandalo di Mafia Capitale, il cui risultato principale è stata la perdita di centinaia di posti di lavoro nelle cooperative sociali, il far west degli appalti pubblici e un accentramento della gestione dei servizi sociali in poche grandi cooperative, mentre i soggetti più deboli vengono stritolati dalla macchina del commissariamento

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Nel pomeriggio di oggi, alle ore 16 in piazza del Campidoglio i laboratori dello sciopero sociale daranno vita ad uno speaker’s corner, per denunciare la situazione disastrosa del sociale e dei servizi della Capitale. Nella mattinata di oggi gli attivisti dei Laboratori hanno distribuito centinaia di copie di una lettera indirizzata al commissario Tronca. Rifiuto del lavoro gratuito, una gestione diversa degli appalti pubblici, la fine dell’assegnazione diretta, il rispetto dei diritti di chi lavora i temi principali della lettera. Per il 12 dicembre, invece, la campagna Roma Comune lancia un’iniziativa in piazza, un’agorà per discutere di Roma, dei suoi problemi e delle possibili soluzioni a partire da chi la città la vive ogni giorno

La lettera al commissario Tronca

Egregio Dottor Tronca,

come forse già sa, Roma è una città immorale. Per noi, che siamo i lavoratori e le lavoratrici di questa città, quelli che ogni giorno lavorano per Roma, una simile immoralità ha un significato molto preciso: lavoro gratuito, lavoro precario, lavoro che manca, lavoro schiavile.

Noi siamo l’altra faccia di quella Mafia Capitale che a Lei, Dottor Tronca, sarebbe toccato il compito di estirpare da questa nostra città, dopo lunghi e tristi anni malgoverno. Siamo il mondo di sotto, pedine sempre meno inconsapevoli del grande gioco romano delle ruberie. Siamo quelli che, a vario titolo, stanno alle frontiere della città, dal centro alle periferie, dalla stazione Termini a Tor Sapienza. Siamo quelli che c’erano prima dei riflettori e delle telecamere e quelli che restano anche quando i riflettori e le telecamere se ne vanno.

Siamo le donne e gli uomini che ogni giorno, con fatica e generosità, lavorano nei centri d’accoglienza per garantire il minimo (e, se ci riusciamo, qualcosa in più) di dignità ai migranti che passano per Roma. Siamo gli operatori dei centri della sanità privata convenzionata, ormai più del 70% della sanità pubblica nella nostra Regione. Siamo i lavoratori di ATAC e del trasporto pubblico locale, siamo le maestre degli asili comunali, siamo i lavoratori dei canili, siamo i manutentori del verde pubblico, siamo gli operatori sociali. Siamo quelli che, pur non essendo dipendenti pubblici, garantiscono servizi essenziali – fino a quando il nostro servizio, per qualche ragione di bilancio, non sarà sospeso. Ma siamo anche gli utenti di quei servizi, coloro i quali ogni giorno di più ne soffrono la decurtazione e l’insufficienza. Siamo gli studenti di tre università, che per riuscire a ottenere un titolo di studio, con un valore peraltro sempre inferiore, sono costretti a ore di stage che di formativo hanno ben poco; siamo i ricercatori e i dottorandi che sostengono quelle tre università al posto dei professori.

Siamo diversi, ma abbiamo una cosa in comune: non veniamo pagati, veniamo pagati poco, non abbiamo garanzie, non abbiamo diritti.

Dopo l’esplosione di Mafia Capitale e, ancora di più, dopo il commissariamento, ci aspettavamo che le cose cambiassero: così non è stato. Al di là di qualche arresto esemplare, è rimasto in piedi per intero quel sistema degli appalti pubblici senza controllo e delle cooperative che non è solo all’origine della corruzione, ma che è anche la causa del lavoro non pagato, sottopagato, discontinuo, precario.

Ritardi di mesi e mesi nei pagamenti degli stipendi, contratti illegittimi, qualifiche di socio-lavoratore del tutto fittizie, sottoinquadramento, lavoro nero, lavoro a termine: di questo è fatto, Egregio Dottor Tronca, quasi tutto il mondo delle cooperative sociali, il mondo del Terzo Settore, un mondo in cui la precarietà e la povertà di chi lavora sono la normalità.

E chi controlla? Oggi, 4 dicembre, siamo venuti in Campidoglio per chiederLe risposte; per domandarLe la dimostrazione di un cambiamento che, al momento, tarda a venire. Chiediamo all’Amministrazione comunale di assumersi complessivamente la responsabilità dei servizi che appalta. A partire dall’applicazione delle normative, che ci sono e che non vengono rispettate (delibere 135/2000 e 259/2005), chiediamo che le stazioni appaltanti si assumano in solido con gli appaltatori la responsabilità del regolare pagamento delle retribuzioni ai lavoratori. Chiediamo che vengano inibite le gare ai soggetti che non hanno rispettato i diritti dei lavoratori, che non rispettano i diritti del CCNL. Chiediamo di mettere fine alla logica del massimo ribasso nelle gare di appalto e che, invece, il costo del lavoro venga considerato come costo incomprimibile. Chiediamo l’abolizione definitiva del meccanismo di assegnazione diretta. Chiediamo che l’Amministrazione cessi di essere generatrice di precarietà, garantendo una clausola sociale forte in tutti i casi di cambio di gestione o di soppressione di servizi.

Confidiamo nella Sua disponibilità a incontrarci, assicurandoLe che la mobilitazione non si fermerà fino a quando non otterremo risposte – speriamo, soprattutto, concrete.

Laboratorio dello Sciopero sociale – Roma